Sono numerosi i collaboratori di Sololibri accorsi al Salone del Libro di Torino di quest’anno, finalmente in presenza dopo lo stop dettato dalla pandemia. Potreste incontrare Paride Candelaresi, Eleonora Daniel, Fabiana Scamardella, Federico Carciaghi, Daniela Pellegrino, Annalisa Fuso, Marzia Perini, Pasquale Veltri, Annalisa Ortolani. Molti di loro ci hanno inviato foto condivise in queste ore nelle nostre storie sul profilo Instagram.
Elisabetta Bolondi e Paride Candelaresi ci inviano le loro considerazioni, dal concerto di apertura al giro per gli stand.
Salone di Torino: si apre con un concerto, tra musica e letteratura
di Elisabetta Bolondi
In occasione dell’inaugurazione del 14 ottobre dell’edizione numero 33 del Salone internazionale del libro di Torino, in presenza dopo due anni di fermo, Rai Radio3 ha organizzato un concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Gergely Madaras per celebrare insieme musica e letteratura.
Il 13 ottobre alle ore 20:00 è andato in onda dalla sala Arturo Toscanini di Torino il concerto “Musica per un mondo nuovo”, con la Sinfonia dal nuovo mondo e le Danze slave op. 46 di Antonín Dvořák.
Un auspicio perché dopo la pandemia le attività culturali abbiamo un nuovo slancio.
Per parlare di questo è stato intervistato il grande scrittore spagnolo Javier Cercas, ospite del Salone. In poche parole in un buon italiano, Cercas ha detto come il tempo che ci attende forse non sarà troppo diverso da quello passato, ma ha ricordato come dopo l’epidemia della spagnola negli anni venti del secolo scorso, la letteratura abbia avuto una serie di capolavori straordinari: ha ricordato Joyce, Proust, Virginia Woolf.
Ha spiegato anche come letteratura e vita siano e debbano restare separate: il grande scrittore sa inventare, sa superare il dolore della storia, sa evocare con la sua ispirazione sentimenti condivisi. I suoi grandi romanzi ne sono testimonianza.
E dunque grazie anche al ben augurante titolo, Supernova, si parte aspettando libri, autori, critici che parteciperanno al Salone, diretto da un grande autore di romanzi, Nicola Lagioia.
Salone del Libro di Torino 2021: cos’è cambiato e cosa non perdere tra gli stand
di Paride Candelaresi
Il tema è quello della Selva Oscura, gli editori sono 715, l’entusiasmo è straripante: il Salone del libro 2021 prende il nome di Vita Supernova.
«Il libro è un bene di inestimabile umanità e un motore di crescita».
Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato il via all’edizione di quest’anno con un lungo messaggio. L’inaugurazione in Sala Oro apre la lunga sequenza di incontri, panel, momenti festosi, attesi, quelli da “vedere a tutti i costi”.
Mai come in questa edizione così tanti giornalisti, blogger, bookinfluencer: meno editori e più stampa?
Vado al Salone da molti anni e posso considerarla la libreria più grande del mondo, ma cosa rimane del libro e com’è cambiato il Salone da quando nel 1988 l’amico Angelo Pezzana ha deciso di fondarlo insieme all’imprenditore Guido Accornero? L’effetto novità, la singolarità, ma non il mutamento.
Quando da ragazzi si andava al Salone, nel tempo in cui i libri eran pochi e il tempo era tanto, gli stand geometricamente incastrati a Lingotto Fiere (capolavoro di architettura industriale) rappresentavano aria nuova. Capitava di imbattersi in piccole case editrici (indipendenti all’epoca non era un termine abusato come lo è oggi), irraggiungibili altrimenti, e conoscere autori nuovi di cui poi andare fieri con gli amici.
Il Salone dell’era pre-internet ha funzionato per molti anni da occasione per mettere in contatto realtà lontane: editori, giornalisti, scrittori, critica e pubblico.
E oggi? La stampa tradizionale, ma anche quella online, e poi Instagram, i blog (seri, semiseri, più o meno pop), il web: ce n’è per tutti.
Un ragazzo appassionato di letteratura gotica non faticherà di certo a trovare un editore come ABE e BlackDog; gli amanti del fumetto di certo conoscono Jpop o EdizioniBD; i più riflessivi conoscono Miraggi, Playground, minimumfax e Nottetempo. Sostenere che questa sia occasione per il rilancio (e la conoscenza) della cultura può in effetti suonare fuori dal tempo.
Ma il dubbio rimane: ne vale ancora la pena? Sì, certo. I padiglioni illuminati, le luci, i colori, le ombre disegnate dalle vetrate. Al Salone la luce naturale si fonde con quella artificiale, le copertine dei libri spiccano ovunque, in massa, di costa, in colonna. Un tripudio di colori e chili di carta.
