Nessuno torna indietro
- Autore: Alba de Céspedes
- Categoria: Narrativa Italiana
Nessuno torna indietro è il primo romanzo di Alba de Cespédes, una delle nostre più grandi scrittrici italiane, scomparsa nel 1997. Pubblicato nel 1938, il regime fascista tentò di censurarlo chiedendone il ritiro delle copie. La determinazione e la volontà di Arnoldo Mondadori, grande amico di Alba, ne impedì la censura. Il romanzo venne tradotto in ventidue lingue ottenendo un grande successo internazionale.
Alba de Céspedes è stata una delle protagoniste della letteratura del Novecento e una intellettuale il cui impegno politico fu sempre indirizzato al comune desiderio di libertà e giustizia. Alba apparteneva ad una famiglia benestante con origini cubane, progressista e antifascista. Si sposò giovanissima, a soli 15 anni, e nella seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza con il nome di battaglia Clorinda. Nel 1944 fondò la rivista letteraria Mercurio, dove furono pubblicati i primi lavori di Sibilla Aleramo, Alberto Moravia e Ernest Hemingway. Successivamente con la chiusura della rivista, divenne collaboratrice al settimanale Epoca e al quotidiano La Stampa. Da alcuni suoi libri sono stati tratti diversi film e sceneggiature teatrali come Le amiche di Michelangelo Antonioni. Alba de Cespédes, come Doris Lessing, non ha mai amato il termine femminismo: rifiutava ostinatamente qualsiasi etichetta, sia quando venne definita dal Ministero della Cultura popolare una scrittrice scandalosa, con l’accusa di aver sconvolto la gioventù di allora scrivendo di emancipazione femminile, che successivamente negli anni post guerra. Alcuni suoi scritti e molti dei suoi documenti, da lei raccolti e conservati, sono stati donati, prima della sua morte, agli Archivi Riuniti delle Donne a Milano dove sono oggi consultabili.
Nessuno torna indietro è un libro che mi è molto caro, donatomi da mio padre, e appartiene alle letture della mia adolescenza. Il romanzo narra le vicende di Augusta, Silvia, Xenia, Emanuela, in un collegio femminile gestito da suore a due passi da Villa Borghese. Sono ragazze lontane dalle loro famiglie, sono lì per studiare o perché obbligate dalla famiglia. In quei lunghi corridoi (vuoti durante il giorno) di notte vagano come sonnambule nell’oscurità, per incontrarsi nella camera di Silvia o in quella di Augusta. Si riuniscono per fumare e per discutere tra loro dell’università, degli studi, dei loro professori e degli appuntamenti amorosi. Sono ragazze autonome nelle decisioni da prendere per la propria vita, mai sottomesse e ben distanti dagli esempi femminili della cultura fascista: madre di tanti figli con l’unico ruolo sociale di casalinga. Vivono intensamente i loro amori e sognano una vita di successo e di riscatto personale. Augusta è arrivata dalla Sardegna, è a Roma da tre anni, in verità non studia come si sforza di far credere, ma si dedica alla scrittura sia di giorno che di notte. Il suo desiderio è quello di diventare una scrittrice famosa. Emanuela è di Firenze, ha dovuto lasciare la sua città perché ha dato alla luce una bimba che la famiglia tiene volutamente nascosta in un istituto. Stefano, suo coetaneo, il ragazzo che amava, padre della figlia, è morto durante un addestramento in volo. I genitori la vogliono lontana da loro, lontano dai pettegolezzi e dal disonore della colpa. Silvia, invece, è quasi al termine dell’università ma trascura i suoi studi perché impegnata a scrivere relazioni per le conferenze del suo professore, del quale è segretamente innamorata. Xenia, a pochi giorni dal discutere la tesi decide all’improvviso, una notte senza farsi scoprire dalle amiche, di scappare dall’istituto perché una volta conseguita la laurea sarebbe dovuta tornare dai suoi genitori, al paese. In stazione sale su un treno per Milano, ha con sé i documenti, è decisa ad andare via lontano e non si volterà più indietro. Conosce le lingue, è consapevole di essere istruita a differenza di tante altre ragazze, e può farcela da sola.
“A casa, ormai, non si può più tornare. I genitori non dovrebbero mandarci in città. Chi può dimenticare di essere stata padrona di se stessa? E, per i nostri paesi, aver vissuto sole in città vuol dire essere perdute. Quelle che sono rimaste, che sono passate dall’autorità del padre a quella del marito, non ci perdonano di aver avuto la chiave della nostra camera, di uscire e di entrare all’ora che vogliamo. E gli uomini non ci perdonano di aver studiato, di saperne quanto loro … una volta sposata non sarai più libera, neanche nel tuo intimo. Ne conosco … o sono devastate, sorridenti e vuote come bambole, oppure resistono alle devastazione e, per resistere, devono acquisire una forza mostruosa. È il caso peggiore: divengono blocchi di pietra, rocce, contro le quali chiunque si ferisce …”
Nessuno torna indietro è un romanzo che testimonia quanto l’autrice fosse appassionata e impegnata nel raccontare la storia di quegli anni, la vita di ragazze inquiete e ansiose di ottenere la propria libertà e poter realizzare i loro sogni. Con le loro vicissitudini e con quella forte volontà di abbandonare il grigiore e la povertà di una vita che voleva vederle protagoniste mute e sopraffatte come le loro mamme e le loro nonne, seppero opporsi al loro destino. Un romanzo coinvolgente ed emozionante che consegna, alla memoria del tempo, la storia di noi donne.
Nessuno torna indietro
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ho letto questo libro che ero giovanissima. mi era piaciuto tantissimo, lo rileggerei volentieri, mi avevano colpito queste donne così moderne per l’epoca. io nata 10 anni dopo la pubblicazione di questo libro non sono stata così emancipata.