La donna giusta
- Autore: Sandor Marai
- Anno di pubblicazione: 2010
Sandor Marai, così come per altri suoi memorabili romanzi, ci regala quattro splendidi monologhi. È l’amore che si mostra attraverso diverse fattezze, lo stesso sentimento narrato dai vari personaggi, visto da diverse angolazioni e scambiato per rivoluzioni o lotte di classe. Il tutto si dipana attraverso metafore e riflessioni rivelatrici, con un’ironia estrema ed una drammaturgia dai connotati teatrali perché – parafrasando lo stesso autore - quando vuole creare qualcosa, la vita realizza messinscene impeccabili.
Marika racconta ad un’amica, sedute in un pasticceria di Budapest, quanto ha amato suo marito Peter e come inevitabilmente lo ha perso. Racconta di questo amore smisurato che, nei suoi eccessi, diventa egoismo e possesso. Lei è una donna bella, colta e raffinata. La moglie perfetta di un uomo borghese, in un periodo in cui la borghesia è la classe sociale per eccellenza. Ma è anche una donna pienamente consapevole che qualcosa, come un’ombra funesta, si contrappone da sempre tra sé e suo marito. Un nastro viola trovato nel suo portafoglio la porterà a scoprire una verità scomoda che segnerà la fine del suo matrimonio e probabilmente l’inizio della sua indipendenza.
Peter racconta ad un amico, seduto in un caffè di Budapest, di come sia finito il suo matrimonio con la prima moglie, donna raffinata che però non ha mai amato a causa del non vissuto amore con un’altra donna, che lo ha tormentato per anni. Dopo il divorzio con Marika, Peter finalmente sposerà Judit la cameriera che da anni lavorava nella casa dei suoi genitori, riconoscendo in lei la donna vera, forte, dalla potenza selvaggia di chi possiede la naturale propensione ad un’esistenza vitale. La passione bruciante e letale che prova per questa donna lo porterà a trarre le sue personali conclusioni su quel sentimento astratto e contraddittorio che è l’amore e la sua relazione inversamente proporzionale alla felicità. Judit a sua volta lo ingannerà senza pudore, rubando al marito tutto quello che può, come personale risarcimento di un passato di mancanza ed umiliazione.
Judit racconta al suo amante, un batterista ungherese, nell’alcova di un albergo a Roma, come ha combattuto la sua lotta di classe, attraverso l’amore prima e l’odio successivamente nei confronti di Peter, l’uomo che a causa degli inganni tesi dall’amore l’ha sposata, preferendola alla sua prima moglie e compiendo attraverso questo passo un atto di rivoluzione interiore. Descriverà al giovane amante l’infanzia di estrema miseria, il lavoro duro, la sua rivalsa nell’ascesa verso quella borghesia tanto invidiata, e l’odio provato verso la stessa che l’ha condotta nel vortice di vendetta interiore nei confronti di quell’uomo, suo marito, che di quella classe sociale ne era il massimo esponente.
Infine, il batterista ungherese racconterà questa storia ad un suo connazionale, esuli entrambi a New York. Non mancheranno le considerazioni politiche sulle vicende storiche del proprio paese, che ben si intrecciano metaforicamente al quadrilatero amoroso, e a quell’incredibile ironia della sorte che fa della democrazia l’incontro finale, dai connotati paradossali, dei due uomini che hanno avuto in comune la medesima donna.
La donna giusta
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