

Appunti sul nazionalismo
- Autore: George Orwell
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Il nazionalismo a scriverlo, sembra una parola desueta, ma nei dibattiti televisivi va per la maggiore, una maniera per zittire l’altro politico che si chiede “Che ci azzecca?” (lo diceva Antonio Di Pietro, pubblico ministero e poi Ministro ai lavori pubblici nel 1997). La parola scritta da George Orwell, in Appunti sul nazionalismo (Il Gulliver, 2021, curatela e traduzione di Domingo Ottati), invece, è il tentativo per mettere un punto a una parola che, come le matrioske, ne contiene cento.
In realtà il termine dovrebbe servire per omaggiare il paese dove sei nato, come un patriota. In effetti il patriottismo è amore verso la nazione in cui si è nati, una parola buona per brave persone; il nazionalismo prevede prestigio, potere, ricchezza ed è una parola cattiva, contraddittoria. Il nazionalista non è poi così legato ai soldi se la sua causa prevede un successo futuro. Negli anni in cui Orwell ha scritto questi appunti, ovvero anni oramai del secolo scorso, gli intellettuali erano tutti, nessuno escluso, dediti al comunismo; eppure le notizie dal blocco sovietico erano terribili. Stalin fu un diavolo prima di Hitler e, per corsi e ricorsi storici, il dittatore russo voleva spazzare via gli ucraini, dopo una carestia terribile, con animali morti e l’odore di morte ovunque.
Ciò che resta nel nazionalismo è l’atteggiamento mentale, che non si sposta dalla sua idee, anche sbagliate. Ma ogni paese ha il suo nazionalismo. In Italia era facile cambiare bandiera, ma perché adottiamo la "teoria del distacco", e tuttora continuiamo a farlo. Ai tempi, prima del secondo conflitto bellico, molti parlavano e scrivevano benissimo di Mussolini, persino chi lo odiava profondamente, anche per motivi non proprio patriottici lo si sopportava perché dava lavoro, e poi c’erano le sciocchezze di una donna diversa ogni sera nel suo letto e i treni sempre in orario. Gli avvenimenti reali erano ben diversi come scrive Orwell:
Il nazionalista non solo non condanna le atrocità commesse dalla sua fazione, ma ha un notevole talento nel non venirne neanche a conoscenza. Per ben sei anni, gli ammiratori di Hitler sono riusciti a non sentire parlare di Buchenwald e Dachau.
Ci sono, nella seconda parte del volume, tre capitoli di appunti circa un ragionamento sull’antisemitismo, scritti con una lucidità che solo Orwell possedeva. L’analisi sull’antisemitismo inglese impatta con altre forme di odio contro gli ebrei. Quindi la Gran Bretagna non fu immune all’hitlerismo. La verità è che tutta l’Europa occidentale era contraria verso gli ebrei, ma sempre per sciocchezze: gli ebrei erano usurai, strozzini ed erano ricchi, vestivano in modo bislacco. Alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, la maggior parte del popolo e gli aristocratici più “liberali” erano antisemiti. Questo non significa molto, se poi siamo arrivati al 27 gennaio come il giorno della Memoria.

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