Le sorgenti del male
- Autore: Zygmunt Bauman
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Casa editrice: Centro Studi Erickson
- Anno di pubblicazione: 2013
Nonostante la snellezza del volumetto, questo saggio è densissimo, sia nel senso temporale, perchè spazia dalla rivoluzione francese, all’olocausto, alle violenze di Abu Ghraib, che nel senso interpersonale: il male, come affermava già la Arendt, non è predominio assoluto di pochi e ben individuabili "mostri". Magari fosse così!
Tutti noi (o quasi) siamo potenziali torturatori. La probabilità che in una certa fascia di popolazione la maggioranza delle persone inizi ad eseguire ordini senza porsi domande morali rispecchia l’andamento di una curva gaussiana: questo significa che ci saranno pochi estremisti che andranno oltre gli ordini o che si rifiuteranno di obbedire, mentre tutti gli altri, semplicemente, si adegueranno.
L’imperativo categorico di Kant, purtroppo, sul terreno della compassione fallisce, perché si affida alla ragione, e la ragione è solo una fabbrica di potenza.
Ma allora da dove viene il male?
Bauman spinge la sua analisi alla società liquida, dove la capacità tecnologica è così elevata che ormai ha superato di gran lunga l’immaginazione emotiva e morale. I tasti e gli schermi si frappongono fra persona e persona e ciò vale sia nel grande (una bomba atomica azionata da un bottone) che nel quotidiano piccolo (social media, SMS); questi intermediari interpersonali favoriscono la desensibilizzazione generalizzata. A ciò si aggiunga che le atrocità si autoriproducono:
Hiroshima fu un trauma dagli echi assordamente alti e apparentemente inestinguibili. Ma solo tre giorni più tardi, Nagasaki fu a malapena un trauma, che produsse pochi echi.
E’ una rappresentazione piuttosto fosca, anche se Bauman non nega la possibilità di estrapolare qualche antidoto dalle ambiguità della modernità liquida.
Una conversazione con Bauman oltre gli stereotipi di bene e male.
- Centro Studi Erickson, 2013
Le sorgenti del male
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