Donald. Storia molto più che leggendaria di un Golden Man di Stefano Massini

Donald Trump è indubbiamente una delle figure più controverse dei nostri tempi, che lascerà sicuramente, nel bene o nel male, la sua impronta nella Storia. Il tycoon, cioè il magnate, che da alcuni viene piuttosto definito “typhoon”, tifone, è balzato di prepotenza alla ribalta mondiale dapprima come imprenditore del settore immobiliare, dando poi la scalata al successo in modo così deciso e invadente da riuscire a essere eletto Presidente degli Stati Uniti d’America, e, dopo una pausa di quattro anni caratterizzata dalla presidenza di Biden, a conquistare il titolo per la seconda volta. La sua figura sta al centro del libro di Stefano Massini Donald. Storia molto più che leggendaria di un Golden Man (Einaudi, 2025).

L’immagine pubblica di Trump è quantomeno bizzarra, a cominciare dal suo aspetto fisico, con quel ciuffo biondo talmente caratterizzante che viene spontaneo chiedersi per quale motivo non l’abbia ancora registrato come marchio di fabbrica (mi si perdoni il paragone forse irrispettoso, ma vorrei ricordare che Arturo Brachetti l’ha fatto). Sorprendenti, e spesso non in senso positivo, sono le sue esternazioni, che passano dalla più preoccupante volontà di “imporre” la pace fra i popoli a suon di intimidazioni alle più leggere ed esilaranti, anche se non meno preoccupanti, dichiarazioni, come il consiglio di ingerire disinfettante per combattere il virus del Covid. Un personaggio teatrale o cinematografico perfetto, insomma: eppure, quest’uomo ha costruito un impero, e oggi ha in mano un enorme potere politico ed economico a livello mondiale.
Che cosa popotremmo aspettarci, quindi, da un libro dedicato a Donald Trump? Probabilmente un libro-inchiesta graffiante e polemico, che descrivesse e magari smontasse il personaggio Trump pezzo per pezzo, sulla base di fonti precise, articoli scottanti rinvenuti a seguito di lunghe ricerche, testimonianze precise e fatti riportati senza censure. Ma se l’autore si chiama Stefano Massini, la prospettiva cambia notevolmente, anche se l’idea di fondo, quella di analizzare il personaggio senza sconti e senza pietà, rimane la stessa: è la realizzazione che si discosta notevolmente dal saggio o dal libro-inchiesta che un titolo come questo potrebbe suggerirci.
Massini è uomo di teatro, drammaturgo, divulgatore, più che attore, dei propri testi, caratterizzati da un’ironia tagliente mascherata da disarmante ingenuità. È l’uomo della strada che si fa domande apparentemente scontate, persino ridicole, ma che scoperchiano la pentola del grottesco che era davanti ai nostri occhi e che noi non avevamo notato. Un personaggio come lui non poteva affrontare l’argomento usando la forma del saggio: ne fa invece un lungo poema, una specie di chanson de geste in versi liberi, senza rima, composta da strofe impari e brevi, e da molte ripetizioni della stessa parola o della stessa frase, che hanno il duplice effetto di farci fermare a riflettere su quello che stiamo leggendo e di fissare il concetto ancora più efficacemente nella nostra testa. Una specie di “epica del giorno d’oggi” in bilico tra finzione e realtà.

Il testo è lo stesso che Stefano Massini ha portato dapprima sul palcoscenico del Piccolo di Milano, e presto su quelli del Teatro della Pergola di Firenze e del Teatro Era di Pontedera: la storia di un ragazzino come tanti ma con le idee chiare sin dall’infanzia, che ha fatto della determinazione e della brama di successo il suo marchio distintivo, riuscendo ad arrivare a ciò che non è permesso alla maggior parte degli esseri umani. Se questo sia un bene o un male, questo testo non ce lo dirà mai chiaramente: ci fornirà, al limite, qualche suggerimento, lasciando a noi il giudizio finale.