Tomás Nevinson
- Autore: Javier Marías
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Scrivere di Javier Marías, a mio parere il più grande scrittore spagnolo, parlare dei suoi lunghi, complessi, densissimi romanzi non è facile. Berta Isla, il suo libro precedente, è stata per me una lettura straordinaria, molto intrigante. Tomás Nevinson (Einaudi, 2022, trad. M. Nicola) è una sorta di sequel, se così si può dire parlando di un romanzo di grande qualità letteraria, e che, dico subito, mi è piaciuto di meno. Non perché la scrittura di Marías mi abbia deluso, certamente no, ma mi è parso troppo lungo, forse, rispetto al suo obiettivo: come se l’autore avesse voluto tirare un po’ troppo la corda, raccontando nel dettaglio tutta la vicenda del terrorismo basco, dell’Ira, dell’Eta, di quegli anni terribili in cui numerose stragi hanno insanguinato tanto la Spagna quanto l’Irlanda del Nord, l’Ulster, a scapito delle sue riflessioni, dei suoi rimandi letterari, della storia pubblica e privata del suo personaggio, Tomás, che abbiamo ormai imparato a conoscere ma forse non fino in fondo.
La storia che Javier Marías fa raccontare in prima persona al suo protagonista ha un incipit fulminante, che spiega tutte le quasi seicento pagine del romanzo:
“Ho avuto un’educazione all’antica, e non avrei mai creduto che un giorno m si potesse ordinare di uccidere una donna. Le donne non si toccano nemmeno con un fiore, non si arreca loro danno fisico e quello verbale va evitato il più possibile, sebbene loro non ricambino quest’ultima attenzione.”
L’agente segreto Tomás, bilingue, dalla doppia personalità, è madrileno per nascita ma inglese per formazione e segreta professione, è ormai tornato a Madrid, vede saltuariamente la moglie Berta e i due figli, Guillermo e Elisa, lavora pigramente in ambasciata, quando, il giorno dell’Epifania del 1997 viene raggiunto da un’inattesa e sgradita telefonata. Il suo ex capo, il viscido e ambiguo Tupra, in un caffè madrileno al tiepido sole invernale lo richiama in servizio: per un favore personale dovrà raggiungere un città del Nord Ovest, e sotto falsa identità (si chiamerà Miguel Centurion, insegnante d’inglese) dovrà osservare attentamente e conoscere tre donne, una delle quali è un’agente dormiente del terrorismo che si è macchiata molti anni prima di delitti atroci. Tomás dovrà ucciderla dopo averla identificata.
Ci vorrà poco tempo, circa sei mesi, dopo i quali potrà tornare alla sua vita nella capitale. I dubbi dell’uomo, ormai ultraquarantenne, con una vita segreta passata intensa e drammatica, si manifestano immediatamente: si è stabilito nella città chiamata nel romanzo Ruan, ha conosciuto Celia, Maria, Inès. Tre donne molto diverse, con una delle quali, l’unica single, Inès Marzàn, comincia anche una relazione intima nel tentativo di carpirne segreti e bugie.
La narrazione dettagliata è ricca di incisi, di citazioni, con l’onnipresenza dell’amato Shakespeare, di cui si ricordano interi brani del Macbeth, di Enrico III, e di tanta letteratura di cui Tom si nutre.
“Le letteratura permette di vedere le persone come sono veramente, anche se sono persone che non esistono o che con un po’ di fortuna esisteranno per sempre, per questo non perderà mai del tutto il suo prestigio…”
Il nucleo filosofico del romanzo resta comunque quello del comandamento “Non uccidere”: cosa farà Tomás Nevinson quando avrà scoperto l’identità della terrorista nascosta? Sarà certamente lei? Dopo tanti anni passati senza alcun rapporto con trame, attentati, stragi, la persona è ancora colpevole e merita la morte? E sarà capace lui di uccidere una donna, benché colpevole? Chi aveva avuto l’occasione di uccidere Hitler e non lo aveva fatto, ha sbagliato?
Una serie di interrogativi che hanno a che fare con la morale, con la filosofia, con la democrazia, con tante componenti del nostro vivere in comunità, che Marías affronta con il piglio del grande narratore, con la forza di uno scrittore che si è conquistato una grande autorevolezza non solo nel suo paese.
Secondo il critico di Huff Post, “Tomás Nevinson è un romanzo colossale”: non mi piace questa definizione, lo direi un romanzo tormentato, nel quale l’autore mette in gioco convinzioni, dubbi, perplessità di carattere etico che, in questi nuovi tempi cupi, si affacciano alla mente di tutti noi nei confronti della violenza politica e del modo di darne risposte adeguate. Di sfuggita lo scrittore cita anche Cesare Beccaria, e non a caso. Ci vogliono lettori forti per un libro come quello di Javier Marías, ma la qualità letteraria delle sue pagine, la autorevolezza delle citazioni, la capacità di racchiudere in un libro tanta vita e tanta storia, ne riconfermano e giustificano la fama di grandissimo scrittore europeo.
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