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Recensioni di libri

Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante

E/O, 2012 - Il secondo volume, imperdibile, della saga di Elena Ferrante. La lunghissima narrazione riprende tutti i fili e i temi interrotti nella prima parte, L’amica geniale, per incontrare le due amiche ormai sedicenni.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 08-11-2012

10

Storia del nuovo cognome

Storia del nuovo cognome

  • Autore: Elena Ferrante
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: E/O
  • Anno di pubblicazione: 2012

Leggere colei che si fa chiamare Elena Ferrante vuol dire entrare nel mondo della sua poetica e non riuscire più a distaccarsene, tanto che Lenù, Lila, Nino, Stefano e tutti i numerosissimi comprimari del rione e non solo diventano nostri amici, forse quasi parenti. E’ l’impressione che ho avuto leggendo il secondo volume della saga (quanto autobiografica?) che la scrittrice fantasma ci viene raccontando.

La lunghissima narrazione (470 pagine) di Storia del nuovo cognome (E/O, 2012) riprende tutti i fili e i temi interrotti nella prima parte, L’amica geniale, per incontrare le due amiche ormai sedicenni: mentre Lenù continua faticosamente i suoi studi al liceo classico, misurandosi con il greco, il latino e un’attualità di cui non sa nulla, tanto che la sua insegnante di lettere, la Galiani, le presta i quotidiani che lei non può permettersi, per consentirle di aprire la sua mente ai grandi temi politici e sociali degli anni Sessanta, al contrario Lila accetta un matrimonio ricco con Stefano, proprietario di salumerie e calzolerie, che la desidera e vuole farle fare la bella vita della signora.

Lila è bella, vistosa, elegante, intelligentissima, capricciosa, violenta, determinata e nei confronti della più bruttina ed impacciata amica Elena/Lenù svolge un ruolo di continua amicizia che diventa rivalità, affetto che si trasforma in invidia, attenzione che sfuma in disprezzo, in un’altalena di accettazione e ripulsa che è un po’ la cifra di tutta la storia. L’autrice mette nel rapporto fra queste due giovani donne tutta la gamma dei sentimenti, dei confronti, delle rivalse, delle sconfitte. La vincente Lila, mai innamorata del marito ma piena di denaro che lui le elargisce, dispensa regali a tutto il vicinato, comprando l’affetto di tutti, che, al momento buono, l’abbandoneranno al suo destino, che lei stessa con coerenza e determinazione accetta.

Elena, che cerca di seguire l’amica nelle sue follie e di assecondarne la scelte dissennate, costruisce invece con pacatezza, senso dei propri limiti e onestà un futuro più solido. Dopo la brillante maturità vince il concorso per la Normale di Pisa e imprevedibilmente si trasferisce in quel prestigioso ateneo abbandonando la miseria della sua casa, della sua lingua, della sua origine. Con la sua diligente e impegnata capacità di studio riesce a laurearsi in lettere classiche, mentre ha cominciato un rapporto poco passionale ma molto intenso con il collega ligure che la introduce nel mondo letterario milanese: con sua grande sorpresa un brogliaccio in cui di getto aveva raccontato le sue difficili esperienze adolescenziali diventano un romanzo edito da una grande casa editrice. Lenù è ormai Elena Greco, ha cambiato pettinatura e montatura di occhiali, è bionda e piacente, parla un perfetto italiano privo di accenti dialettali e, tornata a casa, ricerca Lila da cui per anni si è tenuta lontana. Ma Lila è fuggita: troppe tempeste si sono abbattute sulla sua ancor giovane vita e il loro incontro è uno dei momenti più belli ed intensi dell’intero romanzo.

Che dire ancora di questo racconto che non si vorrebbe mai finire? C’è cultura, attenzione alla formazione, alla scuola, allo studio come veri strumenti di promozione sociale: non a caso i maestri/insegnanti/professori svolgono un ruolo importante e nodale nel romanzo. Ma ci sono anche ragione e sentimento, sessualità e frigidità, maternità negata ma desiderata, rapporti familiari insani, violenze terribili, miseria e riscatto, follia e lusso, abbandoni e ritrovamenti, tutto insieme in una densità di scrittura che non ha eguali nella narrativa italiana contemporanea. La storia del nostro paese, con il rione napoletano preso come microcosmo metaforico, ci viene restituita nelle sue fasi cruciali: la ricostruzione, gli anni sessanta, le prime villeggiature al mare, la prima libertà sessuale, la voglia di comprare, di viaggiare, di esibire scarpe alla moda, di parlare di cose importanti, da “intellettuali” (siamo infatti alla vigilia del ’68). Eppure la scrittura della Ferrante emerge soprattutto nei ritratti delle donne che la voce narrante, Elena, descrive con rara capacità di analisi:

“Le madri di famiglia del rione vecchio erano nervose, erano acquiescenti. …Si trascinavano magrissime, con gli occhi e le guance infossate , o con sederi larghi, caviglie gonfie, petti pesanti, le borse della spesa , i bambini piccoli che le tenevano per le gambe…. E Dio santo, avevano dieci, al massimo vent’anni più di me. Tuttavia parevano aver perso i connotati femminili a cui noi ragazze tenevamo tanto e che evidenziavamo con gli abiti, col trucco...”

