Nero come la notte
- Autore: Tullio Avoledo
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2020
È stato Bakunin a dire che il caffè, per essere buono, dev’essere nero come la notte, dolce come l’amore e caldo come l’inferno.
Questa citazione si trova alla pagina 354 del nuovo romanzo di Tullio Avoledo, dal titolo Nero come la notte, pubblicato pochi giorni fa da Marsilio. Un libro che mette paura, letteralmente, e che si legge tutto, pagina dopo pagina, con una crescente angoscia, per quello che le vicende raccontate e immaginate dall’autore evocano nel nostro immaginario. Il futuro prossimo che lo scrittore descrive fa riflettere sulle strade che la nostra società sta imboccando, strade che appaiono senza ritorno: da qui l’angoscia che mi ha procurato.
Il poliziotto radiato dallo Stato per comportamento gravemente scorretto, Sergio Stokar, è stato abbandonato gonfio di alcool e di droga, praticamente morente, fuori delle Zattere, un quartiere periferico di una città immaginaria del’estremo Nord Est, dove si sono rifugiati gli extracomunitari che hanno costituito una città autonoma, scacciati da un governo populista ferocemente anti-immigrati. I grandi edifici, tre, che ospitano gli stranieri, sono stati abbandonati in seguito a un’operazione speculativa finita male e ora, in una sorta di comunità autogestita, centinaia di uomini e donne provenienti da tutto il mondo vivono sotto il governo di un consiglio presieduto da Nadia, una rumena potente e coraggiosa. Sergio Stokar è stato accolto, curato e rimesso in piedi da un medico anglo-indiano, che lui chiama con scherno Gunga Din.
Stokar è stato un fascista violento, un poliziotto razzista, anche se coltiva la poesia come un fiore inaspettatamente sorto nella sua mente: ora però, vivendo a contatto con neri, gialli, asiatici e islamici rivede alcune delle sue posizioni e si ritrova amico di insospettabili che gli chiedono, in cambio dell’ospitalità e delle guarigione, di indagare sulla scomparsa di alcune ragazze giovanissime ritrovate morte e orrendamente seviziate e mutilate. Inutile ripercorrere tutta la storia, ricca di immagini truculente, di violenze inimmaginabili, di amori che non sono tali, di delusioni e scoperte sconcertanti. Sergio Stokar vive, ma è costretto a passare per un inferno che non è metaforico, ma letterale: cosa si nasconde dietro uomini ricchi e potenti, cosa cela una città apparentemente ricca, cosa è sepolto sotto i nostri centri urbani, che governo populista e razzista ci aspetta dietro l’angolo, quali relazioni vale la pena vivere e con chi. Avoledo ci accompagna dove non vorremmo mai andare, ci rivela segreti che era meglio ignorare servendosi di una notevole potenza narrativa che ci tiene incollati al racconto anche se troppo spesso vorremmo chiudere gli occhi.
Leggete questo libro se avete stomaco forte e sufficiente distacco: è un romanzo, ma potrebbe essere più vicino a una realtà imminente e temuta. Se è vero che spesso gli scrittori sanno prevedere il futuro, speriamo solo che Tullio Avoledo abbia sbagliato e il suo resti solo un romanzo di fantasia. Scritto con grande efficacia, pieno di contrasti violenti tra bene e male, un noir trascinante, che ci spinge fino agli estremi confini del male assoluto, senza vie di fuga. O forse sì, si può rinunciare a tutto, ci si può rifugiare in un altrove dove Walt Whitman, i classici che non deludono mai, Hemingway ed Erodoto, Antigone e Raskol’nikov possono aiutare a sopravvivere.
Nero come la notte
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