Libri da ardere
- Autore: Amélie Nothomb
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2013
“Libri da ardere” (Robin, 2013) tratta di un testo teatrale che ruota attorno a tre personaggi: due giovani fidanzati e un maturo professore universitario. Marina è una studentessa, Daniel è l’assistente del professore. Il quartiere dove abitava Daniel è stato distrutto dalla guerra e il professore ospita i due ragazzi. Uno dei problemi più gravi e sentiti dai tre personaggi è il freddo. Daniel cerca di riscaldarsi all’università attaccandosi alle tubazioni, Marina invece propone al professore di bruciare i libri, ma la proposta viene scartata. Marina insiste:
“C’è in questo soggetto, in questo verbo, in questo complemento, in questo avverbio, c’è qualcosa, qualsiasi cosa che valga una bella fiammata dentro una stufa?”
è già il secondo anno di guerra e non c’è altro da ardere in casa, rimangono solo le sedie, ma sedersi a terra procurerebbe ancora più freddo. Marina è magrissima e, forse per questo, ha più freddo e diventa sempre più insistente. Il tema del freddo legato alla biblioteca è quasi sicuramente autobiografico perché anche l’autrice, magrissima e anoressica, quando studiava in biblioteca sentiva un freddo terribile. I tre protagonisti del testo iniziano a ragionare sui libri, su quelli che sarebbero meritevoli di essere bruciati ed è anche una resa dei conti tra l’assistente e il suo professore sui libri dati in lettura all’università: disquisiscono sul valore letterario da attribuire alle opere che, alla fine, sono costretti a bruciare. Tra le righe si legge la polemica dell’autrice nei confronti del mondo accademico. Il professore, che aveva ipocritamente imposto libri noiosissimi ai suoi allievi, vuole salvare romanzi semplici. Intanto Marina si lascia andare alle lusinghe del professore ma lo fa con consapevolezza, al solo fine di procurarsi calore con il corpo di lui. Ciò umilia il professore che si sente usato dalla ragazza; i due rispondono a pulsioni animalesche. Il testo fa riflettere su quale sia il valore della cultura in rapporto alla propria vita. I nomi degli autori e delle opere citate nel testo di Amelie Nothomb sono di fantasia, e, alla fine, l’ultimo libro che resta da ardere è “Il ballo dell’osservatorio” ed è l’unico che paradossalmente Marina difende strenuamente.
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