Da quel modello le nostre protagoniste vogliono fuggire, ma la scorciatoia presa da Lila, che pur intelligentissima e sensibile lascia gli studi per un matrimonio danaroso, la porterà alla rovina; al contrario la costanza di Elena, la sua scarsa capacità competitiva, il suo voler rimanere nell’ombra pur rimanendo fedele ai propri impegni, forse rinunciando a quello che crede amore, le daranno ragione. Ma la storia non è finita.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Storia del nuovo cognome

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Commenti: 7

  • Patrizia
    14 novembre 2012, 10:41

    Mi viene voglia di leggere il libro proprio perchè è una conferma che l’integrità e l’autenticità sono valori che pagano sempre.
    Fare scelte in linea con il proprio essere, non lasciarsi abbagliare dalla facilità di certe soluzioni a volte è difficile e faticoso, ma alla fine si rivela vincente, non tanto in termini di successo e riconoscimento sociale, quanto in termini di autorealizzazione.

  • Elisabetta Bolondi
    14 novembre 2012, 11:16

    Saggio e appropriato commento, che sottoscrivo. Il libro è davvero da leggere!

  • marina illiano
    15 novembre 2012, 00:48

    appena finito di leggere....veramente bello...storia di amicizia e invidia che vanno a pari passo, vite diverse che s’incontrano xchè ciò che ti succede nell’infanzia comunque te lo porti dentro....aspetto con ansia il terzo volume.

  • Gloria Gaetano
    29 novembre 2012, 16:49

    Un po’ di delusione rispetto all’’amore molesto’ e ’I giorni dell’abbandono’. Stile troppo colloquiale, poco incisivo e poco pregnante. A volte sembra una registrazione dal vivo. Poco curato.
    Io, nel mio saggio, avevo accostato la Ferrante a Ortese, Morante, Ramondino Cilento. Ma qui sembra una novellina.
    C’è uno stle neanche dialettale o la scelta di parole popolari. E’ proprio piatto, omologota alla piccola borghesia.
    Sono rimasta male
    Sciatto

  • sonix
    12 dicembre 2012, 15:33

    Avvincente, ti fa venire la voglia di rivivere gli anni delle superiori e di viverli meglio, studiando di piu’ e lasciando perdere tutte le altre cose effimere! La coscienza di cio’ che si sa e non si sapeva allora.
    Il libro si legge tutto d’un fiato e le protagoniste ci sono care, siamo noi stesse sezionate nei singoli caratteri e nelle varie sfumature dell’essere. Lenu’ e Lila sono la stessa persona, due gemelli siamesi divisi dopo la nascita. Due destini diversi.

  • Michele Solara
    12 gennaio 2013, 19:25

    Cara Gloria perché non ci fai leggere il tuo saggio?

  • Rossana Coppola alias «il topo con gli occhiali»
    25 novembre 2015, 10:46

    Ho appena finito di leggere il secondo volume della tetralogia de “L’amica geniale” di Elena Ferrante, “Storia di un nuovo cognome”, e giro per casa come spaesata.
    Lila, Lenuccia e tutto il rione già mi mancano. La tentazione di cliccare “acquista” sul mio kindle il terzo libro é forte ma mi impongo di resistere.
    La dipendenza dagli scritti di questa fantomatica donna é terribile. Le storie di ordinaria quotidianità di questi personaggi, di tutti indistintamente, dalla protagonista Elena Greco soprannominata Lenuccia fino al piccolo Rinuccio entrano senza permesso nella tua vita, la vita del lettore che di per sé già non é facile, e non é unica. Ma é tante vite vissute grazie alle storie in cui si butta con passione e immutato desiderio di nuove avventure!
    Ma tornando a lei , la scrittrice (o forse dovrei dire lo scrittore?), ho cominciato a leggere i suoi scritti per curiosità, per cercare di carpire dalle pagine almeno un elemento che mi facesse intuire chi si cela dietro lo pseudonimo. E invece, perdendo di vista questo mio obiettivo, mi sono fatta rapire completamente da questa storia di amicizia tra Lila ed Elena, questa storia di amore e odio scambievole, questa storia che spesso sembra la mia e che vorrei non finisse mai.
    Una storia in cui la descrizione dei luoghi ti spinge a ripercorrere, a vedere quelle case, quelle piazze, a sentire quegli odori, a volte piacevoli ma spesso nauseabondi ( il salumificio Soccavo ).
    Soffri per le scelte di una e gioisci o speri per quelle di un’altra. Ti disperi per le scelte sbagliate di Lila e inciti Elena a credere di più in sé stessa.
    Dal racconto scorrevole che fa l’autrice vivi gli anni ’50 prima, ’60 nel secondo volume e quelli a venire negli altri due, con tutte le problematiche di un Paese, l’Italia, ma più specificamente il Sud, uscito stremato da una guerra, dove l’istruzione è a beneficio di pochi eletti, dove il boom economico fa capolino ma bisogna chiamarsi Solara o Carracci per poter diventare ricchi e affermarsi, dove la bella città di Napoli si sta ancora leccando le ferite ma non si abbatte e trasmette ai più arditi la voglia di riscattarsi dalla loro condizione di estrema povertà non solo economica ma soprattutto intellettuale!

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