Nella Giornata mondiale della radio vogliamo ricordare le analogie tra radio e scrittura. Forse non tutti sanno che la scrittrice Alba de Céspedes, oggi riscoperta e celebrata per la sua critica ante litteram al patriarcato, fu cronista a Radio Bari durante la Seconda guerra mondiale.
Per l’occasione scelse di mascherarsi dietro il nome di battaglia di Clorinda, in onore della guerriera amazzone della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
Il rimando letterario scelto da De Céspedes non è casuale: le donne in tempo di guerra non avevano voce, ma Alba dimostrò che la resistenza partigiana femminile poteva passare anche attraverso le onde sonore di una radio. La rigenerazione sociale e civile non si realizzava solo attraverso la scrittura, ma pure tramite la comunicazione radiofonica.
Anche Clorinda nascondeva sotto un’armatura le proprie sembianze femminili, la verità si rivela solo alla sua morte quando viene uccisa in duello dall’inconsapevole Tancredi, che segretamente la ama e scopre all’ultimo, sfilandole l’elmo, quale tragedia si è appena consumata. Questa scena drammatica sarebbe stata ripresa da De Céspedes nel suo primo romanzo Nessuno torna indietro (1938), che vide la luce nell’oppressione dell’Italia fascista:
Tancredi non riconosceva Clorinda che troppo tardi, quando ormai l’aveva uccisa.
Come “Clorinda”, Alba de Céspedes si fabbrico da sé la propria armatura di parole mentre, sotto la pressante minaccia fascista che limitava le attività intellettuali, si costruiva una nuova vita all’insegna della resistenza, dapprima letteraria, poi radiofonica.
Alba de Céspedes e la censura fascista
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Il primo romanzo di De Céspedes, Nessuno torna indietro (1938), era stato preso di mira dalla censura fascista per le sue protagoniste femminili non convenzionali, non allineate alla politica del regime, e per i riferimenti alla guerra civile spagnola. Già nel 1935 la scrittrice era stata arrestata dalla polizia fascista ed era scampata alla prigionia grazie al pronto intervento del suo editore, Arnoldo Mondadori.
Dopo la pubblicazione del libro Alba era stata costretta ad apparire ben diciassette volte davanti alla commissione del tribunale fascista e, il suo fermo rifiuto a modificarlo o a tagliare delle parti, la costrinse persino a un breve periodo di detenzione. Come le protagoniste del suo “romanzo-scandalo”, De Céspedes era ben lontana dall’aderire agli stereotipi di donna avallati dal fascismo.
In Nessuno torna indietro anticipava già, a ben vedere, la sua impresa radiofonica rivoluzionaria: a un certo punto la protagonista, Emanuela, si domandava:
Is it better to speak or to die?
“È meglio parlare o morire?” Alla fine Emanuela decide di parlare, rivelare il suo segreto, malgrado la società - e la famiglia stessa - le impongano di non farlo poiché ne sarebbe disonorata in quanto “donna”. La scrittrice avrebbe seguito lo stesso imperativo morale della propria personaggia: “parlare”, parlare sempre, anche a costo della vita.
La voce di Clorinda: l’alter ego di Alba de Céspedes
Il personaggio della guerriera amazzone Clorinda, non a caso, tornava a più riprese citato - anche in senso metaforico - nel suo primo romanzo: ne parla Silvia, una delle sue emancipate protagoniste, ricordando la sua infanzia e i giochi con il compagnuccio Bruno che, a causa della sua preferenza per i cosiddetti “giochi maschili” e il suo talento nella corsa, le dà il soprannome di Clorinda. In un’imprevista dichiarazione d’amore un giorno Bruno le sussurra:
Sei coraggiosa come Clorinda...noi due siamo come Clorinda e Tancredi.
Il riferimento alla guerriera etiope, tuttavia, nel libro Silvia l’avrebbe compreso molto tempo dopo quando è studentessa di Lettere che ambisce al dottorato e studia con attenzione i passi della Gerusalemme Liberata di Tasso.
L’immagine della donna-guerriera ritorna sovente nelle pagine e nelle riflessioni di De Céspedes, come se il personaggio di Clorinda già anticipasse, con la sua semplice presenza o menzione, il destino della sua autrice in una indissolubile fatalità. La voce di Clorinda, in un certo senso, era nata già in quelle pagine, aveva cominciato a palpitare nel testo di Nessuno torna indietro, e ora non sarebbe certo stata messa a tacere.
