Divorzio a Buda
- Autore: Sandor Marai
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Non è la vita di Sándor Márai ad aver attraversato il secolo, ma la deriva storica del ‘900 che lo ha trascinato nel gorgo aperto al suo passaggio. Quegli ottantanove anni sembrano doppiare tutte le contraddizioni vissute dall’occidente, fino a trovare una singolare e beffarda coincidenza nella fine: il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino; qualche mese prima lo scrittore si uccide con un colpo di pistola. Alla soglia del ventesimo anniversario dalla morte di Márai e dalla notte in cui l’Europa ha composto la grande divisione provocata dalla seconda guerra mondiale, un fatto strano, che suscita inquietudine, sembra in qualche modo ricordarci quanto la vita dell’artista ungherese sia entrata nell’ossatura degli eventi, facendo i conti fatalmente con le brusche e spesso violente svolte della contemporaneità. Il 30 dicembre 2008 il busto di Márai scompare dai giardini pubblici del lungomare Colombo, a Salerno, affezionata patria adottiva dello scrittore. Quello che è senza dubbio il gesto di un balordo o al più il colpo messo a segno da un ladro su commissione, in maniera involontaria ci riporta sotto gli occhi l’essenza di una vita letteralmente plasmata dal dramma di una rottura che domina l’intero orizzonte contemporaneo.
Chi era Sandor Marai?
Nato a Kassa, ungherese una volta, oggi in Slovacchia, da un’antica famiglia sassone, Márai ha difeso in ogni luogo in cui si è trovato a vivere le sue radici mitteleuropee, non abbandonando mai nella scrittura la propria lingua d’origine. Al centro di quella che si potrebbe definire la diaspora occidentale, si è fatto due volte esule, nella vita e nell’opera, al punto che il lettore che gli si avvicina non può prescindere dal posare lo sguardo sulla profondità del solco lasciato dalle macerie di guerra; rimosse le rovine, la cicatrice sfida il tempo.
Divorzio a Buda
Quando scrive Divorzio a Buda, Márai ha da poco raggiunto la maturità e il successo letterario. Il romanzo vede una prima stesura nel 1935 e ne conosce una seconda non a caso nel 1939, a un passo dall’inizio della guerra. Non ci sorprenderà quindi essere di fronte a un’opera interamente incentrata sulla divisione e il conflitto, individuali e collettivi, riflessi nell’architettura dei luoghi e nello sfaldarsi del tessuto sociale.
«Quel che il muratore costruisce di giorno, di notte crolla», con questa epigrafe, tratta da una ballata popolare transilvana, Márai schiude al lettore un percorso narrativo giocato sulla tensione psicologica che alimenta un insospettabile triangolo amoroso la cui soluzione comporta un tragico, e se si vuole per certi versi grottesco, epilogo. In questa articolazione sotterranea si rivela a pieno la tecnica dello scrittore, che predilige procedere per reticenze e suggestioni, consegnando chi legge alla clandestinità nella quale spesso si consumano gli eventi, specie quelli che determinano i fatti più clamorosi. Solo così appaiono nitidamente definiti i legami che uniscono l’individualità dei protagonisti al corso della storia.
Ma Divorzio a Buda è anche e soprattutto un’opera di analisi sociale di straordinaria attualità, dal momento che lo scrittore analizza vizi e virtù del ceto medio nel pieno della crisi economica del primo dopoguerra. Le frustrazioni di una classe che d’improvviso si scopre estromessa dalle proprie aspettative e fatica a ritrovare una spinta motivante attraverso cui, fino a quel momento, aveva avuto coscienza di ciò che la teneva unita, si riflettono nella precarietà dei rapporti umani.
Sullo sfondo c’è Budapest, ma anche la città appare irrimediabilmente divisa, volto inquieto di una Mitteleuropa percorsa da secolari lacerazioni, di cui quelle più recenti non assumono un carattere affatto marginale, ma sembrano anzi destinate a segnarla più profondamente che in passato. Pest, la nuova, con le sue linee spoglie e moderne dà l’impressione di essere proiettata al dialogo con l’occidente, eppure tra i suoi edifici e nelle sue strade dritte e razionali come vuol parere chi la abita, si agita come un senso di confusione che mette a rischio l’intera struttura. Sull’altra sponda del Danubio, Buda, la tradizione, la sagoma invecchiata di un’Ungheria che fatica a mantenere viva l’idea, se non la sostanza, del proprio passato.
Esattamente in questa spaccatura si inserisce Anna Fazekas, personaggio crepuscolare, che incarna l’indole melodrammatica di una borghesia al declino, il cui disincanto, fatto di piccole sconfitte e delusioni, ne condiziona l’esistenza fino all’uscita di scena. E attraverso Anna affiora pure un collegamento cruciale con un’altra metropoli dell’inquietudine, centro di ostalgie e divisioni, che nell’esperienza di Márai e della storia d’occidente è stata non meno “contesa” di Budapest:
«È iniziato a Berlino. Un giorno riceve una lettera dal suo avvocato, quello che prenderà parte al dibattimento in tribunale. Il legale la informa che è stata fissata la data dell’udienza, e scrive anche il nome del giudice. Kristóf Kőmives, questo è il nome del giudice. E poi le comunica anche altre cose: ha parlato con me in quei giorni, abbiamo discusso degli alimenti di Anna. E adesso, all’improvviso, lei sa. Niente di eccezionale, in questo. È come un ordine, come un colpo.»
In tal senso Divorzio a Buda prelude alla pesante atmosfera politica in cui avrebbe di lì a poco preso forma il secondo conflitto mondiale e il successivo difficile periodo del dopoguerra. Márai diviene perciò il narratore non di una singola storia, ma di una complessa latitudine sociale e culturale, e il suo romanzo, offrendosi all’incrocio di destini diversi, acquista un significato di straordinaria portata, per il lettore che conosce gli sviluppi e il peso di quegli avvenimenti.
- Titolo: Divorzio a Buda
- Autore: Sándor Márai
- Traduzione: Laura Sgarioto
- Casa editrice: Adelphi
- Anno: 2002
Divorzio a Buda (Gli Adelphi Vol. 305)
Amazon.it: 6,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Divorzio a Buda
Lascia il tuo commento