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Recensioni di libri

La città di Massimo Cacciari

Massimo Cacciari, uno dei più importanti filosofi italiani, pone all’attenzione del lettore alcuni interessanti interrogativi, che riguardano la trasformazione dei nuovi assetti urbanistici e il modo di costruire all’interno delle città post-industriali.

Rosa Aimoni
Rosa Aimoni Pubblicato il 22-06-2015

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La città

La città

  • Autore: Massimo Cacciari
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2009

Con La città, Massimo Cacciari, uno dei più importanti filosofi italiani, pone all’attenzione del lettore alcuni interessanti interrogativi, che riguardano la trasformazione dei nuovi assetti urbanistici e il modo di costruire all’interno delle città post-industriali.

Il filosofo affronta l’argomento proponendo un breve excursus storico, nel quale due diverse forme di città antiche, la Polis greca e la Civitas romana, vengono messe a confronto.
La Polis greca era una città destinata ad accogliere persone che avevano le stesse radici culturali. Essa radunava persone appartenenti alla stesso génos, alla stessa stirpe, alle stesse tradizioni.
Per la sua natura, la Polis non era destinata ad espandesi; lo stesso Platone auspicava che essa non si ingrandisse troppo, pena la perdita del suo génos, che ne costituiva l’intrinseca caratteristica.
La Civitas romana, invece, aveva un carattere totalmente diverso; essa era stata fondata da persone che appartenevano a tradizioni e a culture differenti, le quali avevano stabilito di assoggettarsi all’imperio della medesima legge. I cittadini romani non erano uniti dalle stesse origini, come quelli della Polis greca, ma dal medesimo fine.

"Ma qual è il fine da raggiungere? La risposta è imperium sine fine".

I cittadini di Roma si erano dati l’obiettivo di fare della città un impero che domina tutto il mondo, che non ha confini; quindi la Civitas si deveva estendere, doveva ingrandirsi.
Le città europee hanno alla base l’idea della Civitas, non quella della Polis, ed è per questo motivo che, nel corso del tempo, si sono potute trasformare in metropoli.
Le città attuali, però, hanno perso ogni punto di riferimento; gli edifici non sono più costruiti secondo una logica o una programmazione d’insieme.

Nella città post-industriali, chiamate città-territorio, i cambiamenti sono veloci, ed è quindi impossibile delineare un piano urbanistico che sia stabile nel tempo. La città moderna ha perso i luoghi, che sono spazi caratterizzati da funzioni stabili e predefinite. Infatti, dove prima sorgeva un ospedale, ora può sorgere una fabbrica o un parco divertimenti.
La città-territorio muta velocemente, non ammette ostacoli alle proprie frenetiche attività. Ma, se è vero che il nostro corpo è un luogo, è anche vero che noi abbiamo bisogno di luoghi. Tuttavia, i luoghi del futuro non potranno più essere quelli della Polis, ossia degli spazi statici e adibiti sempre alle stesse funzioni, ma dovranno essere progettati in modo tale da recepire la continua e veloce mutazione, che ormai, ci piaccia o meno, fa parte della nostra vita.

Se nella città metropolitana c’erano ancora dei punti di riferimento, costituiti dalle fabbriche e dalle attività produttive attorno alle quali orbitano gli altri edifici, nella città-territorio non esiste più alcun assetto stabile.
Cacciari allora propone il concetto di edificio polivalente:

"Politici e architetti dovrebbero cercare di superare la monofunzionalità e pensare ad edifici davvero polivalenti", che "devono servire a più usi", che devono poter ospitare "persone e funzioni diverse".

In questo modo, i nuovi edifici potranno essere consoni alla vita attuale. Bisogna superare l’idea dell’edificio rigido, pensato solo per una determinata funzione.

Questo breve saggio di Massimo Cacciari offre degli importantissimi spunti di riflessione, e dovrebbe, a mio parere, essere letto da tutti coloro che si occupano di urbanistica.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La città

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