Così ha inizio il male
- Autore: Javier Marías
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2015
Javier Marías non delude mai i suoi ammiratori: io sono decisamente fra questi, sin dal primo romanzo dello scrittore spagnolo letto tanto tempo fa, “Un cuore così bianco”.
Poi Marìas ha pubblicato molto, romanzi e racconti: questo ultimo, che “El Paìs” ha dichiarato Libro dell’anno, “Così ha inizio il male” (Einaudi, 2015) è un libro davvero importante, nel quale le vicende personali di una coppia di madrileni, il regista cinematografico Eduardo Muriel e sua moglie Beatriz Noguera, si intrecciano con la storia spagnola del dopo Franco, creando un affresco in cui la buona borghesia e la società composita che intorno agli anni Ottanta del 900 si trovò a fare i conti con un passato mai davvero passato, deve rivedere la propria posizione etica, è costretta a ricordare, malgrado un processo di rimozione messo in atto per superare il coinvolgimento di molti, quasi tutti, nei labirinti oscuri dei gesti compiuti durante la lunga dittatura franchista.
Il testimone di tale processo, il narratore della storia, è un giovane di ventitré anni, Juan De Vere, appena laureato in lettere, che grazie ad una famiglia con buone relazioni trova un impiego presso Don Eduardo Muriel, il regista cinematografico a cui farà da segretario, assistente, factotum, nella bella e grande casa di Madrid dove vive con la famiglia: la moglie quarantenne, Beatriz, elegante e sorridente, i tre figli e la domestica Flavia. Nell’accogliente appartamento di Calle Velasquez gravitano gli amici della coppia: uomini influenti, medici, professori, toreri, belle donne, tra i quali si segnala per la sua presenza assidua un pediatra celebre, il dottor Van Vechten.
Juan, il “giovane De Vere”, come lo chiamano paternalisticamente gli adulti, viene incaricato dal suo datore di lavoro delle più diverse incombenze che lo costringono a rimanere anche la notte; gli viene attribuita una piccola stanza, da dove però è possibile ascoltare quanto avviene nel lungo corridoio; una notte, assiste non visto ad un drammatico alterco fra i due coniugi: Beatrix seminuda supplica il marito di accoglierla nella sua stanza, lui duramente la respinge pronunciando parole violente ed offensive, che turbano profondamente il testimone celato nell’ombra. Juan comprende che ci sono segreti inconfessabili nella storia della coppia, che lui sta imparando ad ammirare, dietro l’apparente normalità del vivere quotidiano.
Poi il giovane viene richiesto da Eduardo di stringere amicizia col dottor Van Vechten, di cui si sa che in passato ha compiuto atti indecenti nei confronti di donne incapaci di reagire, divenute sue vittime.
Succede molto altro nella casa dei Muriel, si scoprono segreti mai rivelati, le personalità dei personaggi si chiariscono e si mostrano molto diverse dall’apparenza rispettabile, si arriva all’imprevedibile finale del libro dopo molte rivelazioni sconcertanti.
La scrittura di Marìas ci accompagna lungo tutto il corso della narrazione con la sua grande capacità affabulatoria, facendoci percorrere le strade di Madrid di giorno e di notte, rivelandoci luoghi improbabili, locali notturni, alberghi, palazzi nobiliari, santuari, in cui i più diversi personaggi si incontrano e si raccontano mezze verità, edulcorando gesti ed amicizie passate poco raccomandabili. Il mondo del cinema, veri attori come Jack Palance, produttori, registi, si mescola con una borghesia che ha nascosto i propri peccati ed ora cerca una riabilitazione morale dopo la fine della dittatura.
Javier Marías non sembra voler fare sconti al suo paese, e mette in bocca al suo contraddittorio personaggio, Eduardo Muriel che porta una benda nera sull’occhio che ha perso in gioventù, metafora della sua parziale cecità, parole amarissime:
“Ho commesso qualche bassezza nel passato? Ho approfittato della situazione? Con una dittatura così lunga come abbiamo avuto, di bassezze ne hanno commesse in tanti, quasi tutti. E allora? Bisogna accettare che questo è un paese marcio, pieno di marciume. Per decenni ci abbiamo convissuto tutti, che altro potevamo fare? E ormai sappiamo chi siamo. Molti di quelli che hanno commesso delle nefandezze, in altri momenti si sono comportati bene. Il tempo concede molte possibilità, è difficile fare sempre il male, come lo è fare sempre il bene...”
Un libro sull’origine del male che c’è in ognuno di noi, pensa lo scrittore, e che attraverso personaggi letterari ci racconta una storia vera, di grande dolore personale e collettivo, intima e pubblica, nella quale ritrovare qualcosa della nostra sensibilità di uomini e donne in ogni tempo: sentimenti e temi universali, amore, tradimento, adulterio, amicizia, suicidio, maternità, lavoro, politica, che lo Javier Marías compone in un quadro che ha la perfezione formale di una opera epica, pur raccontando le bassezze e le miserie degli uomini che siamo.
Cinema e letteratura, un titolo tratto da Shakespeare, cosa di più e di meglio per raccontare la fine del 900 in un’Europa che sognavamo più unita? E’ quello che in questo romanzo cerca di fare efficacemente un grande scrittore dal respiro internazionale.
Così ha inizio il male
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