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Recensioni di libri

Il picchio rosso di Renzo Paris

Editoriale Scientifica, 2022 - Lo scrittore Renzo Paris trova la giusta distanza tra memoria e tracce di presente buio e zeppo di ostacoli. L’eccidio di Celano e il vaccino contro il Covid-19 convivono in questo memoir dell’autore.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 29-10-2022
Il picchio rosso

Il picchio rosso

  • Autore: Renzo Paris
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2022

La lucidità di Renzo Paris è notevole, racconta cosa lontane e vicinissime con la stessa passione, ma sempre con un po’ di ironico distacco che gli permette di toccare un cold case che risale a ben settantadue anni fa, a Celano, e insieme la paura di un vaccino sperimentato da poco contro il Covid-19, in una Roma deserta.

Il picchio rosso (Editoriale Scientifica, 2022) è un memoir in cui lo scrittore si racconta agli uccelli che si posano a terra e racconta del suo picchio rosso che da bambino teneva chiuso in una gabbietta. Tutto viene descritto con uno stile diretto e quasi cinematografico, come se fossimo al secondo film di Pier Paolo Pasolini, Uccellacci e uccellini, dove Totò è lo scrittore di questo memoir, che addirittura all’inizio non voleva essere raccontato perché un file del libro è sparito e la moglie reale di Paris lo rimprovera blandamente con questa storia dei memoir, in un paese come l’Italia, che non conosce memoria e continua ad affastellare sempre gli stessi errori politici.

Ma l’ostinazione nel serbare ricordi, anche se piccoli e insignificanti, di Renzo Paris ha del prodigioso, perché per lui sembra quasi più facile rammentare le marachelle dei suoi sei anni, che ricordare con reale certezza cosa abbia mangiato appena due giorni prima.

E così è stato, senza troppi clamori linguistici che l’autore inizia a scrivere cosa accadde il 30 aprile del 1950, il giorno prima della Festa dei lavoratori.
A questo punto il memoir di Paris diventa un libro di inchiesta, dove emerge anche la presenza dell’autore che aveva un picchio rosso in una gabbia e la madre Lisetta, entrambi in piazza per caso.

Sulla piazza di Celano, i carabinieri e le guardie del principe Torlonia, padrone delle terre dell’ex lago del Fucino, spararono su un gruppo di braccianti, che stavano aspettando pazientemente il loro turno per sapere se erano stati scelti per lavorare il giorno non successivo, il primo maggio, ma, per il bisogno di mettere qualche lira in tasca, dal momento che vivevano in case fatte di nulla che potevano cadere anche di fronte a una pioggia violenta e letti messi in angoli bui, avrebbero accettato anche di lavorare nel giorno di festa.
Gli spari furono ben piazzati e due braccianti dal cognome Berardicurti e Paris morirono, mentre dieci persone furono ferite, ma non in modo grave.
In Piazza Quattro Novembre, quel giorno, c’era il ragazzino Renzo e la madre e alcuni testimoni dissero di aver riconosciuto gli assassini, ma nessuno fu accusato dei morti per terra.
Ecco perché lo scrittore marsicano ci tiene a scrivere che fu un “primo esempio di cold case”, dal momento che dell’eccidio di Celano si occuparono non solo i giornali italiani, ma anche quelli stranieri.

Il 15 ottobre scorso all’Auditorium di Celano è stato presentato il libro di Renzo Paris per il contenuto valoriale, morale e storico, con la partecipazione all’evento dell’onorevole Cantelmi, anch’egli presente all’eccidio.
L’aver trascorso già un consistente pezzo di vita scrivendo, oltre al lavoro di professore universitario, consente a Renzo Paris di lasciar andare con fluidità e misura queste pagine storiche, così sentite, per tornare ai giorni nostri. Nel tempo attuale l’autore si reca a fare il primo vaccino contro il Covid-19: lo troviamo dunque a piedi nel suo quartiere, San Lorenzo, che cammina da solo verso via Regina Margherita, all’ospedale che i romani chiamano quello che "aggiusta i denti".

Continua però, in parallelo, il lavorio della memoria involontaria e quindi l’autore ci racconta dei primi tempi a Roma, quando cercava di evitare le cinghiate del padre. A un certo punto parla dell’amore coniugale, della passione del padre verso sua moglie.
Il tono usato dall’autore oscilla tra il malinconico, lo scherzoso e il liberatorio quando scrive, ad esempio, di "picchi in erezione".
Lo si dovrebbe ormai chiamare "il tono parisiano", soprattutto in questo memoir, tra fatti storici incontestabili e piccole e grandi paure private come quella dell’uomo vaccinato Paris che poi dovrà fare il richiamo.

Chi scrive probabilmente sbaglia a dire che l’autore prova grandi paure, perché non è vero. Sono timori normali di chi addirittura non usa medicine, solo delle compresse per la pressione alta. Il fatto di tenere insieme un eccidio con i risvolti quotidiani del nuovo millennio sono proprio lo stile personale e inconfondibile di Renzo Paris.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Un libro perfetto per...

Il lettore ideale per i libri di Renzo Paris è un uomo o una donna con la mente sgombra da pregiudizi che non ha problemi nei confronti dell’altro diverso per razza, religione, orientamento sessuale.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il picchio rosso

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