Tre sentieri per il lago
- Autore: Ingeborg Bachmann
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Tre sentieri per il lago di Ingeborg Bachmann (1980 Adelphi editore) è una raccolta di cinque racconti su altrettante donne: Nadja, Beatrix, Miranda (protagonista di Ihr glücklichen Augen – Occhi felici - tradotto in italiano da Ippolito Pizzetti, l’autore della Garzantina dei Fiori), la vecchia signora Jordan ed Elisabeth.
In ogni racconto è una la donna di cui la Bachmann ci racconta, ma intanto altre figure femminili si affacciano.
Donne immerse nelle piccole o grandi tragedie dell’esistenza e a nessuna di loro è data la possibilità di scampo aggrappandosi allo scoglio di un’innocenza mai avuta. Galleggiano e si sbracciano in un lago di esistenze che fa da sfondo ed è un lago dalla superficie scura e oleosa.
La Bachmann pizzica le corde del femminile, esegue un vibrato poetico dal suono personalissimo; non si addentra in alcuna indagine di genere e nemmeno le interessa contrapporre il genere femminile al maschile tanto meno presume una supremazia del sentire femminile sul maschile. Non c’è migliore così come non c’è peggiore per l’autrice che senza alcuna compassione e terribilmente attenendosi ai fatti
ma i fatti sono appunto i misfatti
restituisce una realtà in cui le protagoniste mentono, inventano, glissano, si innervosiscono danno di matto atterrite dal panico o pigramente immerse in non scelte. Nessun elogio e nessuna gentilezza, solo tanta accuratezza nel narrare cinque vite prive della gioia dell’amore o per un uomo o per un figlio o per se stesse.
Dalla rapida sequenza di scatti trapelano ricordi, segreti, sogni, paure, su di uno scenario intriso di un dolce terrore che, come un vero gentiluomo, conduce per mano queste donne a inopinabili epiloghi, densi di tristezza.
Così è Nadja, la protagonista del primo racconto, incapace di piangere, spesso in preda al panico di non riuscire nella sua professione di interprete a rendere il concetto di una frase nella lingua di destinazione
perché non sapeva di quale sostanza quella frase fosse fatta in realtà
L’ultimo racconto, che dà il titolo alla raccolta, è il resoconto quasi giornalistico della vita, per certi versi stupenda, di Elisabeth, fotografa di fama internazionale che grazie al suo lavoro gira il mondo, conosce molti personaggi illustri diventando lei stessa un personaggio illustre e la sua è una vita invidiabile che riesce a conquistarsi grazie al duro lavoro
e al suo radioso entusiasmo
Ritorna a casa a fare visita al padre e come di rito l’indomani si sarebbe preso il sentiero per scendere al lago. Lei è bella, intelligente, fortunata, famosa e disgraziatissima, arida e anche un po’ vile, ma la Bachmann non la demolisce con giudizi di sorta, la lascia andare al suo destino e le permette di vivere fino in fondo la sua patinata vita, proseguendo a scrivere il reportage che diventa cruda cronaca quando un uomo, una comparsa occasionale di anni prima, uomo del quale Elisabeth ricorda poco niente, le dichiara come solo un principe può fare, di averla sempre amata, lasciandole romanticamente un biglietto con su scritto:
IO L’AMO. L’HO SEMPRE AMATA.
Una Elisabeth molto stanca e provata non ha voglia di raccontare del suo ritorno in Carinzia nella casa paterna (dalla quale scappa via sempre qualche giorno prima del previsto) al giovane amante parigino che la va a prendere all’aeroporto e cercando di arginarne la veemenza fisica e verbale con cui le dà il benvenuto chiosa amaramente:
non succede quasi mai niente,…, a te però bisogna dire che sono successe una quantità di cose …soltanto che le cose vere non succedono mai o succedono troppo tardi.
E il sogno banale di una banale vita felice, accanto a un uomo capace di saperla amare di farle sentire calore e in grado di salvarla dal precipizio nel quale la donna si sente risucchiata piano piano ogni giorno della propria vita, la tortura proprio quando la verità torna a chiederle conto, e questa volta è la verità della morte che arriva e lei magnifica stupida ripete a se stessa:
non è nulla ormai non può succedermi nulla.
Nel rapporto con gli uomini queste donne sono incapaci di sincerità, dedite a costruirsi ‘un mondo fittizio formato nelle nuvole dal riverbero del tempio reale’ (G.Gozzi). E così vive Beatrix, la protagonista del secondo racconto, nella quale la Bachmann coglie una delle più autentiche verità attinenti al cosmo femminile quando, guardandosi allo specchio nel salone dove ogni settimana si reca per la messa in piega, dichiara a se stessa
sono innamorata, sono veramente innamorata di me stessa
La lettura è immediata grazie allo stile arioso della Bachmann, che non muove ad alcuna compassione né per le protagoniste né per il lettore, al quale instilla il veleno poco per pagina fino ad annientarne ogni dubbio, le principesse sono morte anzi non sono mai nate.
Un distillato sull’universo femminile acuto sagace tremendo.
Tre sentieri per il lago
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