Oggi l’autobiografia non è più prerogativa dello scrittore, ma del personaggio famoso, che decide a un certo punto della sua carriera, sportiva o artistica, di scrivere la propria storia. Ma, riflettiamo sul concetto di autobiografia contemporanea: è veramente tanto importante scrivere di sé?
L’interesse verso l’autobiografia parte dal Settecento. In questo periodo i diari si affermano in Gran Bretagna, ma anche in Francia, e qui in particolare attirano prevalentemente un pubblico femminile.
Nel primo Novecento, autori come Marcel Proust, James Joyce o Italo Svevo ricorsero a un’autobiografia ibrida poiché nei loro romanzi, scritti in prima o terza persona, utilizzarono molti elementi della loro vita. In particolare Dedalus, altrimenti noto come Un ritratto dell’artista da giovane, di James Joyce, è de facto una sorta di autobiografia giovanile dello scrittore irlandese.
Col tempo tuttavia il genere autobiografico ha cessato di essere esclusiva prerogativa di scrittori e storici e si è aperto al mondo abbagliante dello star system. Oggi gli scaffali delle librerie pullulano di autobiografie scritte da cantanti, attori e attrici, presentatori e calciatori. In breve, ci troviamo di fronte a un altro genere di narratore: il personaggio famoso.
Scrivere di sé: l’autobiografia contemporanea
Negli ultimi anni molti personaggi famosi hanno voluto pubblicare le loro autobiografie spinti da una volontà di parlare con schiettezza al loro pubblico o, forse, perché desiderosi di catarsi. Uno dei più noti è stato Francesco Totti con il suo Un capitano, scritto a quattro mani insieme al giornalista Paolo Condò, tra i bestseller del 2018.
Totti ha poco più di quarant’anni quando dà alle stampe il suo libro ma la sua dedizione a una sola squadra e al dio Calcio rendono più logica la decisione di scrivere di sé.
Un capitano
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Nel 2022, ormai sessantenne, prova a pubblicare una autobiografia anche il cantautore emiliano Luciano Ligabue con Una storia. Autobiografia (Mondadori, 2022), sposando il genere su un piano più squisitamente letterario: un’opera che supera i confini della biografia per entrare in quelli del romanzo. Del resto molti suoi colleghi hanno scelto di scrivere testi narrativi.
Una storia. Autobiografia
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Il caso di inizio 2023 è tutto per Spare. Il minore, libro dettato dal principe Harry di Windsor Mountbatten, duca di Sussex, al suo ghostwriter e già coadiuvante delle memorie del tennista André Agassi J. R. Moehringer, premio Pulitzer e noto giornalista.
Spare. Il minore. (Italiano)
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L’aiuto di Moehringer contribuisce alla scorrevolezza del testo, malgrado a fine libro si arriva un po’ col fiato grosso perché Harry certe volte è piuttosto "annoiante" nella sua narrazione. Si scrive una autobiografia perché si ritiene di aver avuto una vita romanzesca o perché ci si vuole confessare. Harry vuole dimostrare al pubblico di essere stato maltrattato e malgiudicato da sempre in quanto "ruota di scorta ", riserva dell’erede al trono; ma il suo dolore non raccoglie sufficienti adesioni.
Si tratta comunque di un personaggio privilegiato, uno che ha i suoi motivi per soffrire come direbbero gli sceneggiatori di Anche i ricchi piangono, storica telenovela messicana, ma la sofferenza di Harry si consuma tra cuscini di morbide piume.
Operazione commerciale e di marketing, utile per crearsi una nuova immagine, l’autobiografia del Principe Harry è un classico esempio di quella necessità di raccontarsi che fa più blog che tentativo di dare un contributo alla storia della letteratura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’autobiografia di personaggi famosi: è veramente importante scrivere di sé?
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