Nasceva a Trieste il 9 marzo 1883 Umberto Saba, una delle voci più intense del Novecento letterario italiano. In occasione dell’anniversario della nascita del poeta ricordiamo la splendida poesia Amai, ritenuta la sua dichiarazione di poetica. Questa poesia fu pubblicata per la prima volta nella sezione Mediterranee, che comprende i componimenti composti tra il 1945 e il 1946, nell’edizione del Canzoniere del 1948.
Nel suo Canzoniere (1913-1948), un peculiare romanzo in versi, Saba narrava la propria autobiografia poetica passando attraverso anni di storia italiana in un’accurata indagine psicologica che si tramutava in indagine sociale.
La poesia di Saba è umile, onesta, ma sottintende significati profondi che sembrano sondare gli abissi dell’anima. Il linguaggio si serve di un classicismo ritenuto anacronistico per l’epoca, che tuttavia contribuisce a dare ai componimenti uno stile peculiare che ricorda tratti Petrarca, Leopardi e Parini, ma riadattati in un pensiero più contemporaneo.
Vediamo insieme testo, parafrasi e analisi del componimento Amai.
Amai di Umberto Saba: testo
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Amai di Umberto Saba: parafrasi
Ho amato parole logorate,
consumate dall’uso di cui ormai nessuno osava servirsi.
Mi ha sempre affascinato
la rima fiore/amore,
la più antica e difficile del mondo.
Ho amato la verità che è sepolta nel profondo dell’anima,
come se fosse un sogno dimenticato, che solo il dolore
è capace di comprendere e consolare.
Il cuore quindi con paura
si avvicina alla verità, ma poi non la abbandona più.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
la poesia lasciata alla fine della mia partita [la vita, Ndr].
Amai di Umberto Saba: analisi
La lirica si compone di tre strofe in endecasillabi sciolti. L’incipit è segnato dall’anafora Amai, che emblematicamente dà il titolo al componimento e scandisce il ritmo e il tempo della poesia in tre atti distinti che ne segnano l’evoluzione.
Nella prima strofa con il verbo “amare”, coniugato al passato, Umberto Saba esprime la sua prima dichiarazione di poetica: afferma di aver sempre amato parole antiche, logorate dall’uso e di essersi servito di un lessico semplice, di matrice classica, che si discosta di proposito dallo stile delle Avanguardie novecentesche.
Il riferimento alla rima baciata “fiore/amore” non è casuale, ma rimanda a una celebre poesia del Canzoniere, Trieste, nella quale compaiono i seguenti versi:
Con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Dopo aver parlato dello stile della sua poesia, Saba passa ad analizzarne i contenuti. Nella seconda strofa l’autore fa riferimento a quella ricerca della verità che è lo scopo fondante della sua poesia.
La verità che giace al fondo è alla base della peculiare struttura psicanalitica del Canzoniere, che segna una rivoluzione nella poesia Novecentesca. È quella verità profonda sull’esistenza ostinatamente ricercata dal cuore dell’uomo, che spesso si comprende e percepisce solo nel dolore, che il poeta cerca di ritrarre ed esprimere attraverso i suoi componimenti.
La terza strofa infine presenta il verbo “amare” al presente: “Amo” e sembra rivolgersi direttamente al destinatario dei suoi versi. Con l’apostrofe “Te” si appella al suo lettore.
Umberto Saba conclude la sua dichiarazione di poetica affermando di augurarsi di lasciare almeno una poesia di valore al suo pubblico. Le ultime parole suonano come un testamento: nella buona carta alla fine del suo gioco, Saba sembra intravedere la poesia, sua unica eredità per il mondo.
Dopo la sua morte sarà infatti la poesia, che spera sia “buona”, a raccontare l’essenza della sua persona e la sua vita.
Amai di Umberto Saba: figure retoriche
- Anafora con polittoto: Amai...Amai ripetizione del verbo a breve distanza
- Iperbole: Amai/M’incantò (vv.1-2)
- Enjambement: scandisce il ritmo e l’andamento dei versi vv. 1-2, 3-4, 6-7, 9-10.
- Metafora: che il dolore riscopre amica (vv. 6-7).
- Personificazione: la verità (v.5) - il cuore (v.7).
- Similitudine: come un sogno obliato (v.6)
- Latinismo: l’uso del termine arcaico “obliato” per dire dimenticato (v.6)
Amai di Umberto Saba: commento
I critici leggono in Amai una dichiarazione di poetica di Umberto Saba. Il componimento tuttavia può essere anche letto come l’espressione più profonda del pensiero e della psicologia dell’autore.
In sole tre strofe Saba esprime gli ideali che hanno guidato tutta la sua vita: l’ostinata ricerca della verità e la passione del cuore che si esprime attraverso gesti e parole semplici.
In pochi versi esprime tutto l’amore e il dolore che fanno parte dell’esistenza e si intrecciano ad essa in un connubio inscindibile. Saba parla dell’affannata ricerca di consapevolezza dell’anima umana e del suo perenne struggimento.
Persino in quella rima banale “fiore/amore”, ritornello della sua poetica, l’autore riesce a condensare un concetto dal valore inesprimibile: l’essenza della vita si esprime in quelle emozioni semplici, dal significato individuale eppure collettivo, che accomunano tutta l’umanità.
Pier Paolo Pasolini definì Umberto Saba come “il più difficile dei poeti contemporanei”. Lui sì che aveva capito che quella rima “fiore/amore” non era affatto scontata, ma il significato essenziale della poesia di ogni tempo e luogo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Amai” di Umberto Saba: testo e analisi della poesia
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