

Il fiammifero svedese
- Autore: Anton Cechov
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
Anton Cechov è stato il più grande scrittore di racconti e il miglior drammaturgo del XIX secolo. Lo testimonia la quantità notevole di saggi accademici, tesi di laurea o scritti divulgativi composti sulla sua opera.
Ecco però che con Il fiammifero svedese (Feltrinelli editore, 2013, traduzione di Monica Gattini Bernabò) lo scrittore in po’ si perde, anche se è sempre un capolavoro: il motivo è perché non riesce a rendere "superficiale" la sua scrittura.
Ogni personaggio, anche in poche righe, è tratteggiato con perizia e talento. In questo caso, il commissario riceve un ragazzo vestito e spaventato, che dichiara che il suo datore di lavoro, un certo Kljauzov, era stato ucciso. Le persone si erano già accalcate sul luogo del delitto perché la persona assassinata era famosa in tutto il comprensorio Poi, con lo scorrere della storia, si comprende come sia tutto collegato alla vita dissoluta di questo Kljauzov che usciva sobrio e tornava con due guardie del bar che lo mettovano a letto. Una vita libertina, vuota, fatta di vodka e donne.
Se trovava una bella donna, si faceva avanti e di solito erano comunque donne di malaffare, che potevano tornare a casa solo se il loro protettore era stanco. Purtroppo altro non posso dire e non sono il tipo che mette un passo dal libro per allungare il brodo, quindi vi dirò soltanto della malinconia cechoviana, che nasce dal fatto che ebbe la malattia da adolescente, si ammalò e morì a quaranta quattro anni. In lui c’era una smania di vivere che riversò sulle parole. Una vita tremenda, morso dagli strozzini o da baristi di vodka, fra debiti e malattie; chissà, se avesse avuto una vita più stabile avrebbe scritto un’altra pièce, degna de Il giardino dei ciliegi. Le opere teatrali che ci ha lasciato hanno appunto il senso della fine.
Come con il suo Il fiammifero svedese, si tratta di racconti che gli venivano commissionati e in ogni caso il commissario faceva una vita di inferno. Ma veramente pensate che il commissario Montalbano potesse piacere a uno come Cechov, che aveva orrore della serialità della vita? Sempre le stesse cose, il freddo siberiano, un talento ancora non capito.
Poi mi direte chi ha ucciso l’uomo libertino.

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