Homo consumens
- Autore: Zygmunt Bauman
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Centro Studi Erickson
Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi
Sebbene l’aggettivo sia un poco fuori dagli schemi se riferito ad un saggio, azzardo a definire gustosa quest’opera: perché non si legge, si inghiotte. I libri di Bauman si fanno capire e tutti li possono applicare alla propria piccola quotidianità.
Leggendo quest’opera capiamo che se l’insoddisfazione è diventata parte di noi, non è un caso, invischiati come siamo nel bisogno di identità/appartenenza che ci porta ad anticipare mode ed acquisti. Ci accorgiamo di avere la memoria corta e che questo è necessario per mantenere in piedi la società dei consumi; ci accorgiamo anche che questo sistema, a dispetto delle promesse, deve mantenerci insoddisfatti per definizione, perchè se fossimo soddisfatti di ciò che abbiamo, scivoleremmo nella stagnazione economica, e la sola parola ci fa rabbrividire!
Non è forse vero che il PIL, la misura ufficiale delbenessere della nazione, si misura in base alla quantità di denaro che le persone si scambiano le une con le altre?
Illuminante il capitolo che spiega il passaggio dall’uomo politico all’homo consumens. Non siamo più una comunità incentrata sulla procrastinazione della soddisfazione dei desideri, ora l’obbligo di consumare ci viene propinato come libertà e la comunità è sostituita dallo sciame: effimero, senza gerarchie, che non segue ordini superiori, ma solo la fede nel numero.
In una situazione del genere i poveri sono consumatori difettosi, soggetti inutili responsabili della loro incapacità: la costruzione sociale del povero pone l’accento sul bisogno di controllarne gli aspetti pericolosi, non più sull’aspetto solidaristico o sulle sue potenzialità lavorative, con la conseguenza che la paura e la separazione aumentano ed alimentano se stesse.
Sembra una descrizione molto fosca della nostra società, eppure Bauman non abbandona mai le speranze: spingendoci a prendere coscienza delle nostre responsabilità, ci incita a rispondere affermativamente alla domanda che ha segnato la nascita dell’uomo come essere morale: "Sono forse io il custode di mio fratello?".
Homo consumens: Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi
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