Il 9 marzo 1883 nasceva a Trieste Umberto Saba. Lo ricordiamo attraverso una delle sue poesie più emblematiche, “La capra”.
Della sezione Casa e campagna del Canzoniere di Umberto Saba fa parte, fra le altre, La capra, una delle poesie più celebri e significative dell’artista triestino.
Nel testo, breve ma ricco di significato, è possibile riscontrare tutti i tratti salienti della sua poetica e, principalmente, quello dell’universalità del dolore.
I versi nascono dall’incontro del tutto casuale del poeta con una capretta in un prato: dal belato dell’animale scaturiscono profonde riflessioni sul senso ultimo e vero dell’esistenza umana e di ogni altro essere vivente.
Scopriamo testo, parafrasi e commento della poesia.
La capra di Umberto Saba: testo
Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
La capra: parafrasi
Ho parlato a una capra.
Era legata in un prato ed era sola.
Aveva appena mangiato, era bagnata
per la pioggia e belava.
Quel belato mi sembrava solidale con il mio dolore.
Ed io risposi, prima
per scherzo, poi perché il dolore è eterno,
ha un’unica voce ed è immutabile.
Sentivo questa voce (del dolore)
gemere nel verso di una capra solitaria.
In una capra dal viso somigliante a quello degli ebrei,
sentivo il lamento di tutti i mali,
di tutte le creature.
Schema metrico e figure retoriche
La capra si compone di tre strofe irregolari di endecasillabi e settenari tranne l’ultimo verso, che è un quinario.
I versi sono legati fra loro attraverso un sapiente gioco di assonanze e rime disposte liberamente.
Notevole la presenza di figure retoriche, tra le quali segnaliamo:
- Assonanze = "capra-legata" (vv. 1-2), "bagnata-belava" (vv. 3-4), "prima-sentiva" (vv. 6-9), "semita-sentiva" (vv. 11-12).
- Similitudine sottintesa = "Quell’uguale belato era fraterno" (v. 5)
- Iperbole = "il dolore è eterno" (v. 7).
- Metafora = "In una capra dal viso semita" (v. 11)
- Sineddoche = "In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita" (vv. 11-12-13).
- Anafora = "sentiva" (vv. 9-12).
- numerosi Enjambements = vv. 3-4; 5-6; 6-7; 9-10; 11-12.
Si riscontrano inoltre varie rime disposte secondo uno schema libero: fraterno-eterno, varia-solitaria, semita-vita ecc.
La capra di Umberto Saba: analisi e commento
Come sempre accade in Saba, anche La capra trae spunto dalla quotidianità, ma proprio da ciò che apparentemente sembra semplice e persino banale, scaturisce una riflessione profonda sul senso della vita.
I pochi versi che compongono La capra, bastano a esprimere in modo oggettivo la concezione del tutto pessimistica che l’autore ha dell’esistenza, sia essa umana o animale.
Le vicende e i drammi personali entrano solo superficialmente nel componimento e lasciano spazio a considerazioni più ampie, che abbracciano tutto il creato (come accade in Leopardi e in Montale).
In tal caso la meditazione nasce da un incontro casuale durante una passeggiata.
Il poeta si trova di fronte a una capra in evidente stato di difficoltà: l’animale ha mangiato, ma è zuppo di pioggia, legato e solo.
Il suo belato diventa così il lamento di ciascuno, espressione di un dolore che riguarda indistintamente tutti, in quanto gli esseri viventi, da sempre, sono accomunati da una eterna legge di dolore che non risparmia nessuno.
Per questo Saba sente la capra fraterna, simile a lui, affatto distante dal suo essere e dal suo mondo.
L’ultima strofa del componimento assume un tono sentenzioso e solenne che ribalta completamente quello descrittivo e provocatorio dell’inizio.
L’immagine del poeta che dialoga con la capra, dapprima buffa agli occhi del lettore e persino dell’autore stesso che risponde al belato "per celia", diventa ora consapevolmente seria e partecipe.
L’orizzonte si allarga dall’animale all’umano e la fraternità si radica nel comune dolore.
L’anafora "male" e "vita" che chiude La capra, esprime e ribadisce in modo inequivocabile l’idea pessimistica e universalistica che l’artista triestino ha della vita, umana o animale che sia.
"Capra dal viso semita": la spiegazione del verso
Nel primo verso della terza strofa, la barbetta della capra ricorda a Saba un "viso semita", ovvero di un ebreo.
Anche se l’immagine è forse un po’ stereotipata, l’espressione è una felicissima intuizione dell’autore: il dolore assume i tratti del popolo più perseguitato della storia.
Non possiamo dimenticare infatti, che il poeta stesso era ebreo per parte di madre ed aveva pertanto sperimentato sulla propria pelle la sofferenza dovuta al pregiudizio e all’isolamento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La capra” di Umberto Saba: analisi e commento della poesia
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