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Storia della letteratura

La brevità del tempo, da Seneca a Bauman

Quando abbiamo un cattivo rapporto con il tempo, non ci basta mai, eppure il tempo vuoto ci fa paura. Alcune riflessioni su questo cortocircuito logico affrontato da Bauman, ma già anticipato da Seneca nel suo De brevitate vitae.

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 23-12-2021
La brevità del tempo, da Seneca a Bauman

L’attualità di Seneca è indiscussa, specialmente quando affronta il tema del tempo, da un punto di vista che definirei soggettivamente pratico, perché la sua riflessione verte, con una modernità sorprendente, sia sull’uso, sia sulla percezione o dispercezione che l’uomo ha del suo tempo.

Mi sento di affermare, senza forzature, che il pensatore nato a Cordova anticipi alcune riflessioni a riguardo formulate da Zygmunt Bauman, sociologo, filosofo, accademico polacco recentemente scomparso.

Occorre andare per gradi cominciando da Seneca e dal suo De brevitate vitae.

De brevitate vitae: il trattato sulla brevità della vita di Seneca

Uno dei passi più attuali e fruibili è La galleria degli occupati, contenuto nel trattatello De brevitate vitae (La brevità della vita).

In questo opuscolo, databile intorno al 49 d.C., con un’esposizione brillante Seneca scopre la misura interiore del tempo che avrà grande fortuna in seguito.

L’argomentazione possiede la chiarezza e la linearità dell’intelligenza.
La maggior parte degli uomini si lamenta della brevità della vita, ma Seneca ribatte che non è la nostra vita ad essere breve, ma siamo noi a sprecare il tempo in attività inutili, facendone un cattivo uso. Inutili perché non hanno nessuna utilità per l’uomo, che deve dedicarsi al proprio perfezionamento morale, applicandosi alla filosofia. In questo modo Seneca rovescia il luogo comune della brevità della vita.

Qualche puntiglioso potrebbe obiettare che nell’antica Roma la vita media si attesta sui 40 anni, rapportati agli 82,4 nell’Italia di oggi. È vero, ma il luogo comune della brevità della vita resiste, testimoniato dall’ostinazione della ricerca scientifica per allungarci l’esistenza.

Quali sono le futili attività contenute nel passo La galleria degli occupati? Rimarrete sorpresi da questo elenco redatto quasi 2000 anni fa:

  • i clienti affaccendati nel foro
  • quelli che scelgono di stare a casa in solitudine occupati a non far nulla, da loro stessi infastiditi che potremo chiamare gli annoiati cronici
  • i collezionisti intenti a mettere in ordine in modo maniacale i loro trofei per la gioia di rari ospiti
  • chi frequenta la palestra assiduamente praticando sport diversi
  • i fanatici dell’aspetto fisico, in particolare della chioma che, travolti dal perfezionismo estetico, trascorrono ore e ore dal barbiere.
  • tutta la categoria di musici, cantanti e compositori
  • tutti coloro che sono impegnati a diverso titolo nella ristorazione e nel catering
  • quelli che sono impegnati a far visita a chi riceve con regolarità
  • i fanatici del gioco
  • quelli che hanno bisogno di terzi per svolgere attività elementari, come l’igiene personale e l’alimentazione
  • chi si lambicca il cervello in studi letterari, come la questione omerica.

Concordo in pieno. E che dire, continua Seneca, di chi si dedica "a far rosolare il corpo al sole"?

Il rapporto con il passato, secondo Seneca

Un altro passo dell’opuscolo De brevitate vitae, ancora più illuminante, riguarda il rapporto con il passato. Solo il saggio fa una riflessione sul passato imposta dall’esame di coscienza che il processo di autoeducazione comporta. Gli occupati no, perché affaccendati in attività inutili non vogliono o non possono acquisire la consapevolezza di non aver concluso nulla.

Come occupiamo il tempo? Il pensiero di Bauman

In chiusura due parole su Bauman, che in numerosi saggi sottolinea il modo contraddittorio in cui oggi viviamo il tempo.
Da un lato, infatti, pensiamo che il tempo sia insufficiente per le nostre necessità e il risultato psicologico è credere di non avere abbastanza tempo a disposizione.
Dall’altro, però, il tempo vuoto ci fa paura e il risultato psicologico è trovare a tutti i costi un modo per riempire il tempo.

Dunque anche per noi la vita è troppo breve e anche noi, forse troppo spesso, occupiamo male il tempo vuoto.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La brevità del tempo, da Seneca a Bauman

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