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Recensioni di libri

La romana di Alberto Moravia

"La Romana" di Alberto Moravia è un romanzo ambientato nel periodo fascista e narra la storia di una ragazza del popolo, Adriana, che, gradualmente, inizia a prostituirsi per fronteggiare la miseria economica in cui lei e la madre versano.

Rosa Aimoni
Rosa Aimoni Pubblicato il 12-07-2014

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La romana

La romana

  • Autore: Alberto Moravia
  • Categoria: Narrativa Italiana

"La Romana" di Alberto Moravia è un romanzo ambientato nel periodo fascista e narra la storia di una ragazza del popolo, Adriana, che, gradualmente, inizia a prostituirsi per fronteggiare la miseria economica in cui lei e la madre versano.

La protagonista parla in prima persona e da subito, con le sue riflessioni, cattura l’attenzione. Questo libro di Moravia, infatti, è in grado di elevare la consapevolezza del lettore, perché in esso viene descritta approfonditamente la psicologia umana e le sue debolezze.
La decisione della protagonista di prostituirsi non viene presa di colpo, anzi, inizialmente i progetti di Adriana erano ben diversi, perché voleva sposarsi e costituire una famiglia con il suo fidanzato, Gino, che però la tradirà nella maniera più truce.
Le disavventure la portano ad intraprendere la strada che non voleva, anche indotta da un’amica che, spinta dall’invidia che prova per il candore della ragazza, fa di tutto per convincerla a vendere il suo corpo per corromperla come è corrotta lei.
Anche la madre di Adriana si dimostra complice, volendo da sempre sfruttare la bellezza della figlia per innalzarsi socialmente.
Nel romanzo sono interessanti soprattutto le riflessioni della protagonista che, con una perspicacia degna di pochi, sviscera gli aspetti più profondi dell’animo umano. Adriana è saggia perché riesce a capire e quindi a perdonare le debolezze degli altri:

"Non volevo assolutamente odiarlo perché pensavo che, in tal caso, al danno del tradimento avrei aggiunto quello, forse peggiore, di ingombrarmi l’animo di una passione sgradevole e indegna di me..."

Per riuscire a perdonare e a non avere rancore verso chi la sfrutta e verso chi le fa dei torti, Adriana fa un’analisi delle persone attorno a sé, arrivando a capire che la debolezza fa parte dell’animo umano e che è una componente propria di tutti. In questo modo giunge a perdonare se stessa e suoi errori, li ripara, si riscatta e riscatta anche gli altri:

"Mi sentii confortata dall’idea che ci fosse un Dio che vedeva chiaro dentro di me, e vedeva che non c’era niente di male, e che io, per il solo fatto di vivere, ero innocente, come del resto tutti gli uomini".

Come ha giustamente affermato Davide Conrieri nella prefazione, esiste una sorta di contraddizione fra il linguaggio adottato dalla protagonista, di alto livello semantico sia per i contenuti che per la forma, e le reali condizioni di vita di Adriana, la quale è una "donna del popolo", per giunta molto povera, che non può certo elaborare frasi così complesse. Ma questa contraddizione, di cui il lettore si accorge subito, in realtà è solo apparente, perché Moravia ha narrato con incredibile abilità le vere sensazioni che una donna come Adriana può provare.
Secondo quanto affermato dallo stesso Moravia:

"Con la romana ho voluto creare la figura di una donna piena di contraddizioni e di errori e, ciò nonostante, capace di superare queste contraddizioni e si superare a questi errori e di giungere ad una chiaroveggenza e a un equilibrio che ai più intelligenti e ai più dotati spesso son negati".

Giuliana infatti sbaglia e molto: si prostituisce e si macchia di un furto, ma rimedia sempre ai suoi errori grazie alla sua capacità d’analisi e alla sua innata comprensione degli altri, aspetti che le derivano dalle sue doti naturali.

Adriana è capace di raggiungere un equilibrio anche grazie alla sua stoica capacità di rassegnarsi agli eventi:

"A questo pensiero una grande calma fatta di liberazione e di dolcezza mi riempì l’animo. Era un sentimento che ho provato poi sovente, ogni volta che non soltanto non ho rifiutato il destino che la vita sembra impormi, ma anche gli sono andata incontro. Io ero quella che ero, e dovevo essere quella che ero e nient’altro. Potevo essere una buona moglie, oppure una donna che si vende per denaro; ma non una poveretta che si arrabatta e stenta la vita senz’altro fine che quello di soddisfare il proprio orgoglio."

Attraverso il romanzo, l’autore mette in luce le contraddizioni più profonde dell’animo umano: infatti, non c’è vita se non c’è contraddizione.
La vera natura umana si scopre proprio nel disvelarsi delle incoerenze dell’anima, che non può essere lineare, altrimenti l’essere umano assomiglierebbe più ad un computer che a un soggetto dotato di sentimenti e capace di scegliere.
Il romanzo ha messo in luce queste divergenze del carattere umano anche attraverso la discrasia fra linguaggio e condizioni sociali e culturali della protagonista.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La romana

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