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Recensioni di libri

Se la vita che salvi è la tua di Fabio Geda

Einaudi, 2014 - Rabbia, accoglienza, dolore, gelosia, perdono: tutto in un quadro, tutto in un libro, tutto nella parabola esistenziale del protagonista, Andrea Luna, un uomo del nostro tempo pieno di contraddizioni.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 03-07-2014

9

Se la vita che salvi è la tua

Se la vita che salvi è la tua

  • Autore: Fabio Geda
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2014

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Ho letto due dei precedenti romanzi pubblicati dal torinese e ormai affermato Fabio Geda. “Nel mare ci sono i coccodrilli” è il mio preferito, dunque ho letto con interesse questo suo nuovo libro, molto più ambizioso e letterariamente più maturo, denso di personaggi, scenari, sentimenti, intrecci: forse, a fine lettura, un po’ troppi, ma resi con un linguaggio puntuale e sempre efficace.

L’io narrante e protagonista di “Se la vita che salvi è la tua” (Einaudi, 2014) è il romano Andrea, storico dell’arte e insegnante precario, ultratrentenne, che incontriamo trafelato all’ospedale dove sua moglie Agnese ha appena perso il bambino che attendeva. Il rapporto tra i due è decisamente in bilico e l’aborto non fa che precipitare la situazione: mentre lei, concreta e determinata, ha appena ricevuto una proposta di lavoro che ha accettato a Lione, chiamata da un professore che la stima, Andrea, senza lavoro e senza immediate prospettive, volontario nell’accudimento di un ragazzino cinese autistico, Aun-Liang, sostanzialmente fallito nel suo progetto di vita, decide di partire per New York, dove ha vissuto una gradevole esperienza in gioventù con l’amico Vincenzo. Visiterà delle mostre di pittura, prenderà una pausa da se stesso e dalle sue difficoltà esistenziali.

Attenzione Spoiler Trama - Comincia praticamente qui la discesa agli inferi di questo insolito personaggio: eccolo fermo, ipnotizzato davanti al quadro di Rembrandt esposto al Metropolitan Museum, “Il figliol prodigo”, di fronte al quale passa delle ore, sorvegliato con sospetto da Walter, un addetto stupito dalla fissità ripetitiva dell’atteggiamento del visitatore; alla fine della settimana, già in aeroporto, Andrea decide di non partire e questo meccanismo lo ripeterà di nuovo, fino a trovarsi senza carta di credito e senza permesso, clandestino, senza telefono e con il legame con l’Italia e sua moglie reciso.
L’incontro casuale con diversi personaggi, mentre vive da clochard nel freddo newyorkese, lo porteranno infine ad essere accolto dalla famiglia Patterson: in realtà Benjamin, un tredicenne di origine orientale, lo ha soccorso mentre febbricitante giaceva ammalato in una discarica, e ora Andrea troverà in Benjamin, la sua gemella Allison, la loro madre Ary, una vera famiglia. Passa con loro più di un anno, felice, e alla fine si vede costretto a fare i conti con una vita da cui è fuggito.
A Roma non ritrova più ad attenderlo Agnese, che ha scelto un’altra vita e un altro uomo. La decisione definitiva è presto presa: tornerà negli Stati Uniti da immigrato clandestino. Quest’ultima parte del romanzo è la più convincente e meglio riuscita e l’odissea degli immigrati che tentano in migliaia di passare il confine messicano per giungere nel deserto dell’Arizona è vissuta in prima persona dallo stesso Andrea, convinto che la felicità che ha sfiorato in casa dei Patterson sia una ragione per la quale vale la pena di giocarsi la vita. Fine spoiler

Fabio Geda ci regala un personaggio contraddittorio, non simpatico, altalenante fra buoni sentimenti e disinteresse per il prossimo, pieno di sfaccettature ma sostanzialmente irrisolto: solo la prova definitiva che si trova a superare per raggiungere le persone che finalmente riesce ad amare ce lo rendono più vicino.

Molto belli ed efficaci i dialoghi in questo romanzo ricco di suggestioni, che ci mostrano uno scrittore ormai maturo, capace di affrontare temi scottanti come la mescolanza delle etnie, la superiorità morale di chi aiuta gratuitamente senza nulla in cambio. I personaggi positivi del romanzo sono tutti stranieri: è cinese la famiglia che lo aiuta a lasciare definitivamente l’Italia, è afroamericano Walter, l’addetto del Met con cui si lega, sono orientali i Patterson, sono messicani i suoi compagni di lavoro clandestino trovato a New York, come messicani saranno gli sfortunati compagni dell’ultimo viaggio attraverso il deserto, verso la salvezza e la libertà, questa volta conquistata ad altissimo prezzo.

Lo storico dell’arte catturato dal quadro di RembranDt (sì, con la D maiuscola nel manifesto della mostra) tenta di entrare dentro il quadro per cercare di decifrare se stesso e la propria psiche:

“Il figlio minore, fetale, s’inginocchia davanti al padre e il padre, occhi da cieco, si china dolorante su di lui, poggiandogli sulla schiena entrambe le mani: una maschile e una femminile. Il figlio maggiore è impietrito dalla rabbia e dalla gelosia. Ti ha tradito, pensa, ha desiderato la tua morte e tu, tu, lo accogli con una dolcezza che a me non hai mai riservato; io che sono sempre stato al tuo fianco... Andrea non riesce a staccare gli occhi da quell’abbraccio e dalla luce che lo avvolge – dal desiderio di essere accolto così, perdonato così."

Ecco dunque sintetizzati i temi del romanzo, rabbia, accoglienza, dolore, gelosia, perdono: tutto in un quadro, tutto nella parabola esistenziale di Andrea Luna, un uomo del nostro tempo pieno di contraddizioni.

Se la vita che salvi è la tua

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Se la vita che salvi è la tua

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