Gli Zingari e il Rinascimento
- Autore: Antonio Tabucchi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
“Firenze è una città volgare.” Il libro "Gli Zingari e il Rinascimento" è uscito per Feltrinelli nel 1999. Quasi introvabile è stato ora proposto in una nuova veste da Edizioni Piagge. È una sorta di meta-reportage, se fosse un termine consentito, dove Antonio Tabucchi affronta il tema di Rom e Zingari che abitano a Firenze. La città è assunta come esempio emblematico, perché si tratta di un problema generalizzato.
Più che ’reportage’ questo testo avrebbe dovuto chiamarsi reportage di un reportage. Esso nasce infatti da un diario che ho tenuto accompagnando una persona che teneva un diario su ciò che era venuta a vedere a Firenze...
Un’amica antropologa aveva bisogno di intraprendere uno studio su queste comunità e così Tabucchi si è prestato per aiutarla e guidarla in un territorio a lui ampiamente conosciuto. Ne viene fuori una quantità di materiale che l’antropologa utilizzerà per i propri studi, ma anche molti appunti che lui sceglierà di pubblicare su una importante rivista.
Il viaggio che ho fatto con te tra Zingari e Rinascimento mi ha invece ispirato una sorta di reportage che ho da poco finito di scrivere e che sarà pubblicato dall’edizione tedesca di “Lettre International.”
Il titolo della prefazione “Antonio Tabucchi contro l’eclisse dell’impegno intellettuale” curata da Salvatore Settis suggerisce una delle ragioni per cui siamo arrivati al punto di tollerare senza troppi sensi di colpa le “spaventose condizioni nelle quali versano i cosiddetti ’accolti’ in questa curiosa città”. Sono gli stessi paesaggi culturali per i quali Alessando Santoro, “prete della Comunità di Piagge”, scrive:
“abbiamo toccato con mano e condiviso indignazione per la disumana condizione di questa famiglia e del popolo rom tutto, per la sciatteria e il perbenismo di Firenze e del nostro bel paese, per la mancanza assoluta di ascolto e di lungimiranza politica delle nostre istituzioni.”
Il raccordo con il Rinascimento, di cui Firenze è stata protagonista principale, passa attraverso un ragionamento intellettualmente interessante; tale ragionamento parte da una sorta di ridimensionamento della luminosità da sempre attribuita alla Signoria dei Medici e arriva a condizionamenti e modi di vivere secolarizzati, fino ad approdare ai drammi a noi vicini, come quel “gruppetto di zingari costretti a vivere come animali appena fuori dal centro.”
È un libro di accusa, senza parole dette a mezza voce, dove ci sono tutti i pregi dello scrittore il quale parla di cose che vede e di parole che ascolta.
Il tutto senza la pretesa di voler usare gli strumenti degli antropologi, dei sociologi o dei filosofi, ma solo cercando di coniugare la cifra della scrittura che contraddistingue ogni singolo scrittore con la relativa obiettività che richiede il reportage.
Qui realtà e finzione non si incontrano: la forza narrativa, nella semplicità quasi spietata con cui si disegna una realtà sotto gli occhi di tutti, ma somigliante ad un grumo di polvere nascosto sotto un bel tappeto, diventa una denuncia efficace, anche quando l’autore trova il modo per dire, parafrasando Hannah Arendt “La grande forza del razzismo è la sua banalità.”
In coda al reportage, alcuni scritti inediti sul tema degli zingari: da segnalare il racconto immaginario sulla morte di Federico Garcia Lorca, che da solo varrebbe l’intero libro. Antonio Tabucchi non era una persona che parlava a caso. Un libro fastidioso, scomodo, agile, facile da leggere.
Gli zingari e il Rinascimento. Vivere da rom a Firenze
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