Storia di Gali Gali
- Autore: Claudio Magris
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2019
Con la sua consueta abilità a scavare nei meandri più segreti della storia, con Storia di Gali Gali (Bompiani, 2019) Claudio Magris recupera la vicenda di Gali Gali, che, a cavallo fra realtà e leggenda popolare, riproduce una storia dai contorni delicati ma intensi.
“Chi e quando sia stato il primo a conoscere – raccontare, inventare? – la storia non si sa, ma fatto sta che adesso è nota su quelle rive dell’Adriatico quarnerino, fra la gente e pare anche fra i gabbiani di quei posti”.
Sullo sfondo del golfo del Quarnaro, ambientazione suggestiva riprodotta brillantemente dalle illustrazioni di Alessandro Sanna e scenario caro all’autore triestino, si delinea il racconto del gabbiano Gali Gali che ogni sera, al tramonto, plana nel cortile del signor Kucic, ai piedi di un pino, dove ad attenderlo vi sono frattaglie e sardoni di ogni tipo pronte a sfamarlo. Ed è qui che si instaura la relazione di amicizia con il fido compagno del signor Kucic, il cane Zivil, con il quale trascorre spesso la notte, prima di ripartire al mattino.
Il racconto si muove per brevi istantanee che danno profonda umanità al ritratto di Gali Gali, un gabbiano reale; la storia scorre fra continui richiami alla tenerezza di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Sepúlveda e la libertà di volare de Il gabbiano Jonathan Livingston:
“Si innalzava nell’aria, trafiggeva il vento che gli soffiava contro puntando dritto verso il sole, che non doveva essere tanto lontano perché era grande al centro del cielo. Altre volte invece si lasciava portare e cullare dal vento, così abbandonato alle sue onde più leggere di quelle del mare che gli pareva talvolta quasi di dormire, ma i suoi occhi vigilavano attenti e rapaci e appena scorgeva un pesce a fior d’acqua si tuffava più veloce del vento e piombava su di lui afferrandolo quasi a volo”.
Tuttavia Gali Gali ha anche un carattere a tratti superbo e superstizioso, per quella sua reticenza a non volersi mescolare con i gabbiani grigi, gabbiani comuni che mettono sempre il becco fra i rifiuti per cibarsi di porcherie:
“I grigi erano brutti, rozzi, avevano anche un odore diverso; erano pure molti i grigi, troppi, e quindi era doveroso prenderli a beccate e mandarli via, che stessero al loro paese e nel loro mare certo più sporco e puzzolente”.
È un po’ come se fra le righe vi si leggesse la storia dei tanti migranti o dei tanti stranieri che vengono respinti dalle coste del nostro paese, fra l’indifferenza, la paura e il timore di una “invasione”.
“Un giorno il cielo si fece scuro, un vento furioso e violento si levò devastando le capanne sulla riva e perfino le case nelle campagne vicine, onde urlanti fracassarono le barche gettandole contro gli scogli. Anche i gabbiani furono presi e scagliati dal vento che li risucchiava e sbatteva da tutte le parti in travolgenti mulinelli. Pure lui, Gali Gali non ancora Gali Gali, fu afferrato dalla tromba d’aria e trascinato nel vento nero, sbatacchiato da refoli furibondi, portato lontano e infine lasciato cadere su una spiaggia che mai aveva visto”.
Un evento inatteso quindi, spiazzante, farà scoprire a Gali Gali la bellezza delle relazioni sincere, senza filtri. Spazzata via dal vento impetuoso, la paura del diverso fa presto spazio all’amore e a una strana sensazione di felicità. Attraverso uno stile severo ma che rimanda comunque alle favole morali di Esopo o di Fedro e personificazioni animalesche, Magris mette in luce una storia di integrazione e di amicizia che travalica tutti i pregiudizi e ci invita all’amore disinteressato, all’accoglienza che va oltre ogni tipo di pregiudizio e ogni tipo di diffidenza.
“Era una comune gabbiana grigia, arruffata e impaurita come lui. Nessuno dei due seppe mai chi per primo si era avvicinato all’altro ma tutti e due ebbero una sensazione strana e piacevole, un fremito di felicità. Anche l’odore della gabbiana, nonostante il terriccio e il salso che le si erano appiccicati addosso, era buono e lui sentì qualcosa che fino a quel momento gli era sembrato impossibile nei confronti di qualsiasi gabbiano grigio e anche lei scordò la paura e la repulsione che aveva sempre avuto per ogni gabbiano bianco. Stettero insieme e più che insieme dinanzi al mare ora tranquillo, senza preoccuparsi di ciò che avrebbero potuto dire gli altri delle loro tribù”.
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