L’allievo
- Autore: Henry James
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2019
Il racconto “L’allievo” (Elliot 2019, titolo originale "The Pupil", Introduzione e cura di Angelo Molica Franco, traduzione di Federica Bertola, Giulia Costantini e Federica Sgubbi, Revisione della traduzione di Monica Rita Bedana) di Henry James (New York, 15 aprile 1843 - Londra, 28 febbraio 1916) fu pubblicato dallo scrittore e critico letterario statunitense naturalizzato inglese nel 1891.
Sapete, è tutto appannato da questo, però; tutto in balia di un punto debole!
Pemberton, giovane precettore squattrinato con la sola dote di essersi laureato a Oxford, si trovava di fronte al suo futuro allievo. Morgan Moreen di 11 anni, timido e di salute cagionevole, il suo piccolo cuore era malato, era dotato di una grande bocca e di orecchie altrettanto grandi che impedivano di considerarlo aggraziato. Eppure Pemberton intuiva che dietro quell’aspetto il ragazzino fosse più intelligente di lui.
Accettato il lavoro, quando si era trattato di stabilire il compenso, Mrs Moreen era stata più che vaga, già questa iniziale risposta avrebbe dovuto mettere sull’avviso Pemberton, ma il nostro eroe era ingenuo e inesperto nei confronti delle trappole che la vita dissemina a ciascun individuo lungo il suo percorso esistenziale. Eppure Pemberton notando “il visetto ironico” di Morgan aveva compreso che con il suo futuro allievo non si sarebbe mai annoiato, anzi. Il ragazzino sarebbe stato una continua fonte di stimoli e l’idea, pur inquietando il precettore, lo affascinava allo stesso tempo.
Affascinanti si sarebbero rivelati anche i Moreen, padre e madre più, oltre a Morgan, il figlio maggiore Ulick e le sorelle Paula ed Amy, che apparivano agli occhi verginali di Pemberton come una famiglia di bohémien, cittadini del mondo, cosmopoliti, affabulatori, colti e versati nelle lingue. Una cortina fumogena messa ad arte che nascondeva la scaltrezza e la spregiudicatezza del clan, uso a non onorare i debiti, come il conto di un albergo. Anche il salario del precettore non veniva saldato, più cresceva l’intensità del rapporto di affetto, stima e profonda amicizia tra docente e discente e più cresceva la somma da dare al povero Pemberton, colpevole di troppa onestà, non solo intellettuale.
[…] immaginò che vivere insieme a loro sarebbe stato toccare finalmente con mano la vita vera.
Figura chiave del realismo letterario del XIX secolo, scrittore e critico tra i più importanti della fine Ottocento e Novecento, Henry James, scrisse questo racconto lungo di ambientazione europea qualche anno dopo il successo de “I bostoniani” (1886) romanzo di ambientazione americana. La bellezza e la raffinatezza dello scritto sta tutta nella splendida descrizione del rapporto tra Pemberton e Morgan, contrapposto alla recita teatrale che hanno elevato a sistema di vita i Moreen. Un dramma sta per compiersi, perché anche questa volta James priva del lieto fine i suoi fedeli estimatori.
Il destino di Morgan era segnato, il suo sguardo acuto e malinconico, testimoniato dalla figura di copertina del testo che ritrae l’olio su tela “The boy” (1919) di Amedeo Modigliani conservato presso il Museum of Art di Indianapolis, stava per spegnersi per sempre. A Mr Moreen non restava altro che accettare il lutto “come un perfetto uomo di mondo”.
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