Il gioco di Ripper
- Autore: Isabel Allende
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
«Mia madre è ancora viva, ma sarà uccisa il Venerdì Santo a mezzanotte» fu l’avvertimento di Amanda Martin all’ispettore capo e lui la prese sul serio visto che aveva dato prova di saperne più di lui e di tutti gli agenti della Sezione Omicidi.
Una serie di efferati omicidi stava sconvolgendo la città di San Francisco, preannunciata in televisione nel settembre 2011 da Celeste Roko, la celebre astrologa californiana che aveva parlato della “profezia del bagno di sangue”. La diciassettenne Amanda, figlia di Bob Martin, capo della Sezione Omicidi di San Francisco, interna in un collegio femminile e che aveva un fiuto eccezionale per le indagini criminali, adorava giocare on line a Ripper, un gioco di ruolo ispirato a Jack lo Squartatore (Jack the Ripper) nel quale si dovevano scoprire gli autori di fittizi omicidi ambientati nel XIX Secolo “in una Londra sempre avvolta da una densa foschia”. La sagace Amanda (maestra del gioco) aveva proposto agli altri giocatori (quattro adolescenti selezionati sparsi per il mondo) che comunicavano tra di loro via internet per catturare ed eliminare il misterioso Jack lo Squartatore, di investigare su quanto stava accadendo a San Francisco. Amanda, “creatura magra e sgraziata”, il cui mentore, nonno Blake Jackson ex farmacista, non poteva sospettare che presto il divertimento avrebbe assunto toni violenti e che sua madre Indiana Jackson sarebbe stata una delle vittime. Amanda, il nonno che “partecipava al gioco di ruolo per condividere con la nipote qualcosa in più oltre i film dell’orrore” e i complici di Ripper (un ragazzo paraplegico della Nuova Zelanda, un adolescente del New Jersey, una ragazza di Montreal con gravi disturbi dell’alimentazione e un orfano afroamericano di 13 anni con un alto quoziente intellettuale) avevano trasformato il gioco in un metodo d’investigazione criminale senza immaginare in che guaio si stavano per cacciare. Tutto questo mentre l’ignara Indiana nel suo ambulatorio situato nel cuore del quartiere italiano di San Francisco continuava a praticare le sue doti di guaritrice attraverso varie tecniche: massaggio intuitivo, reiki, magneti, cristalli, aromaterapia.
“L’Indiana alleviava i sintomi, negoziava con il dolore, cercava di eliminare l’energia negativa e di fortificare il paziente”.
La donna non era l’ennesima ciarlatana New Age, perché possedeva il dono della guarigione. Del resto se non si ha una malattia mortale si guarisce sempre da soli, sosteneva da sempre la bella e sensuale Indiana che “galleggiava nella stratosfera predicando pace e amore mezzo secolo dopo gli hippie”. Indiana aveva una relazione con Alan Keller lo scapolo più desiderabile della città, perché l’uomo aveva fascino e una notevole fortuna, però la guaritrice non disdegnava le attenzioni di un suo paziente, Ryan Miller ex Navy Seal padrone di Attila, cane da guerra di razza malinos belga con pedigree.
“Aleggiava il sospetto che tale amicizia si sarebbe potuta trasformare in passione...”.
Nel romanzo Il gioco di Ripper (titolo originale del volume Ripper, traduzione di Elena Liverani, Feltrinelli, 2013), dedicato “A William C. Gordon, mio socio in amore e nel crimine”, l’autrice si diverte a giocare con una trama “gialla” ambientandola nella nebbiosa San Francisco, città nella quale la Allende vive da molti anni. Leggendo il libro i lettori più giovani si appassioneranno alle vicende dell’intelligentissima Amanda che catalogava la gente in base all’olfatto, mentre i lettori più grandi ripenseranno con nostalgia al realismo magico contenuto ne La casa degli spiriti, in Eva Luna o ne Il Piano infinito, giusto per citare i volumi più noti di un’autrice di indubbio talento e fantasia. Nelle pagine dei ringraziamenti Isabel Allende scrive che
“questo libro è nato l’8 gennaio 2012 perché la mia agente, Carmen Balcells, suggerì a Willie Gordon, mio marito, e a me di scrivere un giallo a quattro mani. Ci provammo, ma dopo ventiquattr’ore fu evidente che il progetto si sarebbe concluso in un divorzio e pertanto lui continuò a dedicarsi alle sue cose – il suo sesto romanzo poliziesco – e io mi rinchiusi a scrivere da sola, come sempre. Tuttavia, questo libro, senza Willie non esisterebbe; mi ha aiutato per quanto riguarda la struttura e la suspense e mi ha sostenuto quando ero sul punto di cedere”.
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