Alla fine ha vinto Mo Yan, pseudonimo di Guan Moye, uno scrittore cinese che nel suo nome fittizio esprime gran parte della sua identità: "Mo Yan", infatti, significa "Colui che non vuole parlare". Schietto e riservato nella vita, forse, ma nella letteratura no. Il Premio Nobel per la Letteratura 2012 è andato a lui: uno scrittore cinese non dissidente e accusato più volte di piegarsi al governo. Una scelta strana per l’Accademia Reale Svedese, che ha subito suscitato forti perplessità in Cina (autorità a parte, che si sono congratulate) e reazioni tiepide nel mondo.
Niente da fare per Alice Munro, Philip Roth, Don DeLillo e Umberto Eco. Alla fine l’ha spuntata questo scrittore classe 1955, che ha vissuto un’infanzia ricca di privazioni, solitudine e fatica, alle quali sfuggiva grazie al potere esorcizzante della fantasia.
L’autore di "Sorgo rosso", la sua opera più famosa da cui è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou nel 1988, è stato premiato
“per il suo realismo allucinatorio, che mescola racconti popolari, storia e contemporaneità”
Una motivazione secca e stringata, quella dell’Accademia, ma che riflette lucidamente la poetica di questo autore, mai banale, sempre assolutamente lucido. Un osservatore della società contemporanea di cui non lesina critiche, attacchi e accuse indirette o meno, uno studioso sapiente delle radici tradizionali, un esponente di una cultura che è necessario difendere a tutti i costi. Non un dissidente, certo, e molti già ipotizzano che dietro al premio ci sia una manovra diplomatica da parte della Svezia nei confronti del governo cinese, ma quel che è certo è che il Nobel non è un premio solo per rivoluzionari. L’onorificenza va a chi sa guardare il mondo e trasporlo in parole, descrivendolo alle masse e comunicando un messaggio.
Un autore contraddittorio Mo Yan, per certi versi anche controverso, ma assolutamente straordinario, devoto alla vocazione letteraria sin da quando si arruolò nell’Esercito di Liberazione Popolare.
Tra i suoi romanzi più importanti vanno annoverati anche il colossale "Grande seno, fianchi larghi", in cui riversa tutta la sua libidine letteraria nel descrivere la società cinese dagli anni Trenta a oggi, e "Supplizio del legno di sandalo". Inedita ancora in Italia, ma è probabile che presto uscirà la sua più grande fatica letteraria durata 10 anni di lavoro , "Rane", dove la protagonista è una dottoressa che aiuta a far nascere i figli delle donne e a evitare gli aborti, fino a quando non entra in vigore la legge del figlio unico. Un romanzo coraggioso e critico nei confronti del sistema politico. Una critica lucida e nemmeno troppo velata, che si tinge di tutti quegli ingredienti che fanno grande la letteratura.
Il Nobel per la Letteratura 2012 è andato un po’ a sorpresa a Mo Yan. Non sappiamo dire se meritatamente, in confronto agli altri autori in lizza, oppure no. Preferiamo considerarlo un premio degno di chi, seppur non vuole parlare, riesce a descriverci il mondo attraverso un fiume intenso di parole ed emozioni.
Gli altri libri di Mo Yan editi in Italia
- L’uomo che allevava i gatti e altri racconti (Einaudi);
- Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (Einaudi);
- Cambiamenti (Nottetempo).
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