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Recensioni di libri

La piccola Fadette di George Sand

Neri Pozza, 2014 - Nell’estate del 1849 la prolifica autrice, famosa per vestirsi da maschio e per il suo anticonformismo, si preparava alla stesura di una bergerie, un romanzo pastorale la cui protagonista sarebbe stata lo specchio di se stessa in giovinezza.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 29-05-2014

8

La piccola Fadette

La piccola Fadette

  • Autore: George Sand
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Neri Pozza
  • Anno di pubblicazione: 2014

“A papà Barbeau della Cosse gli affari non andavano certo male, tanto che faceva parte del Consiglio municipale del paese.”

Primi anni del XIX Secolo. Nel Berry nel cuore della Francia, papà Barbeau possedeva due campi che producevano abbastanza da nutrire la sua famiglia e fargli guadagnare qualcosa al mercato. Dedito alla famiglia, “rispettoso dei vicini e dei parrocchiani”, l’uomo viveva con moglie e figli in una casa ben costruita e con un’ottima posizione sulla collina, con il tetto di tegole, “un orto che rendeva bene” e un vigneto. Dei cinque figli dei Barbeau, gli ultimi due erano gemelli: due bei maschi la cui somiglianza impediva quasi di distinguerli.
“Gemelli identici in tutto e per tutto”, Landry e Sylvinet erano biondi, grandi occhi azzurri, spalle ampie, un fisico dritto e ben piantato e “un’audacia e un’altezza insolite tra i loro coetanei”. Gli abitanti dei dintorni del borgo de la Cosse si fermavano a guardarli, stupefatti dalla loro somiglianza. “Sono proprio una bella coppia, quei due”, mentre il maestro del villaggio chiamava i gemelli “fenomeno della natura”.

Abituati da sempre a essere osservati e interrogati Landry e Sylvinet provavano un grande affetto l’uno per l’altro e si compensavano a vicenda: Landry era più robusto, allegro e intrepido del fratello maggiore, Sylvinet era più dolce e sensibile. L’affetto tra i gemelli era considerato una specie di malattia quindi papà Barbeau aveva mandato lo zelante Landry a lavorare la terra dal vicino compare Caillaud. Sylvinet, fisicamente e mentalmente più bambino del fratello, soffriva di questa lontananza vagando per la campagna cercando e frugando nella memoria per trovare tutti i più piccoli ricordi della sua passata felicità.

“Pensava solo al passato, struggendosi in un perenne fantasticare.”

Nel frattempo Landry aveva fatto nuove amicizie e conoscenze tra le quali Fanchon Fadette la nipote quattordicenne della comare Fadet “una donna che non possedeva altro che il suo giardino e la sua casetta”, che con pratiche misteriose “curava ferite, infortuni e difetti fisici”. La nipotina di comare Fadet era chiamata Fadette perché in paese veniva considerata una piccola streghetta. Il fadet o folletto è uno spiritello “molto gentile ma un po’ malizioso”. Vengono chiamate fades anche le fate, “a cui dalle nostre parti non crede più nessuno”. O fata o spiritello la piccola Fadette era magra, scarmigliata e intrepida. “Chiacchierona e beffarda, vivace come una farfalla, curiosa come un pettirosso e nera come un grillo”. Il vero nome di Fadette era Francoise e di questa fantastica ma emarginata creatura dei boschi entrambi i gemelli Barbeau se ne sarebbero perdutamente innamorati.

“... troppo spesso disprezziamo quel che non ci sembra né bello né buono e che, così facendo, ci priviamo di ciò che è utile e salutare.”

Nell’estate del 1849 George Sand pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin (1804 – 1876), nella quiete della sua tenuta di Nohant nel Berry scriveva La piccola Fadette (titolo originale Le petite Fadette). Lontani i tumulti e i drammi della rivoluzione parigina del 1848, della quale la scrittrice e drammaturga ne era stata la Musa, “sono una specie di uomo di stato”, abbandonati gli amori turbolenti con lo scrittore Alfred de Musset e con il musicista Fryderyk Chopin, la Baronessa Dudevant aveva trovato rifugio nella sua casa in campagna.
Qui nel castello e nel bosco di Nohant, la prolifica autrice (130 volumi), famosa per vestirsi da maschio e per il suo anticonformismo, si preparava alla stesura di una bergerie, un romanzo pastorale che l’amico editore Hetzel le aveva proposto di scrivere per Le Spectateur républicain giornale che stava per vedere la luce.

