Renzo Paris è poeta, romanziere, traduttore e critico italiano. Le sue opere si snodano nel corso di 50 anni. Citiamo: Album di famiglia (una intensa raccolta di poesie pubblicata da Guanda nel 1990), Cani sciolti (Guaraldi, 1973) e Bambole e schiavi (Elliot, 2018).
I suoi incontri con alcuni tra i più importanti scrittori e artisti del novecento italiano erano già stati raccontati nel romanzo autobiografico Cattivi soggetti. Gli ultimi fuochi del Novecento (Iacobelli editore, 2013).
Con il suo ultimo libro, Miss Rosselli (Neri Pozza, 2020), Renzo Paris si dedica interamente alla poetessa Amelia Rosselli, una tra le voci più importanti e troppo poco ricordate del Novecento italiano, e si è aggiudicato un posto tra i 54 candidati al Premio Strega 2020.
- Concita De Gregorio, in un’intervista, ha detto che Miss Rosselli è il più bel libro dell’anno (anche del 2019). La scrittrice Nadia Terranova lo ha presentato come candidato al Premio Strega 2020. Le vendite vanno bene. Come spiega tutto questo, in mesi così difficili?
Ho l’impressione che questo coronavirus che è presente, anche in Italia abbia lasciato molte persone a casa. Che hanno iniziato a leggere di più. Poi prima del mio libro si sapeva poco di Amelia Rosselli. Non c’erano libri come il mio. In più tante critiche positive e tante copie vendute. Un vero miracolo, pure se stiamo in un periodo di emergenza sanitaria.
- Chi era Amelia Rosselli? Come l’ha conosciuta? Perché viveva a Roma e non con il fratello a Londra?
Amelia era come Artemide che fece mangiare dai cani il pastorello che aveva avuto l’ardire di vederla nuda. Era una donna di un altro mondo. Io l’ho conosciuta a casa sua a Roma, nel 1965 credo, insieme con Dario Bellezza a cui aveva affittato una stanza. Il fratello John viveva a Londra e lei gli scriveva sempre. Lei era venuta a Roma su consiglio della nonna per lavorare per la Olivetti, ma durò poco.
- Rosselli era una poetessa d’élite, più presa dalla musica che dai dettami letterari?
Era imbevuta di surrealismo, di quella che chiamava la pan-poesia, dove trovavano alloggio anche la musica dodecafonica e sperimentale. Dava retta al suo inconscio, questo mare nero attraversato da paure e timori. La sensazione più tangibile era quella di essere spiata e osservata da un uomo biondo, della CIA, per i trascorsi del padre e perché lei si riteneva marxista.
- Amelia Rosselli proveniva da una famiglia borghese, ma con quali mezzi viveva a Roma?
Amelia andava avanti con un piccolo sussidio statale e poco altro. Affittava camere a inglesi di passaggio. Era attratta da chi si definiva "sessantottino", che si avvicinava al movimento operaio. La verità è che era molto sola e sempre a disagio. Spesso spariva in cliniche private, dove era previsto l’elettroshock. Poi usciva come rinata, ma durava poco.
Era una donna affascinante, ma segnata dalle sue nevrosi.
Io ero sempre in fibrillazione con lei, mi piaceva, ma Dario Bellezza mi prendeva in giro dicendo che Amelia era mezza matta e poi non capiva bene l’italiano.
- Quando parla dei suoi amori sembra quasi che la Rosselli, pur di bell’aspetto, non avesse fortuna con gli uomini. E poi scrive di "amorastri".
La Rosselli faceva tutto da sola dopo la relazione con Rocco Scotellaro. Gli amorastri furono Mario Tobino, che era sposato, e Renato Guttuso, che stanco della stranezza della poetessa la allontanò. Lei si rifugiava nei libri, leggeva il francese e quindi Proust, ma soprattutto Rimbaud.
Ma si ingegnava in pratiche "magiche" come muovere il bicchierino o consultare I Ching. E in ogni caso, non ebbe fortuna con l’amore per le sue stranezze e le sue ossessioni.
- Come prese la notizia del suo suicidio?
Non me l’aspettavo, anche se la vedevo poco.
Lei non amava i bambini, nemmeno Alberto Moravia, suo cugino. Io lavoravo per me e per la mia famiglia. Mi accorsi soltanto in un incontro di poesia a Ostia che era gonfia, imbottita di psicofarmaci. Morì prima lei e poi Dario Bellezza, ma io continuai a scrivere versi in quadernetti che portavo dietro. Ma persi due amici importanti, in un momento di grande lavoro per me, come Professore di Università, come scrittore e come cronista.
- Il suo libro non risulta nella dozzina del Premio Strega. Secondo lei, come mai?
Miss Rosselli non è passata per l’incompetenza del comitato direttivo, senza far nomi, chiaramente.
I grandi editori vogliono primeggiare e le case editrici medie e piccole piangono lacrime di coccodrillo.
Per me la scelta sarà tra Veronesi, Carofiglio, forse Ferrari. La mia poetessa non è stata apprezzata. Colpa mia, ho ceduto alle lusinghe. Non credo accetterò più una candidatura allo Strega.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Renzo Paris, in libreria con "Miss Rosselli"
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