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Recensioni di libri

La signorina Cormon di Honoré De Balzac

Sellerio, 2015 - Honoré De Balzac narrando con magnifica ironia la vana ricerca della felicità della signorina Cormon, fotografa un’epoca, quella della Restaurazione francese, inaugurando la narrativa a puntate non più riservata solo alle riviste letterarie ma accolta dalla stampa a grande tiratura.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 26-02-2015

9

La signorina Cormon

La signorina Cormon

  • Autore: Honore De Balzac
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Sellerio
  • Anno di pubblicazione: 2015

L’alta società di Alencon “piccola provincia situata tra il Perche, la Bretagna e la Normandia” si riuniva da molto tempo nel palazzo di proprietà di Rose–Marie–Victoire Cormon, una delle persone più ricche della cittadina. La zitella quarantenne viveva con lo zio materno, un tempo vicario generale del vescovado di Séez e suo tutore. La famiglia Cormon era un tempo annoverata tra le più importanti della provincia. Anche se di origine plebea, frequentava la nobiltà, con la quale si era spesso imparentata, di modo che i Cormon, avevano esteso così bene le loro ramificazioni nel Ducato “da invadere tutti gli alberi genealogici”.

Da sempre appartenuto alla famiglia, il palazzo Cormon era fra tutti i vari beni immobili, quello che più eccitava la cupidigia dei due attempati spasimanti di Rose–Marie–Victoire. Se l’aristocratico e squattrinato cavaliere de Valois d’Alencon, “lungo, secco e senza beni di fortuna” si distingueva per la raffinatezza dei modi e per lo spirito brillante, il borghese du Bousquier, aveva una fisionomia marcata e una robusta muscolatura.
Proveniente da un’antica famiglia di Alencon du Bousquier aveva cercato fortuna a Parigi, rovinato da alcune speculazioni sbagliate, l’ex fornitore era tornato nella sua città natale. Il Liberale e il Legittimista si erano fiutati a vicenda cercando di nascondere le loro aspirazioni, di fronte a Rose–Marie–Victoire ignara della situazione, “malgrado uno smodato e legittimo desiderio di marito”.
Du Bousquier sbrigativo, energico, pesante e brusco nei modi, scuro nel colorito, nella capigliatura e nello sguardo, rappresentava alla perfezione la Repubblica.
De Valois, amabile e compito, elegante, curato, “capace di perseguire il suo scopo con i lenti ma infallibili mezzi della diplomazia”, fedele al buon gusto, era l’immagine vivente del vecchio cortigiano.
A questi due nemici che erano costretti a incontrarsi quasi ogni sera sullo stesso terreno, si aggiungeva il giovane Athanase Granson, magro e pallido, d’indole contemplativa, incredibilmente innamorato della signorina Cormon, di quasi vent’anni più grande di lui. Rose–Marie–Victoire, fisico prosperoso, una pienezza da nutrice, braccia robuste e paffute, mani arrossate, possedeva quella bellezza che proviene dalla forza e dall’abbondanza. Inoltre la donna stava irrimediabilmente sfiorendo, il tempo per trovare un degno marito stava inesorabilmente passando. La paura di essere sposata solo per il suo patrimonio aveva reso Rose–Marie–Victoire inquieta e sospettosa oltre misura. “La povera signorina” a forza di disprezzare gli uomini a ogni matrimonio mancato aveva contratto “un’intima misantropia”.

Honoré de Balzac (1799-1850) scrisse La signorina Cormon (titolo originale La vieille fille) nel 1836. Il testo, edito per la prima volta in Italia con la traduzione di Francesco Monciatti, accompagnato dalla raffinata copertina che ritrae un olio su tela di Leon Bakst proveniente dal Museo Russo di Stato di San Pietroburgo, occupa un posto di grande rilievo nella storia della narrativa moderna. La signorina Cormon è, infatti, il primo “roman-feuilleton”, cioè “il primo romanzo pubblicato a puntate su un quotidiano politico francese, per geniale iniziativa di Emile de Girardin, direttore della Presse”, come sottolinea nella Postfazione il curatore Pierluigi Pellini.

Lo scrittore de La Comédie humaine narrando con magnifica ironia la vana ricerca della felicità della signorina Cormon, fotografa un’epoca, quella della Restaurazione francese, inaugurando la narrativa a puntate non più riservata solo alle riviste letterarie ma accolta dalla stampa a grande tiratura. “È una delle mie cose migliori” scrive Honoré De Balzac in una lettera a Madame Hanska il 1° dicembre 1836.

Il volume è anche un’allegoria politica: l’attempata zitella rappresenta la provincia tradizionalista francese, un po’ ottusa che contrasta con “il vorticoso fervore parigino”, i due pretendenti sono il simbolo di due diversi sistemi politici e di due classi sociali nemiche, Ancien Régime e Rivoluzione, monarchia e repubblica, aristocrazia e borghesia. Infine Athenase, personaggio autobiografico, “rappresenta soprattutto la disperata frustrazione di una gioventù romantica asfissiata dai conformismi di provincia”.

La signorina Cormon

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La signorina Cormon

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