

Anna e i mesi
- Autore: Giulia Alberico
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2025
Non è diffusissima l’abitudine, per gli scrittori italiani più vicini a noi, di pubblicare racconti, malgrado la tradizione del canone letterario italiano annoveri nomi illustri, a partire da Boccaccio per giungere a Pirandello, passando per Moravia, Calvino e Buzzati; invece, nella letteratura anglosassone, la short story è un genere molto praticato, si pensi solo a Hawthorne, Poe, Joyce, Hemingway, Fitzgerald. Giulia Alberico, autrice di molti romanzi, ha deciso di raccogliere anche una serie di racconti, di diversa lunghezza, risalenti a epoche diverse in Anna e i mesi, che ora l’editore Galaad pubblica con una deliziosa copertina: una lettrice che legge e sogna, proprio come l’autrice che, nei 15 racconti di cui il libro si compone, ci fa attraversare tutta la sua parabola di narratrice, capace di affrontare diversi temi, alcuni riconoscibili come in parte autobiografici, altri invece frutto dell’invenzione e della capacità poetica di un’autrice giunta alla piena maturità.
Nella lettura di questo libro ho incontrato, nei primi due racconti, l’ispirazione per altrettanti romanzi: Anna, che attraversa i mesi da dicembre a giugno, nel freddo cittadino di una Roma che la vede prendere i mezzi pubblici, raggiungere il posto di lavoro, in una routine sempre uguale, in una solitudine senza speranza, in un’apatia depressiva dopo che l’amore della sua vita è morto, Dario, in un tragico incidente, sembra trovare solo nel sopraggiungere della primavera inoltrata, per mano di un giovane collega, uno sciogliersi improvviso e inatteso del gelo che la attanaglia. Un cestino di ciliegie, “lucide, immobili, rosse”: questa sorta di epifania di sapore joyciano mi ha fatto pensare al giallo dei limoni montaliani, “e il gelo del cuore si sfa”.
Nel secondo racconto, anche questo con un nome di donna, Yvonne, l’ispirazione poetica viene dal Cantico dei Cantici, di cui vengono citati alcuni brevi passi: è la storia di una bambina orfana della madre dalla nascita, cresciuta nella Masseria del Biancospino con il padre, incapace di gestire una figlia e una casa. Crescerà educata dalla zia Fiorina, sorella di sua madre, della quale non ha né l’odore né le sembianze. Yvonne parla con gli alberi, con i gatti, si tinge le labbra di rosso, si finge malata, è considerata matta, si illuderà di aver incontrato l’amore quando un ingegnere del Nord si avvicina alla sua vita, per poi scomparire. Dopo la morte della zia, divenuta padrona di terre e denaro, accetterà un matrimonio di convenienza pur di fuggire alla gabbia che la imprigiona. La voce narrante del racconto, l’uomo che l’ha sempre amata, l’aspetta da sempre e l’aspetterà ancora, “Le tue labbra sono un filo scarlatto / desiderabile è la tua bocca”. Personaggio davvero sensibile e stravagante quello di Yvonne, oggetto dell’amore assoluto dell’uomo che saprà aspettarne il ritorno sicuro di saperla fare felice.
Tanti temi si affollano nei racconti di Alberico: ecco Sumeda, la ragazza dello Sri Lanka che ha trovato nella signora buona un appoggio per i tragici problemi che gli immigrati nel nostro paese sono costretti ad affrontare, non certi che il loro stato di clandestini, come sono orrendamente nominati da un governo che vorrebbe farli sparire, li lasci sopravvivere; anche Sumeda affronta i mesi scandendo il susseguirsi delle stagioni con i frutti, mandarini e albicocche. Il mestiere di insegnante, che la scrittrice ha fatto per decenni, appare nel racconto Un mestiere da pazzi. Del suo fortunato volume Cuanta pasiòn (Mondadori, 2009), la giornalista Laura Laurenzi di “Repubblica” scrisse: “Tutti dovrebbero leggere il diario di bordo di una professoressa che ha trascorso trent’anni in prima linea”. Deiana è un caso difficile che viene affidato all’insegnante Anna Maria, a cui viene spiegato che la ragazza “è buona, sta in silenzio, composta, ascolta il professore che spiega. Come una pianta”; raccontare una storia di disagio giovanile nella scuola italiana di oggi è operazione che merita rispetto e attenzione, e Giulia Alberico, che con tanti casi di grave patologia si è imbattuta, lo fa con la leggerezza della letteratura e con risultati preziosi per chi legge. Sì, perché il valore di questo libro sta proprio nella scrittura nitida, lucida, poetica, colma di una sensibilità che viene dalle infinite letture, dalla lunga pratica della scrittura, da un amore grande e generoso per gli esseri umani, per la natura, per le piante, per il proprio paese d’origine, il suo mare, i suoi odori, la memoria del suo passato. C’è un sogno in cui compare la madre, figura amata in modo contraddittorio, che profuma di Mitsouko anche nel sogno, c’è una seduta psicoanalitica tra realtà e sogno, che ritorna anche qui ma, ed è la caratteristica più convincente di questi racconti, con una grande passione per la parola scritta: il regalo di una penna, con cui si conclude il libro, attraverso cui “tutte le storie che le stavano in testa, confuse e fluttuanti, avrebbero trovato le parole per esistere”, ha una valenza simbolica che non lascia indifferente chi capisce la forza dirompente delle storie e delle parole che lasciano il segno.

Anna e i mesi e altri racconti
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anna e i mesi
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