Chi ha detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna forse conosceva bene la storia di George Orwell, al secolo Eric Blair, che divenne lo scrittore che oggi tutti conosciamo (anche) grazie a Eileen Maud O’Shaughnessy, sua moglie e, soprattutto, sua editor.
L’opera di Orwell, e su questo critici e biografi sono concordi, non può assolutamente prescindere da Eileen che ne fu musa ispiratrice e persino, a proprio modo, artefice. Eppure oggi in quanti ricordano il nome di Eileen Maud O’Shaughnessy? Probabilmente nessuno, la sua presenza è nota soprattutto agli “addetti del mestiere”, ovvero agli accademici e ai critici letterari che hanno analizzato a fondo la scrittura di George Orwell, la sua biografia e il suo epistolario.
Quel che è certo è che senza la “sconosciuta” Eileen probabilmente non avremmo neppure George Orwell - sarebbe rimasto l’anonimo “Eric Blair” - e neanche capolavori quali 1984 e La fattoria degli animali.
Un critico ha osservato che tra tutti gli scrittori della sua generazione Orwell è stato quello “benedetto dalla moglie più intelligente”. Ma questo commento può ora essere tacciato come fuori luogo, perché Eileen non fu semplicemente a brilliant wife: oggi possiamo dire che senza di lei non ci sarebbe stato nessun George Orwell di cui parlare.
Ma quindi chi era Eileen Maud O’Shaughnessy? In che modo fu responsabile della creazione di un caposaldo della letteratura del Novecento come George Orwell?
Vediamolo nell’approfondimento che segue.
Eileen Maud O’Shaughnessy: la moglie editor di Orwell
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Di Eileen Maud O’Shaughnessy, la prima moglie di George Orwell, in realtà sappiamo poco. Il suo ruolo chiave e il suo contributo all’opera del marito è venuto alla luce soltanto di recente, grazie all’analisi di alcuni studiosi britannici (e soprattutto, stavolta è il caso di sottolinearlo, di studiose e ricercatrici come Anna Funder e Sylvia Topp). Più nota al pubblico è la seconda moglie di Orwell Sonia Bronwell che invece, al contrario di Eileen, sarebbe sopravvissuta allo scrittore.
Eileen è la presenza invisibile dietro la scrittura di Orwell, silenziata dallo scrittore stesso, che evitò accuratamente di citarla nelle lettere e negli scritti privati. L’autore non avrebbe mai riconosciuto alla defunta moglie il merito letterario che le spettava; eppure ebbe un rigurgito di coscienza quando stava per pubblicare il suo capolavoro, il romanzo distopico 1984. Orwell voleva titolarlo The Last Man of Europe ma poi cambiò idea, un segreto omaggio alla poesia scritta dalla moglie End of the Century 1984 che ne fu l’ispirazione diretta - e non solo.
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Eileen Maud O’Shaughnessy aveva scritto quella poesia distopica ben quindici anni prima di conoscere Eric Blair, il suo futuro marito. La giovane studentessa immaginò di celebrare la propria scuola superiore, la Sunderland Church High School, in occasione del suo centenario, che si sarebbe appunto tenuto nel 1984, quindi ambientò l’intero componimento in un ipotetico futuro.
Ora molte delle immagini contenute nella poesia giovanile di Eileen ritornano - incredibilmente - nell’opera di Orwell: i palazzi di cristallo, i televenditori, l’idea della “cremazione mentale”. Molti giornali britannici, resa pubblica questa scoperta, giocarono su titoli irriverenti quali “La moglie di Orwell scrisse 15 anni prima di lui”. Tutto vero, comunque.
C’era della stoffa di qualità in quella Eileen O’Shaughnessy, una donna in anticipo sul proprio tempo che dalle promesse di matrimonio chiese che fosse rimossa quella di “obbedire”. Orwell la conobbe a Londra nella primavera del 1935 e pare sia rimasto colpito dal suo “viso da gatta” e dalle sue gambe; ma “oltre alle gambe c’è di più”, come si dice, e infatti Eileen rivelò di avere un gran bel cervello, da non sottovalutare.
Quando conobbe Orwell, durante una festa londinese, si era appena laureata in psicologia all’università di Oxford, si stava specializzando in psicopedagogia e continuava a frequentare l’ambiente universitario come lettrice di letteratura inglese. Aveva appena compiuto trent’anni Eileen quando incontrò lo sconosciuto e squattrinato Eric Blair che diceva di voler fare lo scrittore. Un anno dopo, il 9 giugno 1936, lo sposò, nonostante i rimproveri della madre dello stesso Eric/Orwell che la giudicava una “ragazza avventata” che non sapeva “a cosa stesse andando incontro”.
