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Recensioni di libri

L’estate alla fine del secolo di Fabio Geda

Dalai, 2011 - Due storie parallele si incontrano: un nonno e un nipote si scoprono durante un’estate diversa. un romanzo in cui storia e memoria, salute e malattia, speranze e sconfitte, vita e morte si contrappongono in un affresco che ci racconta il nord e il sud del nostro paese.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 27-06-2012

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L'estate alla fine del secolo

L’estate alla fine del secolo

  • Autore: Fabio Geda
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Baldini+Castoldi
  • Anno di pubblicazione: 2011

Nel suo precedente successo editoriale, “Nel mare ci sono i coccodrilli”, Fabio Geda dava voce ad un giovanissimo immigrato giunto fortunosamente nel nostro paese. Nel lungo e intenso romanzo "L’estate alla fine del secolo" (Dalai, 2011), invece, le voci sono due e si alternano in modo simmetrico.

Il ragazzino Zeno, siciliano, spensierato e inconsapevole, circondato da una rete protettiva di amici e nonni, è costretto a vivere una difficile estate diversa: suo padre si è ammalato di leucemia e le cure si dovranno necessariamente svolgere a Genova, in un centro specializzato. La famiglia parte per la Liguria, ma l’ospedale non accoglierà il ragazzo nei lunghi mesi della terapia: la madre si vede costretta a rivelare un segreto, cioè l’esistenza di un nonno materno (Simone Coiffman) di cui Zeno ignorava addirittura l’esistenza. Ecco dunque Agata e Zeno giungere a Colle Ferro, una località montana appartata, che il vecchio Coiffman ha raggiunto dopo aver perso la moglie Elena e dove aveva trascorso l’infanzia durante la guerra. Nonno e nipote non si conoscono, il rapporto di misteriosi silenzi tra padre e figlia turbano la sensibilità di Zeno, già spaventato dalla malattia del padre, grave e sconosciuta. Comincia così un rapporto dapprima difficile, poi sempre più intenso e profondo fra i due protagonisti.

I capitoli del libro alternano sapientemente il racconto del nonno con quello in prima persona dell’oggi di Zeno, che ci descrive l’evolversi della sua presa di coscienza di tutto ciò che gli sta succedendo: l’amicizia, l’infatuazione per la compagna Luna, la scoperta della misteriosa vita del nonno, il terrore di perdere il padre, il rapporto con una natura ostile e estranea con grotte profonde e pericolose, un lago in cui si può affogare, una diga sotto la quale giace il vecchio paese sommerso. E poi il diario di Simone Coiffman, l’ebreo nato nel 1938. Si sarebbe dovuto chiamare Yitzhak, il neonato, ma le leggi antiebraiche appena promulgate lo sconsigliavano.

La storia del nonno è la parte più intensa e commovente del romanzo e si rifà alla storia vera di Franco Debenedetti Teglio, partigiano, alla cui memoria il libro è dedicato.
Di Simone seguiamo l’arco intero della vita, le sue difficoltà a scuola, il suo inserimento alla Olivetti di Ivrea dove impara il mestiere, divenendo poi consulente economico delle più importanti aziende italiane, l’esilio in Francia e poi la clandestinità a Genova, la perdita del lavoro di suo padre e la conseguente depressione, il suicidio, la scomparsa del fratello amatissimo, l’incontro con la giovane Elena, la nascita della piccola Agata e poi, nel tempo, le conseguenze di una vita emotivamente provata che lo conducono ad una incomunicabilità immotivata con la stessa unica figlia.

L’estate alla fine del secolo è un romanzo in cui storia e memoria, salute e malattia, speranze e sconfitte, vita e morte si contrappongono in un affresco che ci racconta il nord e il sud del nostro paese, esuberanza e chiusura, pesci freschi e formaggi stagionati, un passato che non passa ed un futuro fatto di supereroi disegnati dalla abile penna di Zeno, che ha imparato dal nonno tanto, anche a disegnare fumetti (pubblicati nelle ultime pagine del libro) con colori fabbricati a casa.

Un romanzo che non si vorrebbe finisse, tante sono le sfumature psicologiche che l’autore è riuscito a condensare in una narrazione che scorre via con facilità, malgrado le tante implicazioni, politiche, economiche, letterarie, sociologiche, di cui è ricca la storia. L’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la vecchiaia sono narrate da Fabio Geda con sapiente abilità, di cui una lingua chiara e curatissima sono lo strumento espressivo.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’estate alla fine del secolo

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Commenti: 1

  • ELEONORA BOSSOTTI FRANCESCA
    18 settembre 2013, 19:04

    IO PENSO CHE GLI ANZIANI GUARDINO IL PASSATO PERCHE’ E’ TROPPO TARDI PER BADARE AL FUTURO MENTRE I BAMBINI GUARDANO IL FUTURO PERCHE’ E’ TROPPO PRESTO AVERE UN VERO PASSATO.

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