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Recensioni di libri

Grande seno, fianchi larghi di Mo Yan

Un libro, censurato in Cina, che narra la storia di una famiglia e attraverso questa tutte le fasi storiche dello stato più popoloso del mondo: l’invasione giapponese, la rivoluzione e il “capitalismo di stato”.

Rosa Aimoni
Rosa Aimoni Pubblicato il 24-06-2014

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Grande seno, fianchi larghi

Grande seno, fianchi larghi

  • Autore: Mo Yan
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2006

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Mo Yan, uno dei più grandi narratori cinesi contemporanei, vincitore del Premio Nobel nel 2012, è uno scrittore di indubbio talento.

La posizione “morbida” assunta da Mo Yan nei riguardi della Cina comunista ha fatto sollevare alcune proteste in merito all’assegnazione del Nobel a questo scrittore; ma, più che la sua visione ideologica, bisogna considerare il suo immenso (e questo termine non mi sembra esagerato) talento letterario.
Non sono nemmeno convinta che Mo Yan possa essere etichettato come “scrittore non dissidente”; infatti, il pensiero dei veri intellettuali è sempre molto sfaccettato, e le banali contrapposizioni dicotomiche, che vanno bene solo per la massa, non posso essere loro applicate.

Il romanzo “Grande seno, fianchi larghi” è stato censurato in Cina, per via, come dice la quarta di coperta “dell’esplicita crudezza delle testimonianze”.

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Il testo narra la storia di una famiglia, gli Shangguan, che vive tutte le fasi storiche della Cina: l’invasione giapponese, la rivoluzione e il “capitalismo di stato”.
Le vicende personali della famiglia si intrecciano, quindi, con quelle storiche.

Mo Yan, figlio di contadini, descrive perfettamente la Cina feudale, la miseria degli abitanti, la dura lotta per sopravvivenza, senza fare sconti al lettore, senza concedere nulla al bieco sentimentalismo, senza giudicare, ma solo raccontando con un realismo e una capacità di analisi che solo un grandissimo scrittore può riuscire a fare.

La rappresentazione storica che l’autore fa della vita della famiglia Shangguan è relativa alla Cina ma è valida in ogni tempo, perché la lotta per la vita è un aspetto universale.
Il romanzo di Mo Yan si può quindi definire storico, perché descrive un determinato periodo temporale, ma anche metastorico, perché riguarda l’essere umano nel suo complesso, la sua vita, il suo sviluppo, la feroce lotta con l’ambiente e, infine, l’adattamento.
Le scene descritte sono davvero crude, ma molto realistiche: questo è l’essere umano quando tenta di sopravvivere, e il benessere contemporaneo è solo un’illusione, una mancata consapevolezza delle forze oscure del mondo che ci governano.

Il protagonista, Shangguan Yintong, è il maschio tanto atteso dalla famiglia Shangguan, la cui giovane sposa partorisce da tempo solo femmine.
Yintong nasce e viene subito privilegiato rispetto alle sorelle; ma le preferenze materne, o forse la sua capacità di riflessione, lo rendono inidoneo ad essere un predatore di risorse, cioè un “maschio in senso tradizionale”.
Tutto questo provoca in Yintong una strana perversione, un attaccamento degenerato verso i seni femminili, che per lui diventano oggetto di piacere e di angoscia, insomma il suo mondo.
Pur essendo totalmente incapace di fare affari, come invece fanno le femmine della famiglia, che nella fase dello sviluppo capitalistico accaparrano carche politiche e accumulano, anche attraverso la corruzione, ingenti quantità di denaro, Yintong vive per un periodo da imprenditore, gestendo una fabbrica di reggiseni, la Unicorno, azienda che poi si farà rubare dalla moglie.

Non mancano, in questo romanzo, descrizioni della vita dei contadini cinesi, una vita immersa nella natura; la loro visione è una visione animistica del mondo, per la quale l’uomo fa parte della natura e può assumerne i tratti, come capita anche ad una delle sorelle, che si trasforma nello “spirito uccello” adorato da tutti.
Questa sorella un giorno, credendo di poter volare, perde la vita:

"Era una visionaria, immaginava di essere un uccello, ma non lo era..."

Lo stile è privo di fronzoli, schietto, semplice e diretto, come quando il libro descrive la madre che ruba i cereali da un’azienda per la quale lavora. La donna ingerisce il cibo per non farsi scoprire e, quando torna a casa, si ficca le dita in gola per vomitarlo e darlo da mangiare ai suoi figli, che gradiscono quell’impasto fatto con i cereali e la saliva della madre.

Nonostante le immense difficoltà, tutti sopravvivono; alcuni come Yintong, un inetto al di fuori della realtà, altri come le sorelle, che si trasformano in abili predatrici.

I protagonisti vivono fino alla fine, con le loro caratteristiche e i loro tormenti, fino a quando il tempo non porge loro un termine, consegnandoli definitivamente alla memoria.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Grande seno, fianchi larghi

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