Accecata dall’amore, Eileen accettò di andare a vivere con il marito a Wallington, nell’Hertfordshire, in un misero cottage sprovvisto persino di elettricità e di acqua calda. Poco tempo dopo la giovane e innamorata coppia partì per la Spagna sul fronte della Guerra civile spagnola. Festeggiarono il loro primo anniversario di nozze in un ospedale, dove lo scrittore fu ricoverato per una ferita da arma da fuoco alla gola. Dopo aver rischiato cara la pelle, i coniugi Blair fecero ritorno in Inghilterra dove Eileen trovò lavoro nel Dipartimento della Censura (il Censorship Department di Londra, Ndr). Questa almeno era la sua attività durante il giorno; ciò che tutti vedevano alla luce del sole. Di notte, però, copiava alla macchina da scrivere gli appunti e i manoscritti del marito, in parte rielaborandoli. Ma siamo sicuri che il ruolo di Eileen fu soltanto quello di una brava editor?
Il contributo di Eileen al lavoro di Orwell
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L’idilliaco quadretto domestico fu presto offuscato dai malumori e dalle continue liti. Cessato l’incanto dei primi mesi, non fu un matrimonio felice. La coppia adottò anche un figlio, Richard Horatio Blair, desiderato ardentemente da Orwell ma non allo stesso modo dalla moglie. Non si contano i tradimenti, avvalorati anche da varie testimonianze: lo scrittore tradì Eileen con la sua migliore amica, una certa Lydia Jackson. Ma lei dal canto suo non fu da meno, tradendolo con il comandante Georges Kopp; la studiosa Sylvia Topp nel libro dal titolo eloquente Eileen. The Making of George Orwell definisce i Blair-Orwell come una “coppia aperta”; non bastò questa ampiezza di vedute, tuttavia, a salvare la felicità coniugale.
Probabilmente l’alto tasso di misoginia presente nelle lettere e negli scritti di Orwell è imputabile a questo continuo conflitto coniugale. In 1984 infatti l’universo femminile viene visto solo come un mezzo per mettere al mondo nuove vite; ma quel libro presenta anche curiose affinità con la poesia scritta da Eileen in gioventù che recitava:
Ogni perdita è ora un guadagno/ Per ogni occasione deve seguire la ragione.
Una sentenza simile a quella del Grande Fratello orwelliano.
Nel capolavoro dello scrittore britannico troviamo dei fulgidi esempi di violenza, vittimizzazione e invisibilizzazione che, a ben vedere, potevano essere raccontati con cognizione di causa solo da chi nella vita li aveva subiti, come la povera Eileen.
Ancor più determinante, pare, fu il ruolo di Eileen O’Shaughnessy nella scrittura de La fattoria degli animali; l’idea stessa della trama venne da lei. Ma questo Orwell non lo ammise mai e lei stessa, purtroppo, non poté vedere il successo di quel libro né tantomeno del capolavoro 1984, pubblicato nel giugno del 1949.
Eileen O’Shaughnessy morì a soli trentanove anni, nella primavera del 1945, in seguito alle complicazioni insorte in seguito a un intervento chirurgico di routine. Ora si insinua che si trattò di un errore medico e che alla povera donna fu somministrato l’anestetico sbagliato. La verità probabilmente non la sapremo mai, né sulla vita né sull’operato letterario e il vero talento di questa donna straordinaria, vissuta all’ombra del marito.
Dopo la morte della moglie, Orwell chiese ad altre quattro donne di sposarlo. Infine ad accettare la proposta dello scrittore fu la bella Sonia Bronwell, una segretaria di quindici anni più giovane di lui. Sarà Sonia ad assisterlo sino alla morte, avvenuta appena tre mesi dopo il matrimonio, e ad accaparrarsi tutta la sua eredità letteraria, che era anche della defunta Eileen.
Anna Funder, la ricercatrice cui va il merito di aver riscoperto e valorizzato la figura di Eileen Blair, ha affermato di aver scritto il libro Wifedom: Mrs Orwell’s Invisible Life (Viking, 2023) soprattutto per rendere visibile, attraverso la vita di una donna morta più di 70 anni fa, ciò che ancora oggi è invisibile: il codice non scritto del privilegio maschile e del patriarcato. Forse, in un mondo diverso, oggi accanto al nome di Orwell troveremmo anche il nome di Eileen sulla copertina di 1984 o chissà...
Chi ha detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna forse conosceva bene la storia dei coniugi Blair; oppure non aveva tenuto conto che c’è stata un’epoca in cui alle donne non era consentito mostrarsi né rivelare il proprio talento. Ci auguriamo che quell’epoca ora sia finita, ma non è detto, di certo non lo è finché continueremo a ripetere vacuamente che “dietro a un grande uomo...” eccetera. Forse è giunto il momento di mettere le donne davanti e ridare dignità a vite brevi e folgoranti, come quella di Eileen Maud O’Shaughnessy.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Eileen Maud O’Shaughnessy, la moglie editor di Orwell
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