Il suicidio di Israele
- Autore: Anna Foa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2024
Il libro di Anna Foa Il suicidio di Israele (Laterza, 2024) è uno di quelli che attira il lettore con un titolo evocativo e suggerisce come chi osserva la tragedia di Israele attribuisca le responsabilità a Netanyahu, il quale, con la sua politica, rischia non solo di annientare il nemico storico Hamas, soprattutto dopo il 7 ottobre, ma anche di danneggiare se stesso e il proprio popolo.
Non è difficile capire come il parlare di suicidio sia sembrato, agli occhi dei sostenitori di Israele, quasi un tentativo dell’autrice di schierarsi con chi condanna Israele e di augurarsi che questo soccomba sotto i colpi dei suoi nemici.
Naturalmente, non è così. L’autrice, un’ebrea della diaspora, ha voluto trattare in un breve saggio di circa 100 pagine ciò che sta accadendo in Israele e in Palestina, specialmente dopo il tragico massacro del 7 ottobre e le distruzioni causate dalla guerra a Gaza. Il suo obiettivo è rendere questi eventi comprensibili anche a chi non ha familiarità con la storia del Medio Oriente, contribuendo a contrastare il crescente antisemitismo che si diffonde nel mondo.
La nascita dello stato di Israele ha trasformato profondamente le identità degli ebrei, sia nella diaspora che nella nuova nazione. Oggi, gli ebrei vengono spesso assimilati tout court agli israeliani e ai sionisti, e il conflitto a Gaza continua ad alimentare l’antisemitismo in varie parti del mondo.
Le identità degli ebrei nella diaspora hanno subito mutamenti significativi: dal 1950, con la promulgazione della Legge del Ritorno, ogni ebreo nel mondo può ottenere la cittadinanza israeliana, consacrando così Israele come lo “stato degli ebrei”. Con questo processo, Israele si è posto come l’erede morale dei sei milioni di ebrei assassinati nella Shoah e ha assunto il compito di custodirne la memoria. Il passaggio dai ghetti alla Terra d’Israele sembra quasi segnare la rinascita ebraica nella terra dei padri e la fine della diaspora.
Nel frattempo, dopo secoli di convivenza tra arabi ed ebrei, i paesi arabi si sono quasi completamente svuotati delle comunità ebraiche. C’è, però, un’altra identità che si è trasformata in questo periodo segnato da esodi, guerre, e profughi: quella palestinese. Due memorie, due identità contrapposte, ma intrinsecamente legate, in cui una si percepisce come vittima dell’altra. Lo saranno per sempre, oppure esiste una possibilità di dialogo, anche tra memorie e identità così profondamente segnate dal dolore?
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