Recensione del libro
Nessuno torna indietro
di Alba de Cespedes
Alba de Céspedes e il suo compagno, Franco Bounous, nel settembre del 1943 furono costretti dalle circostanze a una rocambolesca fuga da Roma, riparando prima nella campagna abruzzese e, infine, a Bari dove De Céspedes prese in pugno la situazione reiventandosi come cronista radiofonica dell’emittente locale. Avrebbe utilizzato le sequenze della sede di Eiar, meglio conosciuta con il nome di “Radio Bari”, per dire le parole che non poteva scrivere, avrebbe fatto di quelle parole - affilate come spade, esplosive come proiettili - il proprio strumento di lotta.
Scopriamo più nel dettaglio cosa accadde.
Alba de Céspedes e l’attività a Radio Bari
Il titolo della trasmissione radio di Alba de Céspedes era emblematico: Italia combatte. Non era l’unica scrittrice italiana impegnata su quel fronte, le faceva eco Fausta Cialente, in Egitto, come cronista di Radio Cairo.
La propaganda antifascista si serviva dei mezzi di comunicazione di massa e fece della radio il suo simbolo: le donne che non poteva combattere al fronte lo facevano con le parole, non solo scritte, anche con quelle parlate.
Tra i protagonisti della radio c’era un gruppo di intellettuali antifascisti, tra loro anche Arnoldo Foà, Antonio Piccone Stella, fuggiti da Roma attraverso la campagna abruzzese: sono loro a mandare in onda, a partire dal 6 dicembre 1943, il programma Italia Combatte, di cui Alba de Céspedes era la conduttrice sotto lo pseudonimo di Clorinda.
Cosa diceva la voce di Clorinda dai microfoni di Radio Bari? Era la voce dell’Italia libera, punto di riferimento per gli intellettuali e la Resistenza e aveva anche un’importante ruolo strategico-militare.
La trasmissione Italia Combatte trasmetteva dei messaggi in codice rivolti ai partigiani che combattevano nascosti tra le montagne del Nord; il compito di Alba, nascosta dietro l’armatura scintillante di Clorinda perché la sua incolumità non fosse messa a repentaglio dal suo ruolo di spia, era quello di rielaborare i comunicati del Comando Alleato e dare il messaggio il prima possibile ad antifascisti, rifugiati, ebrei e partigiani, poiché potessero prevedere l’azione nemica e mettersi in salvo. Alba/Clorinda non si limitava, tuttavia, a dare comunicazioni in codice, nella sua trasmissione si premurava anche di tenere saldo l’umore dei suoi ascoltatori, valutava la temperatura umorale di una nazione in guerra che minacciava di sprofondare in un pozzo di malinconia. Quindi leggeva comunicati - tra cui la lettera di un marinaio che chiedeva ascolto per la sua categoria, spesso abbandonata alla solitudine delle navi in mezzo al mare - ed esortava le donne a praticare atti di resistenza silenziosa, fatti di piccoli gesti casalinghi e quotidiani, come ad esempio trasportare un pacco o una chiave nascosta sotto il sellino della bicicletta o tra le buste della spesa, oppure non stendere il bucato per dare il segnale di via libera a chi doveva sfuggire dalla rappresaglia fascista.
La formazione della nuova Italia democratica, questo Alba de Céspedes lo capì presto, partiva dalla comunicazione orale e dalla capacità di parlare indistintamente alle persone di ogni ceto sociale.
La guerra non si combatteva solo in trincea, e la temeraria attività radiofonica di Alba de Céspedes ai microfoni di Radio Bari lo dimostra.
Dopo l’esperienza battagliera di Radio Bari, Alba de Céspedes sarebbe tornata alla scrittura. Nel dopoguerra avrebbe diretto il mensile di politica, arte e scienza Mercurio, dando spazio sulle pagine ad alcuni dei nomi più importanti della letteratura italiana, tra cui figurano anche Massimo Bontempelli, Alberto Moravia e Sibilla Aleramo.
Anche a guerra terminata, la voce di Clorinda avrebbe proseguito la sua battaglia, continuando a parlare, e a scrivere, sempre schierata dalla parte di lei.
Recensione del libro
Dalla parte di lei
di Alba de Céspedes
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quando Alba de Céspedes fu cronista a Radio Bari: la voce di Clorinda
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