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Recensioni di libri

Il monaco nero di Anton Čechov

Feltrinelli, 2005 (ebook) - Il professor Kovrin si ritira in campagna a seguito di un esaurimento nervoso, qui incontra Tanja, fanciulla incantevole a cui racconta la leggenda del monaco nero.

Alida Airaghi
Alida Airaghi Pubblicato il 10-10-2018

3

Il monaco nero

Il monaco nero

  • Autore: Anton Cechov
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Feltrinelli
  • Anno di pubblicazione: 2005

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Il professor Andrej Vasilij Kovrin era sovraffaticato e aveva un esaurimento nervoso.

Così inizia il superbo racconto “Il monaco nero” di Anton Čechov, con una frase lapidaria che in poche parole racchiude il destino del personaggio: uno studioso di filosofia stanco ed esaurito, facile preda, quindi, di morbose fantasie ed allucinazioni.
Kovrin dunque, depresso e indebolito, seguendo il consiglio del suo medico si trasferisce in campagna per l’estate, presso una cara famiglia che frequentava già dall’infanzia, i Pasockij, proprietari di molta terra, di una grande villa e di un giardino lussurioso. Un giardino ricco di ogni specie di coloratissimi fiori e alberi, vivacemente animato dalla presenza di animali e contadini, che lasciava sempre in chi vi passeggiava un’impressione di serenità e gioia di vivere. Nella casa vivevano un vecchio e irascibile signore, Egor Semënyj, e sua figlia Tanja, “debole, loquace esserino”, che Kovrin ricordava bambina, ed ora ritrova adulta e incantevole.

Il meraviglioso presente e l’impressione del passato che si ridestava in lui si fondevano; e l’anima si sentiva troppo colma, ma felice.
Un pomeriggio, ritrovandosi solo con Tanja, il professore le narra la leggenda di un monaco nero che mille anni fa, vagando solitario in un deserto orientale, si rendeva contemporaneamente visibile – come un miraggio – in diversi altri punti del globo e del cielo.
Lo vedevano ora in Africa, ora in Spagna, ora in India, ora nell’estremo Nord... Finalmente uscì dai confini dell’atmosfera terrestre, e ora vaga per tutto l’universo senza mai incontrare le condizioni che potrebbero farlo svanire.

Secondo una sinistra profezia, il monaco, essendo trascorso esattamente un millennio da allora, sarebbe tornato tra poco a rendersi manifesto agli uomini.
Vedendo Tanja turbata dal racconto, Kovrin si allontana verso il fiume, percorrendo un sentiero tra i campi, quando viene investito da una turbine di vento che presto si trasforma in un’alta colonna, rivelando le sembianze di un monaco vestito di nero, dal volto pallido e magro, con le mani incrociate sul petto, che gli rivolge un sorriso sinistro per poi allontanarsi tra le nubi.
Colpito, ma non impressionato dalla visione, il professore torna nella sua stanza e alla vita quotidiana con i suoi amici, padre e figlia Pasockij, affiatati, ma perpetuamente in tensione tra di loro, e decide di dichiarare il suo amore a Tanja. Tuttavia, il giorno dopo, il monaco nero gli si ripresenta, sedendosi a fianco sulla stessa panchina, e gli comunica un messaggio ultraterreno, con l’apparenza di un’investitura:

Sei uno dei pochi che a ragione si chiamano eletti di Dio. Tu servi la verità eterna. I tuoi pensieri, i tuoi propositi, la tua straordinaria cultura e tutta la tua vita recano su di sé un’impronta divina, celeste, poiché sono consacrati al razionale e al sublime, cioè a ciò che è eterno.

A questo punto Kovrin, considerandosi servitore di un principio superiore, un predestinato che avrebbe reso l’umanità migliore, si sente esaltato nel suo amor proprio, orgoglioso di sé e delle ricerche che torna ad affrontare con rinnovata passione, intensificando nel contempo gli incontri e le discussioni col fantasma del monaco, da cui trae incoraggiamento e beneficio.
Dopo le nozze, i suoi deliri e le allucinazioni si intensificano, e i parenti decidono di farlo curare psichicamente. Una volta guarito, tuttavia, il professore si rende conto di aver perso slancio e gioia di vivere, e ogni entusiasmo per gli studi, essendo rientrato nel “gregge dei mediocri”. Čechov accompagna il protagonista in questo ritorno alla normalità con la descrizione del lento appassirsi della natura circostante, e con l’intristita consunzione dei rapporti familiari.

Come furono fortunati Buddha e Maometto o Shakespeare che i buoni parenti e i medici non li avessero curati dall’estasi e dall’ispirazione!

L’eccitazione della mente malata di Korvin, la sciocca ansia di primeggiare, l’applicazione smodata allo studio per raggiungere ruoli accademici di prestigio, lo porteranno a scelte distruttive per sé e per la sua famiglia, che il grande autore russo mette in rilievo con malinconica amarezza.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il monaco nero

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