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Recensioni di libri

Il figlio del direttore di Piersandro Pallavicini

Mondadori editore, 2023 - Romanzo sul ricordo di un padre troppo ingombrante e le scelte di vita di un figlio ormai invecchiato che non rinuncia alle gioie della vita.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 01-02-2023
Il figlio del direttore

Il figlio del direttore

  • Autore: Piersandro Pallavicini
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2023

Il figlio del direttore (Mondadori, 2023), ultimo romanzo di Piersandro Pallavicini, è un bellissimo esempio di stile e sapienza letteraria. Il protagonista è Michelangelo Borromeo, un uomo che va per accumulo: prima i libri ereditati col negozio di copie introvabili e prime edizioni e poi la parte gourmet dove la fanno da padrone champagne d’annata e i cru, coi singoli vitigni che costano moltissimo, tra delizie da vendere su Internet. La vita di Michelangelo sembra esaurirsi nel negozio, ma in realtà nei fine settimana con la sua Porsche 911 coupé se ne va in Costa Azzurra, dove si adatta a fare il solitario che non rinuncia ai piaceri della tavola e a una raffinatezza congenita nello scegliere vestiti, cravatte e scarpe. Sempre impeccabile, Michelangelo sembra aver rinunciato solo ai piaceri del sesso, ma il resto è a sua disposizione.

Con uno stile così maturo e duraturo, Pallavicini non rinuncia a un’indagine psicologica del personaggio, che riceve una telefonata dal cellulare del padre, morto da due anni (dando la dimostrazione che su un buon canovaccio va bene anche un po’ di letteratura di genere). Chiaramente preoccupato, ma neanche tanto perché ha la consapevolezza che la vita è solo quella che viviamo e poi tutto sparisce, Michelangelo cerca di capire razionalmente in quali mani sia finito il cellulare paterno. Conosciamo quindi la vita goliardica del padre, che era stato direttore bancario, ma con gusti popolari esibiti, che andavano dal vino di una vigna del posto, tra Vigevano e Pavia, a salami e conserve fatte in casa che costituivano la sua degenerazione in fatto di gusto a prelibatezze. Michelangelo fin da giovane pativa quest’assenza di gusto paterno, questa crapula continua del genitore, ma anche tutti gli spostamenti a causa del lavoro del padre tra Pavia, Busto Arsizio, Vigevano e Cantù, la storia parallela con una donna che non era sua moglie e la tendenza a prendere in giro gli omosessuali. Un omofobo nato che traeva giovamento nel ricordare tra italiano e dialetto quanti sono i vocaboli per rinominare un gay. A Michelangelo sembrava l’apoteosi della volgarità, facendo aleggiare anche un alone di disprezzo per il padre. Dopo la morte, Michelangelo chiude la casa del padre con l’intenzione di venderla, ma lascia tutto così com’è, non sa nemmeno se ci siano cellulari in carica o panni sporchi nella lavatrice.

Un padre eccessivo anche con le donne: gli piacciono tutte, tranne le grasse o con difetti fisici. D’altra parte un suo compagno di liceo (di cui non parleremo, perché c’è una sorta di giostra "felliniana" con alcuni componenti che scopriremo man mano nel romanzo) gli dice chiaro e tondo che il padre di Michelangelo pensava che il figlio fosse gay. Erano ancora i tempi in cui gli adolescenti maschi andavano col padre da qualche "donnina allegra" che di allegro aveva poco o niente, che svezzava l’adolescente. Michelangelo non fece questa prova di virilità, proprio a causa delle voci che non avesse avuto nemmeno una fidanzatina, ma in compenso trovò la donna della sua vita all’Università, Marcella, con cui aveva passato i suoi anni migliori.
Nel romanzo appare chiara la dinamica: più il padre si involgariva, bevendo dei vini orribili per rovinarsi il fegato del tutto, più Michelangelo diventava raffinato coi suoi cru, le ostriche, l’aragosta, il pescato del giorno. Non si sono mai chiariti da vivi, figuriamoci dopo la morte del genitore.

Lo scrittore di Pavia, che ha da tempo un suo "tono" letterario come i migliori scrittori italiani, ci racconta di un personaggio che ha il rimpianto per la sua libreria di pezzi unici e nutre invidia per un altro libraio di libri antichi riuscito nell’ardua impresa di acquistare un libro introvabile di Pier Vittorio Tondelli, dal titolo I biglietti per gli amici, uscito inizialmente con solo ventiquattro libri autografati.

L’autore del libro riesce a miscelare le atmosfere umbratili delle città (ma soprattutto cittadine) che sono vicine al fiume Po con l’atmosfera della Costa Azzurra e di Cap d’Antibes, portando avanti anche questo lavoro di indagine su chi possa esserci nell’appartamento paterno, dove stanno capitando troppe stranezze. Da non più giovane, ma nemmeno anziano, Michelangelo capirà che dei nostri genitori non sappiamo mai niente, pur volendolo.

Il figlio del direttore

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il figlio del direttore

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