Mondadori nella collana “Strade blu” pubblica L’arte del buon uccidere (2021, pp. 180) di Piersandro Pallavicini, che si diverte a stilare una lista di persone insopportabili, da abbattere senza pietà.
Per la stesura del testo il buon Pallavicini, nato a Vigevano nel 1962 ma vive a Pavia, dove lavora come professore ordinario al Dipartimento di Chimica dell’università cittadina e fa ricerca in campo nanochimico, si è ispirato a una celebre serie di libri dello scrittore, paroliere, autore televisivo e umorista Antonio Amurri (Ancona, 28 giugno 1925 – Roma, 18 dicembre 1992) pubblicata da Mondadori negli anni Settanta (Come ammazzare la moglie/il marito, Come ammazzare mamma e papà, Come ammazzare la suocera, Stavolta m’ammazzo sul serio), le cui definizioni, come “Il marito blackendekeriano”, “Il marito casalingoide”, “Il marito che ci prova con le amiche della moglie” sono entrate nell’immaginario collettivo.
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Nell’Introduzione al volume dedicato “Agli ultimi anacronistici sostenitori della gentilezza e della cortesia”, l’autore stila un breve elenco dei moderni rompiscatole: i precisini, i pignoli, gli attaccabottoni, gli attaccabrighe, i boriosi, i falsi umili, i veri arroganti, i passivo-aggressivi, gli aggressivo-aggressivi, gli approssimativi, gli ignavi, gli sbruffoni, i viscidi, i puzzolenti, i volgari, i meschini, le beghine, i filistei, i truffatori. Come eliminare questi rompiscatole? Semplice: occorre studiare a fondo tipologia e psicologia del rompiscatole che ci tormenta, per poi procedere alla sua eliminazione con grazia e intelligenza, utilizzando il metodo più consono.
Certo è difficile da sopportare per esempio quelle che la mattina, in corriera, strapazzano il marito al telefono, una categoria molesta ma fortunatamente intercettabile solo su ben determinati mezzi di trasporto, dunque in linea di principio evitabile. Cosa dire allora di quelli che non sono mai stati in un ristorante stellato, ma ne hanno ugualmente una ben precisa, assurda opinione o come sopportare l’invasato che ti dà del fascista a sproposito o l’incolto che ti dà del radical chic sempre a sproposito.
Pallavicini inoltre puntualizza che durante l’autunno del 2020, in piena seconda ondata causata dal virus Covid-19, il mefitico virus ha portato alla luce, oltre ai danni che ha procurato, anche una categorie di persone le cui deprecabili abitudini sono state svelate proprio dall’emergenza pandemica, a cui va dunque imputato anche questo ulteriore costo sociale. Quelli che parlando di qualsiasi cosa dicono “ai tempi del coronavirus”, quelli che quando gli chiedevano di consigliare un libro da leggere durante il confinamento suggerivano La peste di Camus o i capitoli dei Promessi sposi sulla seicentesca peste milanese, quelli che nel primo periodo con i più alti contagi giornalieri scrivevano sui social “sarà una catastrofe e alla fine si conteranno i vivi”, quelli che non si rassegnano al fatto che il virus non è un esperimento di laboratorio sfuggito al controllo, e nemmeno un effetto della rete 5G, quelli che, invece, all’inizio dell’epidemia prendevano per i fondelli chi si preoccupava ed erano tutto un “mannò, è solo un’influenza un po’ più fortina”. Altro che influenza…
L’elenco è lungo, divertitevi a scoprire le altre categorie, ma è proprio vero che nella vita occorre armarsi di tanta, tanta, ma tanta pazienza.
L’arte del buon uccidere è un libro che strappa più di una risata, perché l’allegro cinismo di Pallavicini è contagioso in un periodo duro come quello che stiamo attraversando.
Infine, attenzione: l’autore tiene a precisare che è a favore di una vita tollerante e pacifica in cui nessuno uccide nessuno. Tutt’al più, in presenza di conclamato rompiscatole, consiglia di leggere un libro umoristico come questo e di sfogare il nervosismo con una sana risata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “L’arte del buon uccidere” di Piersandro Pallavicini, un volume esilarante
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