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Recensioni di libri

Il signor Cardinaud di Georges Simenon

Adelphi, 2020 - Hubert Cardinaud è un uomo rispettabile. Si è fatto da sé, la domenica va a messa con il figlio mentre la moglie prepara l’arrosto per il pranzo e bada alla piccola Denise, saluta i vicini di casa e gli onorevoli membri cittadini. Finché, un giorno, il meccanismo si inceppa.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 12-03-2020

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Il signor Cardinaud

Il signor Cardinaud

  • Autore: Georges Simenon
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Adelphi
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Il signor Cardinaud (Adelphi 2020, titolo originale Le Fils Cardinaud, traduzione di Sergio Arecco) di Georges Simenon (Liegi 1903 - Losanna 1989), terminato il 22 luglio del 1941 e pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1942 da Gallimard. Nel 1957 Mondadori aveva già pubblicato il testo in Italia, tradotto da Federico Federici, con il titolo Sangue alla testa. Anche il film francese tratto dal libro, con protagonisti Jean Gabin e Renée Faure e diretto da Gilles Grangier, aveva lo stesso titolo: Le sang à la tête.

“Era contento, contento di essere la persona che era, di trovarsi lì, di quanto aveva fatto dal giorno della prima comunione, ricevuta in quella stessa chiesa, contento di quanto aveva fatto dal giorno del suo matrimonio – era un sabato, e quel sabato nella sola Notre-Dame-de-Bon-Port ne erano stati celebrati sette...”.

A Les Sables-d’Olonne, piccola cittadina balneare della Vandea francese, tutti conoscevano Hubert Cardinaud, un rispettabile impiegato di una piccola agenzia di assicurazioni, anzi, l’uomo era noto a tutti come “figlio Cardinaud”. Un’esistenza specchiata, integerrima, quella di Hubert, trascorsa sempre nello stesso luogo. Soprattutto, una vita tranquilla, forse noiosamente serena, senza un pensiero rilevante, fino a una fatidica domenica d’estate.

Cardinaud, tornato a casa dalla Messa solenne insieme al figlio Jean, un ometto di tre anni vestito alla marinara, che guardava fisso davanti a sé con lo stesso atteggiamento composto del padre, aveva trovato la casa vuota. La giovane moglie di Hubert, Marthe, non c’era e l’arrosto stava bruciando nel forno. Prima nota dissonante nella placida vita di Cardinaud, che era innamorato perso di quella ragazza che qualcuno aveva osato definire non adatta a lui e “di cui tutti dicevano che si dava delle arie”.

Dove può mai essere andata Marthe, di domenica mattina, con la piccola bimba di otto mesi, Denise, che chiamano “Bocciolo di rosa”?
Marthe Cardinaud, prima di uscire di casa con i risparmi che il marito conservava in un portafogli, aveva rifatto i letti, pulito il bagno e anche preparato il pranzo della domenica, lo testimoniava l’arrosto lasciato nel forno acceso.

“Sale i gradini a tre a tre. Le porte delle due camere da letto sono aperte, la finestra sul retro anche, la tenda è gonfia come un pallone. I letti sono rifatti. Apre l’armadio a specchio. Sul ripiano più in alto non vede il cappello nuovo di Marthe, quello che si è fatta confezionare per Pentecoste”.

Il celebre e prolifico autore belga, in questo straordinario romanzo d’atmosfera, racconta senza una parola di troppo e un aggettivo di meno, la consapevole discesa all’inferno di un uomo che si è fatto da solo e per questo si è meritato il rispetto dei suoi concittadini. Hubert Cardinaud, figlio di un cestaio, si è guadagnato la rispettabilità diventando un distinto impiegato che lavora con scrupolo e alacremente, passeggiando la domenica dopo la messa con suo figlio, comprando le paste e scambiando saluti e convenevoli non solo con le persone del quartiere, che lo avevano conosciuto bambino o giovanotto, ma anche con personaggi importanti della zona, come il notaio Bodet, il vicesindaco, il proprietario della fabbrica del ghiaccio.

Nonostante questo, Marthe è scappata con un suo amico d’infanzia, per giunta un poco di buono, come da copione. Il signor Cardinaud, però, confidando “nel trionfo del bene sul male, nella supremazia dell’ordine sul disordine”, sarà capace di intraprendere un’impresa quasi impossibile: riportare a casa la fedifraga, là dove è il suo posto, non temendo di guardare in faccia il lato volgare e mefitico della vita. Un amore che ha dell’eroico quello di Hubert per Marthe. Anche gli eroi, però, pretendono la loro giusta dose di sottile vendetta.

“Era come un tappo di sughero in balìa della corrente. A testa alta, con il busto eretto, guardava fisso davanti a sé e ciò che vedeva si armonizzava intimamente con ciò che udiva e con ciò che provava: ricordi, pensieri, progetti”.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il signor Cardinaud

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