Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò di Andrea Vitali

Un rumore sospetto, un marito che rientra prima del tempo, una moglie che sbatte l’amante fuori di casa senza pensare a restituirgli i pantaloni: ordinaria amministrazione, per un paese pieno di personaggi peculiari come Bellano. Il fatto è talmente evidente da farci credere che, stavolta, Andrea Vitali abbia voluto svelarci tutto il contenuto del suo romanzo già dal prologo, e da far commentare al Maresciallo Maccadò che “le corna non sono affare per i carabinieri”. Ma vi sembra possibile che il nostro medico scrittore abbia voluto costruire il suo ultimo libro, Un uomo in mutande (Garzanti, 2020), su di una base così sottile? No, sicuramente no: sapete meglio di me che il Dottor Vitali non cadrebbe mai in una simile banalità. Infatti, come scopriremo presto, il tradimento di Percilla Bisognati ai danni del marito Aneto Massamessi, direttore dell’ufficio postale di Bellano, non è che l’inizio di un complicato intrico, che arriverà a coinvolgere anche qualche personalità piuttosto in vista.

Siete curiosi, vero? Lo è anche l’appuntato Misfatti, che, un mattino, si trova davanti al povero Salvatore Chitantolo, un bravo e sfortunato ragazzo con un ritardo cognitivo, che lui e sua moglie si sono presi a cuore, malmesso e sanguinante, che dice di avere visto, la notte precedente, un uomo in mutande correre per le strade di Bellano. La cosa finirebbe lì, come il racconto di un visionario, se non fosse che la levatrice Aristidina Zambecchi, quello stesso giorno, è stata ritrovata in casa propria, ferita, malmessa e priva di sensi. I sospetti, ovviamente, ricadono proprio sul Chitantolo, ma il Misfatti è troppo affezionato al ragazzo per volerlo credere. Spinto da questo, e dalla voglia di dimostrare al Maccadò il proprio valore, si impegna per risolvere il caso. Il Maccadò, del resto, ha preoccupazioni personali, visto che la moglie Maristella, illusasi di essere incinta del primo figlio, si è accorta che si trattava solo di un falso allarme. Ma, malgrado l’amarezza, un Maresciallo non può certo venire meno al proprio dovere, tanto più che in ospedale è stato ricoverato, in seguito a un malore, anche il Senatore del Regno Vince Dissetati, in visita a Bellano e la cui imbarazzante malattia sta creando non pochi disagi a suor Anastasia, al Dottor Bombazza e agli altri pazienti.

Intanto, Erminio Fracacci, il postino, sta facendo i conti con il Massamessi e con la sua rigidità che gli fa rimpiangere il precedente direttore. In realtà, l’ambizioso Aneto ha ben altre mire, che non comprendono certo un paesino di provincia come Bellano. A creare ulteriore scompiglio ci pensa Fusagna Carpignati, la responsabile dei fasci femminili del paese, un personaggio assolutamente sopra le righe, una strepitosa macchietta, un fulgido esempio di umorismo di pirandelliana memoria: giovane zitella innamorata dell’amore e soggetta a veri e propri colpi di fulmine che non tengono conto in alcun modo né del consenso né della condizione del malcapitato di turno, e le fanno costruire effimeri ma solidi castelli di carte che esistono solo nella sua mente. Dapprima il Fracacci, poi il Massamessi, e via di questo passo: chi sarà la prossima vittima delle sue brame?

Inutile dire che, alla fine, i nodi verranno al pettine, o, per meglio dire, si scioglieranno. Certo, molti segreti rimarranno tali: primo fra tutti il tradimento, che, ovviamente, sarà palese a tutti tranne che al diretto interessato. Ma del resto, come dice il Maccadò, “le corna non sono affare da carabinieri”.

Un Andrea Vitali al suo meglio, quello che ci propone questo romanzo. Gli elementi classici ci sono tutti: l’uomo ambizioso che viene infinocchiato dietro alle spalle, il dipendente pigro e succube, la zitella vogliosa di matrimonio, i carabinieri che devono tirare le fila del tutto, e le mogli, veri pilastri dei loro uomini e della società. Con il solito stile semplice e scanzonato, Vitali ci regala trecento pagine di buonumore.