Diciamocelo, il Salone è una giungla, ma l’esperienza è ancora appagante. Come orientarsi dunque? Quali sono gli stand da vedere assolutamente?
Ecco una carrellata (che non vuole essere esaustiva) di editori che non mi sono lasciato sfuggire (e non mi lascerei sfuggire se fossi in voi):
Aragno: un piccolo editore (dipende dai punti di vista) torinese che propone libri piccoli per lettori grandi, opere spesso rimaste sconosciute, letteratura altissima. Nino Aragno ha stampato Firenze di Emilio Cecchi e I salmi di Davide Brullo, giusto per citarne due. Moquette rossa e libri blu scuro. Essenziale, elegantissimo.
Spazio Mufant: stand dedicato alla fantascienza, la vera chicca di quest’anno. Molti ci passano davanti e non si fermano, ma è la vera sorpresa del Salone. Riviste e libri di culto (Armenia, Urania), oggetti, robot, alieni e culture pulp. Imperdibile.
Prehistorica: casa editrice nata nel 2019 di grande rilievo, letteratura francese, titoli imperdibili. Per palati esigenti se fossimo a un wine bar, ma qui siamo a metà tra filosofia e narrativa, saggistica e scrittura ante litteram. Consiglio? L’ora e l’ombra di Pierre Jourde (copertina bellissima di John William Waterhouse).
Einaudi: come ho già scritto sulla mia pagina personale di Instagram: «Maledettamente colti, maledettamente snob, maledettamente irraggiungibili». La casa editrice più invidiata d’Italia presenta uno stand bianco (bianchissimo come la veste grafica dei suoi libri), sobrio, raffinato, impeccabile. Impossibile non andarci. Andreste a Parigi senza passare dal Louvre?
Castelvecchi: Letteratura alternativa, grandi classici, filosofia, saggistica, libri coraggiosi. Quest’anno il titolo di punta è Einstein per perplessi di Andrés Gomberoff e José Edelstein, quest’ultimo intervistato ieri dallo spumeggiante Piergiorgio Odifreddi.
Mondadori: Arnoldo Mondadori è stato uno degli editori italiani più grandi di tutti. Intelligenza veloce e grande imprenditore che ha pubblicato Marino Moretti, Gabriele D’Annunzio, Ada Negri, per dirne alcuni. Ha lanciato gli Oscar Mondadori, riviste per i piccoli e prodotto copertine passate alla storia. Il figlio Alberto fondò Il Saggiatore. Lo stand è sontuoso, commerciale, affollato, ma elegantissimo. E si vede.
Fanucci: il meglio della grande letteratura fantasy e di fantascienza. Spazio sobrio, ma colmo di libri. Philip Dick, Frank Herbert, Thomas Matheson. Titolo del momento? Dune, ma chiedete quello dell’edizione precedente, la copertina è più bella di quella traslucida del film.
Adelphi: se non passi da loro, non sei nessuno. Volenti o nolenti tutte quelle copertine pastello nascondono grandi titoli. Un cubo enorme bianco con la scritta Adelphi aleggia dall’alto, musica che si spande dall’Oval, titoli impervi e grandi classici. Cosa comprare? Ho aperto un sondaggio sui social, i titoli raccomandati: Il cavaliere svedese di Leo Perutz, I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy e tutto Simenon. Ovviamente.
Iperborea: un po’ eco, un po’ moderno, ma colorato, volumi stretti e lunghi e copertine opache, ruvide, bellissime. Geometriche colonne di libri a lisca di pesce e piante agli angoli dei tavoloni imbanditi di letteratura nordica. Tradizione e progresso.
La Corte: migliaia di titoli, migliaia di titoli, ho visto code infinite. Tantissimi ragazzi, il filone fantasy dà soddisfazioni e il catalogo spazia fra narrativa straniera e non. Cosa comprare? Tutti i libri di Jonathan Carroll.
Stand bonus: Neri Pozza. Velluto e moquette bordeaux, ingresso incorniciato di bianco, poltroncine e staff social/stampa a disposizione. Mobili bassi e chiari, passaggio largo e architetto da ringraziare. Titoli dalla copertina ruvida, brossure stupende. Tutto sopra la media: Impossibile metterlo in classifica.
Tutto sommato la più grande fiera dell’editoria ha ancora un suo perché. Come una bella cena al ristorante o una gita in barca: è un’esperienza. Ma con i libri. Bentornato Salone.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bentornato, Salone del Libro di Torino! Cosa non perdere, dal concerto della vigilia agli stand degli editori
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