Nella bella introduzione di Daria Galateria presente in questa riedizione pubblicata nella collana Le Grandi Scrittrici per Neri Pozza (2014) curata da Monica Pareschi e tradotta da Alexandre Calvanese, viene ricordato come Nohant fosse sempre stato per George Sand “più di una casa. Erano le radici di un mondo rurale incontaminato e destinato a scomparire”. Raccontarlo rappresentava “un gesto d’attenzione verso il popolo della Francia profonda, che equivaleva a un gesto rivoluzionario”. Quel mondo arcaico e superstizioso che l’autrice conosceva molto bene e nel quale la nonna Marie-Aurore di Sassonia l’aveva lasciata crescere libera e selvaggia.

La scrittrice che per sua stessa ammissione sapeva scrivere solo delle cose che “aveva provato, sentito, vissuto”, pone al centro di questo romanzo una ragazzina, Fadette, che è lo specchio della giovane Aurore. Anche George Sand da piccola era scura di aspetto, troppo intelligente e svelta per gli abitanti del contado, un autentico “maschiaccio”, proprio come Fadette, streghetta dalla profonda vita interiore, “rosellina selvatica” capace di incantare e sedurre i gemelli Barbeau e gli stessi lettori.

“È una strega, da brutta che era, ha voluto diventare bella ed eccola qui, bella come per un miracolo.”

La piccola Fadette (Le Grandi Scrittrici Vol. 3)

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La piccola Fadette

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Commenti: 1

  • Patrizia Falsini
    6 agosto 2021, 14:16

    George Sand , pseudonimo di Armandine Aurore Marie Dupin, fu una grande scrittrice del XIX secolo, negli ultimi anni ingiustamente dimenticata nonostante sia un grande modello femminile. Anticonformista, vestita da uomo ma con relazioni con personaggi come Chopin, scrisse opere di denuncia della condizione femminile nella Francia dell’Ottocento.
    Amò enormemente il folclore e per questo scrisse anche libri di narrativa campagnola, un sottogenere del romanzo sociale , che mette in risalto la vita dei campi e delle popolazioni rurali. Una Francia ben lontana da Parigi.
    "La piccola Fadette" da me letto nell’edizione Malipiero un discreto numero di anni fa è la storia di Fadette, una bambina trascurata e derisa dal paese in cui vive per la sua situazione familiare e le sue presunte capacità magiche. Si dice che abbia il potere di attirare i fuochi fatui( fenomeno spiegabile scientificamente).
    Accanto a lei crescono i due gemelli Lando e Silvanetto Landry , figli di una famiglia rispettabile che teme per loro una qualche disgrazia dovuta alla loro gemellarità. I due, diversi nel carattere, Lando esuberante e Silvanetto timido e malato, conosceranno Fadette e se ne innamoreranno in modo forte.
    All’inizio provano una grande diffidenza verso la fanciulla che sembra un folletto e che racconta delle storie molto cupe per spaventarli ma anche per attirare la loro attenzione in quanto desiderosa di affetto.
    Ci saranno molti avvenimenti, molte situazioni dolorose, ma il finale è abbastanza prevedibile.
    Il romanzo è infatti la descrizione della Francia rurale con i suoi riti, le sue meschinità e i suoi pregiudizi verso la diversità che è il tema portante della vicenda.
    George Sand vuole mostrare l’ipocrisia di certi atteggiamenti e come la società sbagli a non vedere la ricchezza di cui sono portatori i "diversi". E la diversità non è legata alla povertà di Fadette, ma anche alla gemellarità dei due fratelli considerato un brutto segno al tempo.
    Nell’opera però la civiltà vince e la protagonista per realizzare i suoi sogni dovrà accettarne le regole e dimenticare la sua natura di folletto.
    Bellissimo e da riscoprire.

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