La correttrice. L’editor segreta di Alessandro Manzoni
- Autore: Emanuela Fontana
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Nel libro La correttrice (Mondadori 2023) la scrittrice Emanuela Fontana, giornalista e guida escursionistica, già autrice di “Il respiro degli angeli” (Mondadori 2021), nata a Milano, ma residente da molti anni a Roma, rievoca la vita di Emilia Luti (Firenze, 29 giugno 1815 – Milano, 7 gennaio 1882), che fece l’istruttrice domestica di alcune famiglie aristocratiche milanesi, tra cui quella di Alessandro Manzoni (1785-1873), del quale nel 2023 si celebra il 150esimo anniversario dalla sua scomparsa.
“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti…”
Lombardia, 1839. A Brusuglio, nello studio della residenza estiva della famiglia Manzoni, dal cui giardino si può ammirare il Monte Resegone “dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega…”, una bambinaia esperta di libri, la giovane Emilia Luti, iniziava a correggere per dare più scorrevolezza al testo, alcune parole del romanzo del padrone della dimora, Alessandro Manzoni, celebre per aver dato alle stampe nel 1827 una prima versione de I Promessi Sposi (detta “ventisettana”).
La fiorentina Emilia, che si dedicava alle parole e aveva il batticuore quando scriveva, possedeva un dono particolare: era una bravissima e talentuosa correttrice di testi. Don Alessandro, aveva intuito il fiuto innato di Emilia, bambinaia della piccola Alessandrina (Rina), figlia di Massimo d’Azeglio e della defunta figlia primogenita di don Lisander, Giulia.
Emilia parlava la lingua dei “nostri maestri”, Dante, Petrarca, Boccaccio, padroneggiandola in modo semplice, al punto che scioglieva il cuore.
Considerato che il Manzoni era certo che le parole sono come bambini e bisogna prendersene cura, “madamigella” Emilia, sagace e intelligente, era la persona giusta per portare alla luce una versione riveduta e illustrata del suo capolavoro.
Quindi correggere I Promessi Sposi da capo a piedi, perché don Lisander voleva un romanzo per tutti, non per pochi, scritto con una lingua che diventasse la lingua degli italiani, creare con il romanzo una lingua italiana comprensibile, ricca di vocaboli e viva, attraverso la lingua fiorentina dell’uso comune.
Possiamo leggere “I Promessi Sposi” insieme...
Ecco perché la collaborazione con Emilia Luti, iniziata scambiandosi bigliettini, appariva indispensabile. Del resto, la giovane, orfana di padre e con una nidiata di fratellini più piccoli da mantenere, a Firenze a Palazzo Buondelmonti, aveva lavorato sia come bambinaia presso Giovan Pietro Vieusseux, fondatore del Gabinetto scientifico letterario Vieusseux, sia come assistente nella biblioteca.
Ed era stato in questo luogo pregno di cultura e sapere, lì dove si stavano preparando le basi intellettuali per una futura Italia unita, che Massimo d’Azeglio, (che chiamava “papà” Manzoni e che aveva sposato in seconde nozze Luisa Blondel), politico, patriota, pittore e scrittore, aveva incontrato Emilia Luti, proponendole subito di occuparsi a Milano della nipotina di Don Lisander.
Non è quindi vero che nella vita gli incontri sono tutto?
“Le istitutrici a Milano parlano e scrivono con gli accenti degli Unni, poveri noi, e invece io vorrei che la mia Rina crescesse imparando la lingua di Firenze, quella che secondo papà dovrebbe diventare la lingua di tutti…”.
Attingendo dalla corrispondenza tra Alessandro Manzoni ed Emilia Luti e da materiali inediti emersi dalle sue ricerche, l’autrice, romanzando la vita della sua eroina, fa riemergere dalla polvere del tempo L’editor segreta di Alessandro Manzoni, come recita il sottotitolo di questo coinvolgente romanzo, che vede protagonista una donna fuori dal comune, la quale grazie al suo naturale possesso della lingua fiorentina ha contribuito alla revisione linguistica de I Promessi Sposi, celebre romanzo storico, ritenuto il più famoso e il più letto tra quelli scritti in lingua italiana.
“Lei pensa che un romanzo possa migliorare il mondo?”.
Manzoni desiderava che il romanzo non fosse soltanto letto in quegli anni, ma ricordato. Che entrasse nel cuore e nella memoria delle persone, così come le immagini, i personaggi, la lingua. “Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta” … Utile ai posteri perché influenzasse il modo di scrivere, e anche di parlare della gente. In breve che fosse stato in grado di influenzare il futuro di una nazione, che ancora non c’era. L’obiettivo sarebbe stato raggiunto anche grazie al contributo fondamentale di madamigella Luti. Infatti, l’edizione illustrata dei “Promessi Sposi” del 1842, (detta “quarantana”), con la rilegatura di tutti i fascicoli usciti a puntate nei due anni precedenti, è quella che noi leggiamo tuttora e che ha posto le basi per la lingua italiana letteraria.
Quanto mai splendida la figura di Emilia Luti, che nasconde un doloroso segreto e che si integra perfettamente con quella di don Alessandro, affetto da una leggera balbuzie, che la giovane correttrice definisce uomo malinconico e buffo, dalla bocca ironica e fina, gli occhi a volte piccoli, a volte cangianti.
Al termine della lettura di questo interessante romanzo e aver compreso il ruolo determinante che Emilia Luti (che rimase a Milano per tutta la vita e collaborò con Manzoni agli scritti sull’unità della lingua a cui lui si dedicò nei decenni successivi), ebbe nella revisione de “I Promessi Sposi”, viene voglia di rileggere quell’immortale testo, che denuncia i soprusi dei potenti ai danni degli umili.
“Nessuno mai si era chinato a raccontare gli ultimi, nessuno con questa tenerezza, in un’epoca in cui le dominazioni sono intollerabili per tutti”.
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Ho apprezzato la fatica letteraria, tuttavia ho riscontrato errori grossolani nelle etimologie del dialetto ( es.in milanese albicocca si dice mugnaga) o svarioni nel riferimento ad episodi del romanzo