Venezia è un luogo che vanta molti primati. Tra i tanti c’è anche un giardino sull’acqua. Si trova sull’isola della Giudecca alle spalle del convento della Santa Croce ed è un luogo che intreccia la sua esistenza con la letteratura.
Il nome, giardino Eden, lo deve non alla perfezione ultraterrena, ma al suo primo proprietario e ideatore, il gentiluomo inglese Frederic Eden che ne ha descritto il processo di creazione in un libro, Un giardino a Venezia, edito per la prima volta nel 1903 a cura della rivista Country Life, esattamente 120 anni fa.
Pubblicato in Italia dalle edizioni Pendragon nel 2008 (traduzione di Maria Grazia Perugini), racconta un paradiso personale che ha ispirato anche numerosi scrittori e artisti.
Il giardino Eden: cos’è e dove si trova
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In realtà il giardino Eden è un luogo mitologico. Attira l’attenzione per la vegetazione fitta che sembra aver preso il sopravvento su cancelli, mura, tetti, pergole.
A oggi, come il Paradiso primigenio, è vietato all’uomo. Chiuso al pubblico per volontà del suo ultimo possessore, l’artista austriaco Friedensreich Hundertwasser, deve la sua fama unicamente alle pagine del libro che lo eterna e alle descrizioni dei fortunati visitatori del passato.
Frederic Eden, il suo ideatore, è il prozio del primo ministro inglese Antony Eden, mentre sua moglie Caroline Jekyll è sorella di quel Walter che prestò a Robert Louis Stevenson il cognome per il suo Lo strano caso del dottor Jekyll e il signor Hide, restando in tema di richiami letterari.
Innamorati di calli e canali, i coniugi si stabiliscono a Venezia a fine 800. Insieme acquistano un terreno alla Giudecca e lo trasformano. Sono anni di progettazione e lavori. Un impegno che però lascia il tempo per un dettagliato resoconto scritto. Nasce così il libro che conserva le fotografie originali dell’epoca sullo sfondo di una Venezia magica.
Eden è costretto in sedia a rotelle. Il clima, il sole, la luce stessa e le architetture, oltre alla varietà di una città che sembra mutare continuamente, gli giovano. Ma, a un certo punto, desidera di più e in lui nasce l’idea di un luogo da plasmare a sua immagine.
Il terreno che sceglie è in stato di quasi abbandono:
Davanti alla palazzina c’era un piccolo cortile con in mezzo un pozzo, entrambi circondati da una brutta recinzione in ferro. Ancora di fronte, oltre un largo sentiero molto battuto, c’era un piccolo giardino quadrato delimitato da una sgraziata siepe di tuie ed Euonymus. Agli angoli, all’interno della siepe, quattro maestosi cipressi, slanciati e vigorosi, sembravano e sembrano ancora oggi indicare il paradiso.
L’incuria non basta a nascondere la bellezza e il futuro giardiniere intuisce le potenzialità dello spazio che si trova di fronte:
A terra giacevano statue e vasi di pietra, abilmente scolpiti con fiori e frutta, un tempo collocati su pilastri all’ingresso della palazzina. Due pergolati, uno di gelsomino giallo e l’altro di caprifoglio, erano crollati sui tavoli circolari di pietra ai quali un tempo facevano ombra.
Una manciata di anni più tardi il luogo è irriconoscibile.
Eden dirige personalmente i lavori, conosce qualità ed esigenze di ogni specie. E fa scelte precise. Installa pergole, viali, filari e bordure e persino un piccolo allevamento bovino. E poi una vasca per la raccolta di acqua piovana e un sistema di irrigazione innovativo.
Dove prima c’erano solo carciofi, ora fioriscono rose, alberi da frutto, gelsi, allori, oleandri, magnolie, peschi, uva, marinelli, mughetti, gigli, iris in un continuo alternarsi di colori a seconda delle stagioni.
Il giardino Eden: gli ospiti illustri
Gli Eden non sono gelosi del loro paradiso privato. Ne vanno giustamente fieri e nei tempi d’oro qui ospitano personaggi di spicco e scrittori: Marcel Proust, Rainer Maria Rilke, Eleonora Duse.
Grazie a loro il mito del giardino sopravvive ai suoi ideatori. Così come la possibilità di immaginarlo, osservando dall’esterno le mura che lo racchiudono, magari rileggendo pagine famose.
Il giardino di Henry James
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Tra i visitatori c’è anche Henry James, l’autore del famoso Ritratto di Signora che per Venezia nutre un amore viscerale.
Il buen retiro degli Eden lo affascina e finisce tra le pagine di un altro suo libro, Il Carteggio Aspern (Mondadori, traduzione di Franco Garnero).
A colpire l’autore:
È l’idea di un giardino in mezzo al mare.
Ma è l’atmosfera del luogo quella che riesce a restituire al meglio nel suo racconto.
I giorni della vera estate arrivarono e cominciarono a passare e, mentre mi voltavo indietro considerarli, mi apparvero quasi come i più felici della mia vita. Feci sempre più attenzione a esser in giardino ogni volta che non era troppo caldo. Avevo sistemato una pergola e un tavolo basso con una poltrona e ci andavo con libri e cartelle – avevo sempre qualcosa da scrivere a portata di mano – e lavoravo e aspettavo e riflettevo e speravo, mentre le ore dorate trascorrevano e le piante si bevevano la luce e l’imperscrutabile vecchio palazzo impallidiva e poi, mentre il giorno svaniva, cominciava a riprendersi e a brillare, e le mie carte frusciavano alla vaga brezza dell’Adriatico.
Il Giardino di Eden nei romanzi di Gabriele D’Annunzio e Serena Dandini
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Henry James non è l’unico a scrivere del Giardino di Eden. Gabriele D’Annunzio ne parla nel romanzo Il fuoco e più di recente a raccontarlo è Serena Dandini in Cronache dal Paradiso pubblicato per Einaudi nel 2022.
In fondo:
Che l’Eden perduto sia reale o solo sognato poco conta: ognuno può immaginarsi un Paradiso su misura e decidere di spendere la vita per riconquistarlo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giardino Eden: a Venezia il luogo che ispirò Henry James e Gabriele D’Annunzio
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