La Legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi
- Autore: Massimo Recalcati
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Ogni qual volta pensiamo alla religione dal punto di vista psicanalitico la tesi freudiana che considera l’uomo religioso affetto da delirio o da nevrosi ci torna prepotentemente in mente. Religione come regressione e Dio come immagine idealizzata del padre che ci accompagna fin dall’infanzia.
La psicanalisi figlia dell’illuminismo e del positivismo ottocentesco demolisce ogni credenza religiosa ma la lettura che lo scrittore e psicoanalista Massimo Recalcati fa della Bibbia nel volume La Legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi (Einaudi, 2022) non può che sembrare sconcertante e infondata.
L’autore tende a precisare che l’oggetto specifico che interessa la psicanalisi quanto il testo biblico è il concetto di Legge che né Freud, conoscitore della Torah, né il suo allievo Lacan ha mai smesso di pensare.
La tesi del libro è dunque che questa legge si potrebbe definire come la tesi della parola ed è la stessa legge che attraversa la Torah. Non si tratta quindi di psicoanalizzare il testo biblico quanto il contrario: leggere le scritture per comprendere meglio la psicoanalisi. La legge della parola può trovare tre declinazioni particolari che ritroviamo in diverse parti del libro. Ma di quale parola si tratta?
Non della parola di cui ci serviamo ordinariamente come strumento pragmatico della comunicazione. Questo significa che la parola analitica non si limita a designare le cose, ma le fa esistere in modo nuovo.
Il dono della parola è il primo grande tema biblico che si travasa nell’esperienza della psicoanalisi. La parola, intesa da Freud, infatti non è semplicemente considerata come strumento a servizio della comunicazione, ma come luce che illumina in modo inedito le cose.
È attraverso le leggi della parola che la Cosa viene delineata.
precisa biblicamente Lacan.
Le tre forme della legge della parola sono:
- la legge della separazione;
- la legge della donazione;
- l’interruzione della legge come massima espressione della legge.
È importante contestualizzare l’attualità di questo tema. Il nostro tempo infatti confonde il termine legge con quello di regole e riduce la legge alle regole: le leggi come semafori delimitano i comportamenti stabilendo dei limiti.
Il concetto di legge esorbita quello di regola; il concetto di legge così come la troviamo nella Torah e nella psicanalisi è irriducibile a quello di regola.
Nei tre momenti del libro, Recalcati riprende il concetto di separazione riproponendo le vicende di Caino e di Isacco.
La creazione implica un atto di separazione, il creatore crea l’umano e se ne distacca, ma l’umano senza l’eteros è afflitto dalla solitudine. Così la nascita di Eva è la nascita del “due” che è la nascita della parola che si costituisce attraverso la separazione.
La legge ha sempre una quota di interdizione di limitazione, ma nel testo biblico questa interdizione è una forma di donazione.
Quando l’umano trasgredisce la legge, Dio non la applica: non la applica con Caino, non la applica con Isacco. Abramo obbedisce alla legge, ma quando la sua mano sta per applicare la legge, la legge della parola sa sospendere la legge con la legge dell’amore che vedremo in seguito applicata nei Vangeli.
È la legge dell’amore, del perdono e della grazia, la legge che non ospita la possibilità della sua interruzione è informe e mostruosa come diceva Pasolini. Il dio di Caino non pensa che la legge sia vendicativa, ma che la legge offre sempre al soggetto l’occasione di ripartire, di ricominciare.
La Legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi
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