Il visconte dimezzato
- Autore: Italo Calvino
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
Se dovessimo inserire questo romanzo in una biblioteca suddivisa secondo criteri di affinità, non sapremmo su quale scaffale cercargli un posto. Infatti "Il visconte dimezzato", scritto da Italo Calvino nel 1951, è un libro di agevole lettura ma di difficile catalogazione: si potrebbe definire, come scrisse Claudio Milanini nella prefazione della prima edizione, "divertente e impegnativo, fiabesco e ironico, capace di farci sognare ad occhi aperti e nello stesso tempo tale da indurci a stabilire confronti col mondo che ci circonda". Ma forse è meglio rinunciare a dare a questo romanzo un’etichetta precisa: il suo fascino risiede proprio nella molteplicità dei temi trattati e nella varietà degli argomenti utilizzati nella narrazione.
E ora veniamo alla trama, apparentemente piuttosto semplice ma al tempo stesso complicata dall’intrecciarsi di due storie parallele intorno alla figura centrale del visconte Medardo di Terralba. Egli, durante una battaglia contro i Turchi, viene ferito e diviso a metà da una palla di cannone. Una parte di lui torna a casa: si tratta della metà cattiva di Medardo, che viene subito soprannominato il Gramo per le sevizie che fa patire ai suoi sudditi. Nemmeno quando fa ritorno in patria la metà buona del visconte migliora la situazione: egli, nella sua eccessiva e infinita bontà, è disumano quanto l’altro. Soltanto la ricomposizione chirurgica delle due metà riporta serenità al paese, anche se, non manca di farci notare Calvino, "è chiaro che non basta un visconte completo perchè diventi completo tutto il mondo".
Tutti i personaggi del romanzo esprimono un’ambiguità di fondo, appaiono anche loro, in qualche modo, "dimezzati". In essi possiamo riconoscere senza sforzo le menomazioni caratteristiche dell’umanità contemporanea: i lebbrosi di Pratofungo, poveri, moribondi e sofferenti ma capaci di continui festeggiamenti; il dottor Trelawney, bizzarro medico interessato a tutti i fenomeni naturali, fuorchè alla cura dei malati; mastro Pietrochiodo, uomo onesto e benevolo, ma inventore di tremende macchine di tortura.
In realtà, l’interesse di Calvino era quello di ritrarre la figura dell’uomo (e dell’intellettuale) del suo tempo, da lui definito "dimezzato, incompleto, alienato". Di conseguenza, i personaggi da lui creati non sono altro che allegorie: i lebbrosi sono gli artisti decadenti, mentre il dottor Trelawney e mastro Pietrochiodo rappresentano la scienza e la tecnica staccate dall’umanità.
Infine non ci resta che esaminare il fantastico linguaggio di Calvino, sempre altamente comunicativo, alieno da ridondanze e preziosismi, ma al tempo stesso capace di attribuire un sapore nuovo anche alle più semplici parole comuni, persino ad una banale esclamazione come "ahimè!".
Il visconte dimezzato
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