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Storia della letteratura

Il discorso religioso in Freud e Lacan da “Legge soggetto ed eredità” di Recalcati

Nelle ultime lezioni del volume, Recalcati indaga lo stretto rapporto tra psicanalisi e religione nel pensiero di Freud e Lacan.

Giovanna Casapollo
Giovanna Casapollo Pubblicato il 21-01-2021
Il discorso religioso in Freud e Lacan da “Legge soggetto ed eredità” di Recalcati

Massimo Recalcati nelle ultime lezioni veronesi del marzo 2019 pubblicate nel volume Legge soggetto ed eredità tratta i rapporti che Lacan individua tra psicanalisi e religione, tema molto caro anche a Freud.

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Il discorso religioso in Freud

È con Freud che il discorso sulla religione si fa salomonico: essa sarebbe una fuga da questo mondo verso un mondo che si contrappone all’immanenza dell’al di qua, quello che lui chiama un palliativo, un rimedio, una droga che aiuta gli uomini a sopportare le pene dell’esistenza. Arriva a definirla una favola che racconta "un mondo dietro il mondo", come direbbe Nietzsche.

Altro punto fortemente criticato da Freud e che condivide con Nietzsche è quello che per i cristiani è un caposaldo irrinunciabile, cioè “l’amore per il prossimo”, che considera contraddittorio e insostenibile in quanto l’amore è per essenza narcisistico, nel senso che esclude l’altro.
Per Freud amare il reale dell’altro non suscita amore, semmai odio ed è qui che si apre la questione sulla pulsione securitaria, il grande tema politico della contemporaneità, cioè il rifiuto dell’altro, dello straniero: il fascismo eterno, come lo definì Umberto Eco (di questa pulsione securitaria troviamo nel libro La tentazione del muro di Recalcati). Pertanto "l’amore per il prossimo" è solo una retorica delirante del cristianesimo che non tiene conto della pulsione securitaria.

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Raramente Freud parla del cristianesimo, parla della religione come psicopatologia dell’uomo religioso, esso vive di credenze infantili come quella relativa all’idealizzazione del padre, esso trasferisce gli attributi edipici del padre nell’immagine di Dio emendato da ogni limite. A lui si rivolge con la preghiera quando è sottoposto alle prove dell’esistenza.
Freud, nel suo percorso decostruttivo del discorso religioso, afferma che la religione è un delirio, che da un punto di vista clinico consiste nell’attribuire esistenza a ciò che esistenza non ha. Il credente, quindi, dà esistenza a Dio, che non ha alcuna esistenza, e la religione è una nevrosi dell’umanità.

Il discorso religioso in Lacan

Lacan condivide con Freud questa stessa modalità di pensare la religione come fuga dal mondo, in cui la trascendenza è una dimensione dell’immanenza e non un’alternativa all’immanenza, ma ha nei confronti di essa un atteggiamento che possiamo definire cristiano: l’amore per il prossimo ha senso, non è come pensa Freud una follia; prima di essere lo straniero, l’altro, il prossimo per Lacan è il godimento del soggetto stesso, l’essere pulsionale del soggetto è un modo per fare amicizia con la pulsione, per "assumere la pulsione".
Lacan rifiuta l’equazione freudiana amore-narcisismo: senza l’amore la vita è un peso insopportabile.

Un altro punto che aggancia Lacan alla tradizione e alla cultura cristiana è quello del "nome del padre", che lui preleva dalla tradizione biblica in cui il rapporto tra dio e le creature del mondo è pensato come un rapporto tra padri e figli.
Quindi, contestando Freud e la sua ridicolizzazione della preghiera, afferma che la preghiera è sempre esistita, essa è una pulsione che appartiene all’umano e che lo distingue dall’animale, è la forma più radicale della parola che porta con sé la necessità dell’Altro come suo destinatario, anticipata dal Grido che è la prima forma di preghiera.

Quando Freud scrive che il bisogno ardente del padre è la radice della credenza religiosa, Lacan traduce che il desiderio ardente della religione è "il desiderio del senso", che il padre è il grande custode del senso e che il desiderio di senso è fondamentale nel discorso religioso che per Lacan garantirà nel tempo la sopravvivenza del discorso religioso.

Non a caso in molte depressioni segnaliamo la caduta della vita e del suo senso. Per chi è caduto in depressione ed è ricorso all’analista per venirne fuori, possiamo leggere il bisogno dell’Altro e l’uso della parola come preghiera verso chi garantirà la guarigione e darà senso alla sua vita, che altrimenti precipita nell’uno melanconico del puro dolore di esistere.

Recalcati nella sua esposizione procede individuando altri tratti che Lacan eredita dalla cultura cristiana, come il concetto di grazia che estrapola da S. Agostino, oltre al concetto di verità, che in psicanalisi e nel cristianesimo si dà sempre e solamente attraverso il corpo, in una incarnazione: formula che evoca Cristo.
È quando Lacan parla dell’Amore, non quello di coppia ma come apertura verso l’Altro, che risuona l’aspetto cristiano, non certo narcisistico di cui parla Freud, dell’amore come dono attivo.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il discorso religioso in Freud e Lacan da “Legge soggetto ed eredità” di Recalcati

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