Il potere dei sogni
- Autore: Luis Sepúlveda
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2012
Il potere dei sogni (Guanda, 2012, trad. I. Carmignani) di Luis Sepúlveda appartiene a quella categoria di libri fatti per raccogliere i contributi che un autore ha pubblicato nel tempo e in diversi luoghi e su vari argomenti. In questo caso, tra gli argomenti trattati prevale senz’altro il ricordo del passato ideologico, politico e rivoluzionario più o meno recente, sicuramente non ancora appagato.
"Discutevamo, bastava che fossimo in due in una stanza o in un bar perché iniziasse un’appassionata discussione su come sarebbe stato il futuro."
È un libro al quale ci si appassiona oppure no, non tanto perché se ne apprezzi o meno la direzione politica verso cui tendono le idee, ma piuttosto perché sarebbe necessario essere disposti ad accettare il tono intransigente e una prosa diretta, a volte inelegante se non persino spigolosa. Visto da una prospettiva più ampia, ricorrono temi quali l’amicizia, gli effetti del tempo che scorre, la ricerca di un messaggio universale di cui farsi portatore, e questa forse è la cifra più apprezzabile dell’intero libro. Notevole il capitolo intitolato Una vecchia Moleskine.
"Non esiste più neppure Bruce Chatwin, lentamente i suoi libri iniziano a essere dimenticati e, nelle librerie, le imposture letterarie stile Il codice Da Vinci occupano gli spazi e si moltiplicano."
Il tema del sogno, da cui proviene il titolo, è generalmente associato al contenuto dell’intero volume, ma solo in seguito a un’analisi frettolosa e superficiale. È l’argomento del primo capitolo e poi, volendo, si può supporre qualche volta come chiave interpretativa, ma niente di più.
"Sognavo che tutti quei libri rinchiusi volevano parlare, che aspettavano il giusto interlocutore, e quello ero io."
La domanda potrebbe essere la seguente: Sepúlveda infine, dice qualcosa di nuovo? Propone, ad esempio, istanze e idee che possano sollecitare sviluppi originali? O piuttosto non ci troviamo di fronte a luoghi comuni — veri o no, non è questo il punto — sulla guerra in Iraq, sulle dittature militari, sulle politiche dei governi di destra, sull’imperialismo degli Stati Uniti, oppure di fronte a idee con le quali ci confrontiamo da decenni?
L’impressione che se ne ricava è che si tratti di un libro ampiamente sopravvalutato, non tra i migliori dell’autore, e che risulta non agevole, non tanto a causa delle idee, condivisibili o meno, ma per lo stile del ragionamento e del linguaggio che vuole essere schietto e che invece lascia trasparire un rancore fastidioso.
Il potere dei sogni
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