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Recensioni di libri

Marcovaldo di Italo Calvino

Attraverso le avventure e le disavventure di Marcovaldo, Italo Calvino vuole descrivere la tipica città industrializzata italiana, tutta fumo e ciminiere, del miracolo economico, e il protagonista incarna perfettamente la figura di colui che ne vuole evadere, alla ricerca di aria pulita.

Roberta Fabozzi Pubblicato il 23-03-2012

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Marcovaldo

Marcovaldo

  • Autore: Italo Calvino
  • Genere: Classici

Marcovaldo è un uomo dall’animo sensibile che lavora come manovale in una grande città industriale, presso la ditta Sbav. Ha una famiglia molto numerosa e una moglie, Domitilla.
Da buon padre di famiglia si dà da fare come può per portare i soldi a casa e far quadrare i conti alla fine del mese, tenendo per sé come unica distrazione l’amore per la natura, la stessa che ha vissuto da bambino.
Marcovaldo cerca la natura ovunque: nei funghi che crescono in una piccola aiuola in città, nelle foglie ingiallite in autunno, cogliendo particolari che agli occhi dei più passano completamente inosservati. E qualche volta cerca di farne anche la sua fortuna, come dimostra la sua avventura con le api. Leggendo per puro caso un vecchio trafiletto di giornale, scopre che è possibile curare i dolori reumatici col loro veleno, così cerca di catturarne quante ne trova e somministrare “punture” a chi ne ha bisogno.
C’è qualcosa che però non fa funzionare il connubio fra città e natura, ma Marcovaldo non vuole accettarlo, nonostante le delusioni in cui incappa ogni volta.
La città corre veloce ed è impostata nella direzione scelta dall’uomo, come può andare d’accordo coi ritmi lenti e ciclici della natura? E quel tipo di natura urbana che il protagonista insegue senza sosta, tira fuori il peggio di sé. Così quella panchina dove Marcovaldo vuole passare una notte estiva perché si sente soffocare in casa, non gli sembra più tanto comoda come sperava. E la frescura che avrebbe dovuto accarezzarlo mentre dormiva è guastata dai rumori e dagli odori dei lavori notturni degli operai. Marcovaldo però non si abbatte, ostinato com’è nel suo intento, ed è questa sua caratteristica a renderlo tanto speciale quanto umano.

Attraverso le avventure e le disavventure di Marcovaldo, Italo Calvino vuole descrivere la tipica città industrializzata italiana, tutta fumo e ciminiere, del miracolo economico, e il protagonista incarna perfettamente la figura di colui che ne vuole evadere, alla ricerca di aria pulita.
Nell’arco di venti novelle si susseguono stagioni e situazioni descritte in modo semplice e piacevole. Ogni baruffa dei personaggi fa sorridere, ma di un sorriso terenziano, che lascia quasi l’amaro in bocca e il lettore non può fare a meno di constatare quanta verità è scritta in poco più di cento pagine.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Marcovaldo

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Commenti: 2

  • Cristina Giuntini
    4 febbraio 2018, 23:40

    “Marcovaldo” è ormai da tempo diventato un classico per l’infanzia, tanto che in ogni antologia da scuola dell’obbligo che si rispetti si trova almeno uno dei suoi delicati racconti. La particolarità di quest’opera, che sta a metà strada fra il romanzo e la raccolta di racconti, è però quella che le tematiche trattate sono talmente inerenti alla vita di ciascuno di noi, e affrontate con tale potenza descrittiva e poetica, da avergli guadagnato ben presto la “promozione” a libro per adulti, o, meglio, per tutte le età. Si tratta, in effetti, di un libro che si presta a una duplice lettura: il bambino lo vedrà come una raccolta di divertenti favolette, l’adulto come una metafora della sua vita di ogni giorno.
    Per fare un paragone forse irriverente, potremmo dire che questo libro è costruito un po’ come una sit-com: i venti racconti che lo compongono hanno tutti come protagonista Marcovaldo e la sua numerosa famiglia, oltre alle figure che gravitano nel suo posto di lavoro, ma ciascuno di essi può tranquillamente essere letto in modo indipendente, come episodio isolato che non ha alcuna influenza sugli altri. Il comune denominatore, però, c’è, ed è l’irrefrenabile bisogno di natura e vita semplice che alberga in Marcovaldo, e che si scontra con la realtà cittadina e lavorativa.
    Marcovaldo è un semplice operaio, neppure specializzato, che vive dapprima in uno scantinato, poi in una piccolissima mansarda, con la sua numerosa famiglia. La loro condizione è di vera e propria povertà, e Marcovaldo fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. E’ anche per questo motivo che si caccia nei guai più disparati cercando di procurarsi del cibo in modi che in campagna sarebbero visti come naturali, ma in città risultano, per così dire, non consoni: “pescare” da un abbaino nell’acquario di un ristorante di lusso, catturare i piccioni comunali, raccogliere funghi cresciuti nelle minuscole aiuole cittadine, e via discorrendo. Ma non è solo il bisogno a spingerlo a tali azioni inconsulte: c’è anche e soprattutto la voglia di natura, di una vita più a misura d’uomo. Marcovaldo, così come lo descrive il suo autore, cammina per la strada e viene distratto dalle foglie che cadono dagli alberi, dai fenomeni atmosferici, finanche dalle tarme che abitano nell’ormai logoro tendone di un negozio. Marcovaldo anela alla natura, viva, piena di colori, in contrapposizione alla grigia e spenta quotidianità del suo lavoro in fabbrica. Si intende bene con i bambini, che il mondo di regole e paletti degli adulti schiaccia (si vedano “La pietanziera” e “I figli di Babbo Natale”), perché, in fondo, è rimasto bambino ribelle anche lui: ma ogni suo gesto di piccola insubordinazione viene, alla fine, punito, o, peggio, inglobato dalla logica del profitto che intravede la possibilità di cavarne un lauto guadagno (risulta evidente sempre ne “I figli di Babbo Natale”). Ci sarebbe da parlare diffusamente di ciascuno dei racconti; per citarne solo un paio, “Il giardino dei gatti ostinati” rappresenta la tragedia di chi, fino all’ultimo, non vuole arrendersi alla “modernità” distruttrice, mentre il poetico “Luna e Gnac” narra della riconquista del cielo nascosto da un’insegna luminosa. I racconti finiscono sempre con una sconfitta, e sembrano quindi voler trasmettere pessimismo e perdita di speranza: ma è un pessimismo sorridente, di chi sa comunque accontentarsi e accettare i colpi della vita con una semplice, leggera alzata di spalle.

  • Ludovica Sitá
    13 gennaio 2019, 21:38

    Ciao a tutti, sono una ragazzina di 11 anni che ha letto il libro: “ Marcovaldo” di Italo Calvino. A scuola ci hanno fatto leggere questo libro che a mio avviso è stato davvero bello ed interessante perchè lo scrittore ha voluto raccontare un po’ di com’era la vita in cittá. Le 20 novelle sono state davvero molto belle ed interessanti; infatti mi é capitato varie volte di sentire parlare di questo romanzo ma non mi è mai capitata l’occasione di leggerlo!! Ma adesso l’ho letto e mi é davvero piaciuto perchè ai bambini può sembrare una sciocchezza ovvero delle favole te ma per un adulto è una metafora!! Grazie e ciao a tutti

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