Il bordo vertiginoso delle cose
- Autore: Gianrico Carofiglio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
“Finisci di leggere tutto il pezzo, con un’accuratezza stranita, scandendo mentalmente le parole, per evitare che qualche significato nascosto ti sfugga. Ma non ci sono significati nascosti, a parte quel nome e quel cognome.”
In una mattina di maggio a Firenze dove vive da quando era studente universitario, Enrico Vallesi mentre sfoglia distrattamente le pagine di un quotidiano seduto al tavolino del solito bar, intento a consumare la consueta colazione, rimane attirato dal titolo di un articolo: “Paura nel centro di Bari”. Una tentata rapina a un furgone portavalori è finita con l’arrivo dei carabinieri e il successivo conflitto a fuoco ha portato all’uccisione di uno dei rapinatori e all’arresto degli altri due. Il nome del rapinatore ucciso, che aveva cinquant’anni e che era pregiudicato per reati di terrorismo commessi negli anni Ottanta e per numerose rapine, riporta Enrico alla sua adolescenza, quando era un allievo del Liceo – Ginnasio Quinto Orazio Flacco. In quel periodo il giovane era un ragazzo timido e introverso, secondo figlio di un medico internista e di una professoressa di ragioneria negli istituti tecnici, che ambiva a diventare uno scrittore di talento.
“Da piccolo hai paura di tutto, diventi grande e smetti di avere paura. Così.”
L’unica cosa capace di appassionare questo “giovane ambizioso e ribelle” era copiare di nascosto, prima sulla Lexicon 80 della madre e poi sulla sua Olivetti Lettera 22 color verde militare, gli incipit dei romanzi più belli che si trovavano negli scaffali della libreria.
“Volevo solo cercare di vivere ciò che spontaneamente veniva da me. Perché fu tanto difficile?”
Collezionare frasi e “reinventare quelle parole, copiandole, fu per mesi il mio lavoro”. Poi nell’aula della Prima E del liceo erano accaduti due fatti straordinari. Era arrivato il nuovo alunno Salvatore Scarrone di 18 anni, professione ripetente a vita, impegnato politicamente ed era apparsa come per un miracolo la bella supplente di Filosofia Celeste Belforte, che aveva spalancato a Enrico un mondo nuovo quello dei sofisti. La giovane professoressa aveva insegnato a quel ragazzino che voleva fare lo scrittore che non solo “le storie sono un pezzo di mondo” ma anche che “le cose non sono ovvie come sembrano” e soprattutto che fare filosofia “cioè pensare significa imparare a fare e a farsi domande. Significa non avere paura delle idee nuove”.
Nei discorsi di Celeste
“c’erano una grazia vertiginosa e una capacità di evocazione delle intelligenze, dalle quali era impossibile non restare incantati”.
Ma per il giovane Enrico preda di una “irredimibile inadeguatezza” fondamentale sarebbe stato l’incontro con Salvatore che gli avrebbe fatto capire che non solo la scuola era una palestra di vita “... e così incominciò il mio allenamento e un pezzo della mia vita che non avrei più dimenticato”.
Trent’anni dopo
“... esci dal bar e ti sembra di non riconoscere i dintorni. Eppure quei dintorni sono casa tua da molti anni. Pensi che quella mattina non riuscirai a lavorare.”
Leggere quel nome sul quotidiano fa comprendere a Enrico Vallesi, scrittore in crisi, che è arrivato il momento di intraprendere quel viaggio rinviato troppo a lungo alla ricerca di un amore perduto e di un’amicizia infranta, perché tradita.
“... mentre l’Adriatico scorre alla tua sinistra, alle 20,18, puntuale, il treno entra nella stazione di Bari.”
Un viaggio a ritroso nel tempo che ha il sapore del rimpianto e che scuote la coscienza, questo è il tema dominante di un romanzo di uno degli autori italiani più stimati da critica e pubblico, il cui significato più profondo è da ricercarsi nel suo titolo che evoca un verso di una poesia di Robert Browning “a noi preme soltanto il bordo vertiginoso delle cose”.
Gianrico Carofiglio è sempre bravo nel raccontare quel lato oscuro, violento che è proprio del genere umano, perché ciascuno di noi è un equilibrista che cammina sul bordo vertiginoso delle cose.
“... e adesso è tardi per tutta questa vita che ti è passata accanto e che non sei stato capace di vivere perché volevi soltanto raccontarla, e non sei stato capace di fare neanche quello.”
- Leggi l’intervista a Gianrico Carofiglio sul libro.
Il bordo vertiginoso delle cose
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Enrico si avvicina ai cinquanta. Un’esistenza ordinaria la sua, fatta di abitudini rassicuranti e un’attività lavorativa che non prevede grossi sforzi. Dopo l’enorme successo riscosso dal suo unico libro, Enrico oggi si occupa unicamente di curare gli editing dei testi di improbabili, emergenti scrittori. Un’età strana i cinquanta. Un’età che sembra portare con sé il resoconto di quello che è stato, di ciò che si voleva, di quello che poteva essere, e di ciò che inesorabilmente è.
Fino a quella mattina di maggio Enrico era riuscito a tenersene fuori. Con uno scudo ben solido di vigliaccheria e finta indifferenza s’era ben guardato dall’affrontare questo tipo di considerazioni. Chiusa, sbarrata la porta delle amare consapevolezze. Paraocchi ben saldi e via a percorrere a testa bassa quella che si crede essere l’unica strada.
Quella mattina però qualcosa cambia ed Enrico può farci bene poco. Il destino, mosaico smisurato di casi fortuiti e beffardi, lo priva di colpo della sua corazza e lo costringe a fare i conti col suo passato.
Con un continuo ricorso al flashback, Carofiglio, ne “Il bordo vertiginoso delle cose” edito da Rizzoli nel 2013, ci conduce attraverso quella che è stata la vita di Enrico ripercorrendo in particolare gli anni, quelli del liceo, che l’hanno plasmato sino a delineare singolarmente le mille sfaccettature che oggi caratterizzano il suo carattere. Uno splendido viaggio a ritroso in cui si mescolano, sovrapponendosi, forti esperienze e delicati sentimenti che vanno dall’innocente, platonico amore per la sua docente di filosofia all’ inspiegabile attrazione per un coetaneo violento e ribelle. Sprofondato inesorabilmente nell’abisso dei ricordi, Enrico ripercorrerà i suoi anni in famiglia, e schiacciato dai rimpianti, getterà nuova luce sull’equilibrio precario sul quale poggiava il suo rapporto coi genitori e il fratello.
Un romanzo introspettivo e commovente che invita il lettore a interrogarsi circa i bordi vertiginosi della propria vita, ovvero le situazioni, le singole circostanze difronte alle quali la paura di cadere è stata più forte della voglia di volare: esperienze mancate dunque,sentimenti inespressi, bivi difronte ai quali si è preferito tornare indietro, rimorsi e rimpianti di un’intera esistenza.